“Ne parliamo a settembre” Boldrini-M5S: “No, adesso”
Omicidio del ricercatore italiano, l’informativa del governo a dopo le vacanze
Ancora nessuna risposta sul caso Regeni. Dopo la decisione della Farnesina di far tornare l’ambasciatore italiano al Cairo e le rivelazioni dell’inchiesta del New York Times – l’Amministrazione Obama aveva informato subito il governo Renzi sulle responsabilità del regime di Al-Sisi nell’omicidio del giovane triestino – le richieste di chiarimento ai vertici dell’esecutivo (di allora e di oggi) restano inevase. L’unica dichiarazione ufficiale resta quella di Palazzo Chigi nella nota diramata la sera di Ferragosto: “Nei contatti tra Amministrazione Usa e governo italiano avvenuti nei mesi successivi all’omicidio di Regeni non furono mai trasmessi elementi di fatto”.
ANCHEin Parlamento, la maggioranza fa melina. I presidenti delle commissioni Esteri di Camera e Senato – i centristi Fabrizio Cicchitto e Pier Ferdinando Casini – hanno annunciato in una nota con- giunta che l’informativa del governo sul caso Regeni sarà messa in calendario il 4 settembre, alla riapertura delle Camere. Una decisione contestata dalle opposizioni, M5S e sinistra. E a sorpresa anche dalla presidente di Montecitorio, Laura Boldrini. Dopo un’intera legislatura di polemiche e contestazioni (l’ultimo episodio in occasione della discussione della legge sui vitalizi, culminata con l’espulsione del grillino Di Battista) la presidente della Camera e i 5Stelle si sono trovati, con toni diversi, a sostenere la stessa richiesta: il governo su Regeni deve riferire il prima possibile. “È essenziale – ha detto Boldrini – che il Parlamento italiano continui a tenere alta l’attenzione sulla tragica fine di Giulio Regeni. Non solo la sua famiglia, ma un Paese intero ha il diritto di sapere che la ricerca della verità sull’uccisione di un giovane cittadino italiano rimarrà imperativo fondamentale per le nostre istituzioni e non sarà piegata a nessun’altra ragione. Per questo ho chiesto al presidente della commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto, che l’informativa del governo, richiesta da diversi gruppi, possa tenersi quanto prima”.
In attesa della controreplica del deputato alfaniano – che abbiamo provato a contattare senza ottenere risposta – i parlamentari di maggioranza intervenuti sul tema si sono limitati a sminuire il contenuto dell’inchiesta del Nyt ea sottolineare, come il renziano Nicola Latorre, il sospetto tempismo con cui è stato pubblicato l’articolo.
Luigi Manconi, il senatore del Pd che è rimasto più vicino alla famiglia Regeni (intervistato anche nell’inchiesta del New York Times), è di un’altra idea: “Solo chi ha una concezione angustamente provin- ciale, arci italiana, può pensare che ci sia una relazione temporale tra il ritorno del nostro ambasciatore in Egitto e la pubblicazione dell’articolo”.
IL PROBLEMA, sostiene Manconi, è un altro: “Quella di Giulio Regeni è una vicenda politica. Cosa è stato fatto per affiancare la procura di Roma nella ricerca della verità? Poco, quasi nulla. Eventuali acquisizioni sulla dinamica dell’assassinio non le si ottie- ne attraverso l’attività di intelligence dei servizi italiani, sempre ardua e dai risultati incerti, ma attraverso una forte iniziativa politico diplomatica. E, invece, da parte del governo italiano c’è stata una debolezza che si è trasformata in inerzia. Era stata adottata una sola misura efficace: il richiamo dell’ambasciatore. Non è stato fatto altro. Ora, con la riapertura dell’ambasciata al Cairo, l’Italia rinuncia dichiaratamente a qualunque forma di iniziativa incisiva, a qualunque pressione sul regime”. A questo, secondo Manconi, si aggiunge lo sgarbo nei confronti della famiglia Regeni: “Gentiloni aveva garantito ai genitori di Giulio che ogni decisione sul ritorno dell’ambasciatore al Cairo sarebbe stata condivisa con loro. Invece sono stati avvisati pochi minuti prima che fosse diramato il comunicato ufficiale della Farnesina”.
Silenzio di Stato La maggioranza invece di spiegare punta a sminuire il New York Times Il Paese ha il diritto di sapere che la ricerca della verità rimarrà imperativo per le istituzioni e non sarà piegata a nessuna ragione
LAURA BOLDRINI Gentiloni aveva garantito ai familiari di condividere le scelte con loro. Per il rientro dell’ambasciatore al Cairo non è stato così
LUIGI MANCONI