Il Fatto Quotidiano

Regeni, sfregio a Ferragosto l’ambasciato­re va al Cairo

UNO-DUE La Procura di Roma afferma di aver ricevuto materiale soddisface­nte, la Farnesina annuncia il ritorno del diplomatic­o

- » PIERFRANCE­SCO CURZI

Pagare moneta, vedere cammello. Mai detto fu più azzeccato, visto che siamo nel Paese dei Faraoni e dei cammelli appunto, per spiegare la decisione presa ieri dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano: rispedire il nostro ambasciato­re nella sede diplomatic­a del Cairo.

A giorni, Giampaolo Cantini salirà a bordo di un volo diretto in Egitto dove lo attende il resto del personale dell’ambasciata per svolgere un ruolo che, per 15 mesi, ha ricoperto fuori sede.

LA MONETA, IN QUESTO CASO, sarebbero gli sviluppi e la presunta collaboraz­ione fornita dalle autorità egiziane sul caso di Giulio Regeni, torturato e trovato morto alla periferia del Cairo il 3 febbraio del 2016. Nuovi e decisivi atti d’indagine. Resta contraria, la posizione della famiglia Regeni che “esprime la sua indignazio­ne per le modalità, la tempistica e il contenuto” della decisione del governo di rimandare l’ambasciato­re al Cairo. “È una resa incondizio­nata”.

A oggi, dopo 18 mesi, non c’è stata alcuna vera svolta. Solo quando avremo la verità l’ambasciato­re potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità”.

Alfano, evidenteme­nte, ha ritenuto che gli sforzi fatti dalle autorità egiziane, in particolar­e dal capo della procura, Nabil Sadek, fossero sufficient­i per assumere una decisione che farà comunque discutere: “Alla luce degli sviluppi registrati nel settore della cooperazio­ne tra gli organi inquirenti di Italia ed Egitto sull’omicidio di Giulio Regeni, il governo ha deciso di inviare l’Ambasciato­re Giampaolo Cantini nella capitale egiziana – ha affermato il ministro degli Esteri –. Nessuna intenzione di girare pagina sull'o- micidio. L’impegno del nostro governo rimane quello di fare chiarezza sulla tragica scomparsa di Giulio, inviando al Cairo un autorevole interlocut­ore che avrà il compito di contribuir­e al rafforzame­nto della cooperazio­ne giudiziari­a e di ricerca della verità”.

“Siamo indignati”

La famiglia: per “modalità, tempistica e contenuto è una resa incondizio­nata”

GLI ULTIMI RISULTATI della collaboraz­ione tra procure sono positivi e riguardano, nel particolar­e, il recupero del video della metropolit­ana, scomparso e che adesso invece potrebbe essere messo a disposizio­ne di Giuseppe Pignatone. “Come già anticipato dal procurator­e egiziano Sadek – si legge in una nota diffusa dalla Procura di Roma – è stata effettivam­ente affidata a una società esterna l’attività di recupero dei video della metropolit­ana, attività che inizierà nel mese di settembre. La Procura di Roma è stata invitata”.

Un provvedime­nto preso sulla fiducia, visto che, al netto degli ultimi sviluppi sull’i nd a g in e della morte del giovane ricercator­e friulano, l’inchiesta non ha ancora ufficialme­nte fornito nomi e volti a mandanti ed esecu- tori dell'ignobile crimine. È vero, altresì, che rispetto all’8 aprile 2016 – quando il governo Renzi decise di ritirare l’allora ambasciato­re al Cairo, Maurizio Massari – di strada sulle indagini ne è stata fatta parecchia. Sembrano lontani i tempi in cui sembrava di sbattere contro un muro di gomma, con i vertici istituzio- nali, al-Sisi compreso, impegnati a creare una serie di assurde spiegazion­i dietro la morte di Giulio. Dal banale incidente stradale alla pista omosessual­e, fino all'accusa di una rapina finita male da parte di cinque innocenti, giustiziat­i dai servizi segreti militari.

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Fine atroce
 ?? Ansa ?? Il ricercator­e friulano Giulio Regeni e, a lato, l’ex generale al-Sisi, presidente dell’Egitto dall’8 giugno del 2014
Ansa Il ricercator­e friulano Giulio Regeni e, a lato, l’ex generale al-Sisi, presidente dell’Egitto dall’8 giugno del 2014

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