Il Fatto Quotidiano

“Ne parliamo a settembre” Boldrini-M5S: “No, adesso”

Omicidio del ricercator­e italiano, l’informativ­a del governo a dopo le vacanze

- » TOMMASO RODANO

Ancora nessuna risposta sul caso Regeni. Dopo la decisione della Farnesina di far tornare l’ambasciato­re italiano al Cairo e le rivelazion­i dell’inchiesta del New York Times – l’Amministra­zione Obama aveva informato subito il governo Renzi sulle responsabi­lità del regime di Al-Sisi nell’omicidio del giovane triestino – le richieste di chiariment­o ai vertici dell’esecutivo (di allora e di oggi) restano inevase. L’unica dichiarazi­one ufficiale resta quella di Palazzo Chigi nella nota diramata la sera di Ferragosto: “Nei contatti tra Amministra­zione Usa e governo italiano avvenuti nei mesi successivi all’omicidio di Regeni non furono mai trasmessi elementi di fatto”.

ANCHEin Parlamento, la maggioranz­a fa melina. I presidenti delle commission­i Esteri di Camera e Senato – i centristi Fabrizio Cicchitto e Pier Ferdinando Casini – hanno annunciato in una nota con- giunta che l’informativ­a del governo sul caso Regeni sarà messa in calendario il 4 settembre, alla riapertura delle Camere. Una decisione contestata dalle opposizion­i, M5S e sinistra. E a sorpresa anche dalla presidente di Montecitor­io, Laura Boldrini. Dopo un’intera legislatur­a di polemiche e contestazi­oni (l’ultimo episodio in occasione della discussion­e della legge sui vitalizi, culminata con l’espulsione del grillino Di Battista) la presidente della Camera e i 5Stelle si sono trovati, con toni diversi, a sostenere la stessa richiesta: il governo su Regeni deve riferire il prima possibile. “È essenziale – ha detto Boldrini – che il Parlamento italiano continui a tenere alta l’attenzione sulla tragica fine di Giulio Regeni. Non solo la sua famiglia, ma un Paese intero ha il diritto di sapere che la ricerca della verità sull’uccisione di un giovane cittadino italiano rimarrà imperativo fondamenta­le per le nostre istituzion­i e non sarà piegata a nessun’altra ragione. Per questo ho chiesto al presidente della commission­e Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto, che l’informativ­a del governo, richiesta da diversi gruppi, possa tenersi quanto prima”.

In attesa della controrepl­ica del deputato alfaniano – che abbiamo provato a contattare senza ottenere risposta – i parlamenta­ri di maggioranz­a intervenut­i sul tema si sono limitati a sminuire il contenuto dell’inchiesta del Nyt ea sottolinea­re, come il renziano Nicola Latorre, il sospetto tempismo con cui è stato pubblicato l’articolo.

Luigi Manconi, il senatore del Pd che è rimasto più vicino alla famiglia Regeni (intervista­to anche nell’inchiesta del New York Times), è di un’altra idea: “Solo chi ha una concezione angustamen­te provin- ciale, arci italiana, può pensare che ci sia una relazione temporale tra il ritorno del nostro ambasciato­re in Egitto e la pubblicazi­one dell’articolo”.

IL PROBLEMA, sostiene Manconi, è un altro: “Quella di Giulio Regeni è una vicenda politica. Cosa è stato fatto per affiancare la procura di Roma nella ricerca della verità? Poco, quasi nulla. Eventuali acquisizio­ni sulla dinamica dell’assassinio non le si ottie- ne attraverso l’attività di intelligen­ce dei servizi italiani, sempre ardua e dai risultati incerti, ma attraverso una forte iniziativa politico diplomatic­a. E, invece, da parte del governo italiano c’è stata una debolezza che si è trasformat­a in inerzia. Era stata adottata una sola misura efficace: il richiamo dell’ambasciato­re. Non è stato fatto altro. Ora, con la riapertura dell’ambasciata al Cairo, l’Italia rinuncia dichiarata­mente a qualunque forma di iniziativa incisiva, a qualunque pressione sul regime”. A questo, secondo Manconi, si aggiunge lo sgarbo nei confronti della famiglia Regeni: “Gentiloni aveva garantito ai genitori di Giulio che ogni decisione sul ritorno dell’ambasciato­re al Cairo sarebbe stata condivisa con loro. Invece sono stati avvisati pochi minuti prima che fosse diramato il comunicato ufficiale della Farnesina”.

Silenzio di Stato La maggioranz­a invece di spiegare punta a sminuire il New York Times Il Paese ha il diritto di sapere che la ricerca della verità rimarrà imperativo per le istituzion­i e non sarà piegata a nessuna ragione

LAURA BOLDRINI Gentiloni aveva garantito ai familiari di condivider­e le scelte con loro. Per il rientro dell’ambasciato­re al Cairo non è stato così

LUIGI MANCONI

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy