Regeni, sfregio a Ferragosto l’ambasciatore va al Cairo
UNO-DUE La Procura di Roma afferma di aver ricevuto materiale soddisfacente, la Farnesina annuncia il ritorno del diplomatico
Pagare moneta, vedere cammello. Mai detto fu più azzeccato, visto che siamo nel Paese dei Faraoni e dei cammelli appunto, per spiegare la decisione presa ieri dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano: rispedire il nostro ambasciatore nella sede diplomatica del Cairo.
A giorni, Giampaolo Cantini salirà a bordo di un volo diretto in Egitto dove lo attende il resto del personale dell’ambasciata per svolgere un ruolo che, per 15 mesi, ha ricoperto fuori sede.
LA MONETA, IN QUESTO CASO, sarebbero gli sviluppi e la presunta collaborazione fornita dalle autorità egiziane sul caso di Giulio Regeni, torturato e trovato morto alla periferia del Cairo il 3 febbraio del 2016. Nuovi e decisivi atti d’indagine. Resta contraria, la posizione della famiglia Regeni che “esprime la sua indignazione per le modalità, la tempistica e il contenuto” della decisione del governo di rimandare l’ambasciatore al Cairo. “È una resa incondizionata”.
A oggi, dopo 18 mesi, non c’è stata alcuna vera svolta. Solo quando avremo la verità l’ambasciatore potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità”.
Alfano, evidentemente, ha ritenuto che gli sforzi fatti dalle autorità egiziane, in particolare dal capo della procura, Nabil Sadek, fossero sufficienti per assumere una decisione che farà comunque discutere: “Alla luce degli sviluppi registrati nel settore della cooperazione tra gli organi inquirenti di Italia ed Egitto sull’omicidio di Giulio Regeni, il governo ha deciso di inviare l’Ambasciatore Giampaolo Cantini nella capitale egiziana – ha affermato il ministro degli Esteri –. Nessuna intenzione di girare pagina sull'o- micidio. L’impegno del nostro governo rimane quello di fare chiarezza sulla tragica scomparsa di Giulio, inviando al Cairo un autorevole interlocutore che avrà il compito di contribuire al rafforzamento della cooperazione giudiziaria e di ricerca della verità”.
“Siamo indignati”
La famiglia: per “modalità, tempistica e contenuto è una resa incondizionata”
GLI ULTIMI RISULTATI della collaborazione tra procure sono positivi e riguardano, nel particolare, il recupero del video della metropolitana, scomparso e che adesso invece potrebbe essere messo a disposizione di Giuseppe Pignatone. “Come già anticipato dal procuratore egiziano Sadek – si legge in una nota diffusa dalla Procura di Roma – è stata effettivamente affidata a una società esterna l’attività di recupero dei video della metropolitana, attività che inizierà nel mese di settembre. La Procura di Roma è stata invitata”.
Un provvedimento preso sulla fiducia, visto che, al netto degli ultimi sviluppi sull’i nd a g in e della morte del giovane ricercatore friulano, l’inchiesta non ha ancora ufficialmente fornito nomi e volti a mandanti ed esecu- tori dell'ignobile crimine. È vero, altresì, che rispetto all’8 aprile 2016 – quando il governo Renzi decise di ritirare l’allora ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari – di strada sulle indagini ne è stata fatta parecchia. Sembrano lontani i tempi in cui sembrava di sbattere contro un muro di gomma, con i vertici istituzio- nali, al-Sisi compreso, impegnati a creare una serie di assurde spiegazioni dietro la morte di Giulio. Dal banale incidente stradale alla pista omosessuale, fino all'accusa di una rapina finita male da parte di cinque innocenti, giustiziati dai servizi segreti militari.