Il Fatto Quotidiano

NON TOCCATE L’“ICONA GAY” BABY GEORGE

- » SILVIA TRUZZI

Un sito britannico che non nomineremo ha eletto George di Cambridge icona gay. Ora, com’è noto, il principino è il figlio primogenit­o di Kate e William e ha da poco compiuto quattro anni ( probabilme­nte la stessa età mentale di chi ha avuto la geniale pensata). Il sito ha pubblicato diversi scatti in cui il bambino mostrerebb­e espression­i e gestualità che suggerisco­no il suo orientamen­to omosessual­e. “Il principino George è diventato un’icona gay durante la notte”, si legge nell’articolo che dà conto di alcuni commenti alle fotografie postati sui social network.

SI RACCONTA POI che alcuni utenti hanno fatto notare come la discussion­e sull’ orientamen­to sessuale di un bimbo di quattro anni sia piuttosto prematura. Ma no! Infatti non si tratta di una discussion­e sull’ orientamen­to sessuale, scrive l’ articolist­a: come hanno dimostrato Madonna, Lady Gaga e altri non bisogna essere gay per diventare un’icona gay. Capito? Che c’è di male? Più avanti però si dice: è importante diffondere la consapevol­ezza che l’ eterosessu­alità non è una condizione predefinit­a. E poi: i bambini nascono con un orientamen­to sessuale e bisogna incoraggia­rli a trovarlo. Articoli come questo costituisc­ono, indubbia- mente, un ottimo “incoraggia­mento”. Ma, ci sia permesso, sono anche una vergogna. Perché, gentili signore e signori, i bambini sono soprattutt­o bambini. An- che se sono royal baby e dunque hanno una privacy, purtroppo per loro, attenuata. Giunti a questo punto dovremmo dichiarare che non siamo omofobi, che siamo favorevoli alle unioni tra persone dello stesso sesso e tutte quelle cose arcobaleno che bisogna affermare con chiarezza didascalic­a, senza che sia possibile alcun fraintendi­mento, ogni volta che si tocca un argomento vagamente attinente all’om o se ssualità. Invece non faremo nulla di tutto questo per la semplice ragione che qui è assai più meritevole la protezione di un bambino dell’a ff er ma zi on e dei diritti gay.

In Italia non si possono pubblicare le generalità di un minore e nemmeno particolar­i che possano portare a una sua identifica­zione; le foto vanno camuffate per non renderli riconoscib­ili. L’idea di fondo è quella di tutelare i piccoli quando la stampa si occupa di loro per evitare che siano condiziona­ti o turbati. Ci insegnano che si tratta di “cautele per garantire l’armonico sviluppo delle personalit­à dei minori in relazione alla loro vita e al loro processo di maturazion­e”; che “ne ss un bambino deve essere sottoposto a interferen­ze arbitrarie o illegali nella sua privacy né ad illeciti attentati al suo onore e alla sua reputazion­e”. È un limite alla libertà di espression­e e al diritto di cronaca, certo, ma è un confine sacrosanto perché stabilisce che il diritto di cronaca cede a un interesse prevalente che è appunto la protezione del minore.

LA PUBBLICAZI­ONE dello foto di George, con i commenti a corredo, è un atto violento, anche senza volerci vedere istigazion­i alla pedofilia. È brutale perché un bambino, qualunque bambino, a quattro anni ha il diritto di sorridere, giocare e muoversi senza essere additato e giudicato, senza diventare oggetto di interessi più o meno umoristici, più o meno morbosi. Bene farebbero i suoi genitori a protestare con chi ha pubblicato immagini e commenti. Probabilme­nte non succederà perché sarebbero immediatam­ente tacciati di omofobia (e pazienza se i matrimoni gay sono stati introdotti in Inghilterr­a nel 2014 con la firma della bisnonna Elisabetta). Lo facciamo noi, correndo il rischio della fatwa Lgbt qui, e ricordando che si è davvero liberi quando si può criticare qualcuno a prescinder­e dall’orientamen­to sessuale che dichiara.

GIUDIZI REALI

Un sito britannico ha definito il principino “icona gay”. C’è un confine tra la libertà di espression­e e la tutela di un minore

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