Il Fatto Quotidiano

“Intanto è sparito anche lo spione”

- » PIERFRANCE­SCO CURZI

Ahmad

Abdallah è il leader della Ong Commission­e Egiziana per i Diritti e le Libertà e legale della famiglia Regeni al Cairo.

È pronto per accogliere i genitori di Giulio?

Mi devo coordinare con loro per la missione su date, tempistica e su come svolgere il lavoro quaggiù. Sarà una viaggio molto duro per loro. Un passo che potrebbe mettere in difficoltà molti.

Tra i personaggi su cui bisognereb­be ancora indagare c’è il suo omonimo, Mohamed Abdallah, il capo sindacale degli ambulanti: che notizie ha di lui?

Dopo aver rilasciato le interviste successive alla diffusione del video in cui chiedeva soldi a Giulio nel gennaio scorso, ha fatto perdere le sue tracce. Soldi che l’università inglese avrebbe concesso a Giulio per portare avanti la ricerca e che invece Abdallah chiedeva per curare la sua famiglia.

Ho sentito i suoi colleghi sindacalis­ti al Cairo, ma da mesi di Abdallah si sono perse le tracce. Pensano possa aver lasciato il suo incarico, lei invece cosa ne pensa?

Il suo vero incarico non era quello di sindacalis­ta, ma quello di spia dei Servizi, come confermato dall’ inchiesta. Mohamed Abdallah è il ‘loro uomo’ e sempre lo sarà. Dopo la confusione sorta in seguito alla diffusione del video lo hanno messo in silenzio e lo stanno proteggend­o. Loro proteggono sempre i loro uomini, non perché tengano a lui in maniera particolar­e, ma perché potrebbe rappresent­are un pericolo.

Tra i nomi che sono stati fatti come responsabi­li del rapimento e l’uccisione di Giulio ci sono uomini direttamen­te collegati ad Abdallah. Infatti. Uno è Sharif Magdi Abdlaal, colui che ha fornito la telecamera ad Abdallah per controllar­e Giulio. Guarda caso Abdlaal è lo stesso che ha fatto arrestare il sottoscrit­to falsifican­do le prove. Uno scherzetto che mi è costato quattro mesi e mezzo di carcere.

Il governo italiano è convinto che gli atti forniti dalla Procura egiziana siano sufficient­i per guardare con ottimismo al futuro del caso Regeni. Cosa c’è in quegli atti? Secondo me quei fascicoli sono vuoti. Per mesi ho scritto e cercato di incontrare il procurator­e Nabil Sadek, senza riuscirci. Di recente ha ricevuto un mandato esecutivo in cui chiedevo l’invio dei documenti dell’inchiesta. Non mi ha risposto, come a tutte le richieste fatte nell’ulti mo anno.

Su quali basi afferma che nei fascicoli non c’è nulla? Perché so che è così, altrimenti Sadek non avrebbe avuto problemi a fornire al nostro ufficio quanto richiesto da tempo.

Quindi l’Italia sta rimandando il suo ambasciato­re al Cairo sulla base del nulla? Esattament­e.

Una decisione sbagliata? Le indagini non hanno fatto passi avanti tali da giustifica­re una simile iniziativa. Rimandare l’ambasciato­re è una sconfitta per la famiglia Regeni, per noi e per l’Italia.

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Ansa L’avvocato A. Abdallah

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