NON TOCCATE L’“ICONA GAY” BABY GEORGE
Un sito britannico che non nomineremo ha eletto George di Cambridge icona gay. Ora, com’è noto, il principino è il figlio primogenito di Kate e William e ha da poco compiuto quattro anni ( probabilmente la stessa età mentale di chi ha avuto la geniale pensata). Il sito ha pubblicato diversi scatti in cui il bambino mostrerebbe espressioni e gestualità che suggeriscono il suo orientamento omosessuale. “Il principino George è diventato un’icona gay durante la notte”, si legge nell’articolo che dà conto di alcuni commenti alle fotografie postati sui social network.
SI RACCONTA POI che alcuni utenti hanno fatto notare come la discussione sull’ orientamento sessuale di un bimbo di quattro anni sia piuttosto prematura. Ma no! Infatti non si tratta di una discussione sull’ orientamento sessuale, scrive l’ articolista: come hanno dimostrato Madonna, Lady Gaga e altri non bisogna essere gay per diventare un’icona gay. Capito? Che c’è di male? Più avanti però si dice: è importante diffondere la consapevolezza che l’ eterosessualità non è una condizione predefinita. E poi: i bambini nascono con un orientamento sessuale e bisogna incoraggiarli a trovarlo. Articoli come questo costituiscono, indubbia- mente, un ottimo “incoraggiamento”. Ma, ci sia permesso, sono anche una vergogna. Perché, gentili signore e signori, i bambini sono soprattutto bambini. An- che se sono royal baby e dunque hanno una privacy, purtroppo per loro, attenuata. Giunti a questo punto dovremmo dichiarare che non siamo omofobi, che siamo favorevoli alle unioni tra persone dello stesso sesso e tutte quelle cose arcobaleno che bisogna affermare con chiarezza didascalica, senza che sia possibile alcun fraintendimento, ogni volta che si tocca un argomento vagamente attinente all’om o se ssualità. Invece non faremo nulla di tutto questo per la semplice ragione che qui è assai più meritevole la protezione di un bambino dell’a ff er ma zi on e dei diritti gay.
In Italia non si possono pubblicare le generalità di un minore e nemmeno particolari che possano portare a una sua identificazione; le foto vanno camuffate per non renderli riconoscibili. L’idea di fondo è quella di tutelare i piccoli quando la stampa si occupa di loro per evitare che siano condizionati o turbati. Ci insegnano che si tratta di “cautele per garantire l’armonico sviluppo delle personalità dei minori in relazione alla loro vita e al loro processo di maturazione”; che “ne ss un bambino deve essere sottoposto a interferenze arbitrarie o illegali nella sua privacy né ad illeciti attentati al suo onore e alla sua reputazione”. È un limite alla libertà di espressione e al diritto di cronaca, certo, ma è un confine sacrosanto perché stabilisce che il diritto di cronaca cede a un interesse prevalente che è appunto la protezione del minore.
LA PUBBLICAZIONE dello foto di George, con i commenti a corredo, è un atto violento, anche senza volerci vedere istigazioni alla pedofilia. È brutale perché un bambino, qualunque bambino, a quattro anni ha il diritto di sorridere, giocare e muoversi senza essere additato e giudicato, senza diventare oggetto di interessi più o meno umoristici, più o meno morbosi. Bene farebbero i suoi genitori a protestare con chi ha pubblicato immagini e commenti. Probabilmente non succederà perché sarebbero immediatamente tacciati di omofobia (e pazienza se i matrimoni gay sono stati introdotti in Inghilterra nel 2014 con la firma della bisnonna Elisabetta). Lo facciamo noi, correndo il rischio della fatwa Lgbt qui, e ricordando che si è davvero liberi quando si può criticare qualcuno a prescindere dall’orientamento sessuale che dichiara.
GIUDIZI REALI
Un sito britannico ha definito il principino “icona gay”. C’è un confine tra la libertà di espressione e la tutela di un minore