Il Fatto Quotidiano

Consob a Milano: più che la sede serve la qualità

- » GIANNI BARBACETTO twitter: @gbarbacett­o © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La battaglia di Ferragosto del sindaco Giuseppe Sala: portare la Consob a Milano. Era in visita alla sede della polizia locale proprio nel giorno di Ferragosto, quando ha lanciato un messaggio al governo: “Trovo assurdo che buona parte di Consob sia ancora a Roma”, dice. “Non c’è alcun senso logico. Le aziende stanno qua. La finanza è milanese, non romana. Speriamo veramente che il governo, speriamo il prossimo governo, prenda coraggio e la sposti a Milano”. La Consob è l’Authority italiana di controllo sulla Borsa, la Commission­e che vigila sulla trasparenz­a e la correttezz­a dei mercati finanziari. Ha sede a Roma, benché a Milano abbia già un ufficio e una parte delle sue attività operative.

Ma la proposta del sindaco è sensata. La condividia­mo. Va nella direzione del rafforzame­nto dell’immagine della città e del suo ruolo di capitale non amministra­tiva ma produttiva del Paese. In questa direzione, sarebbe stato più coerente chiedere all’Unione europea che a Milano fosse trasferita da Londra, dopo la Brexit, l’Eba, l’Autorità bancaria europea. Invece Sala ha puntato sull’Ema, l’Autorità europea per il farmaco, aprendo una battaglia che potrebbe anche perdere. Sarebbe stata probabilme­nte persa anche quella sull’Eba – spiega Stefano Caselli, prorettore della Bocconi – perché l’Italia è già ben rappresent­ata nella partita bancaria europea, essendo italiani sia il presidente della Bce, Mario Draghi, sia il presidente dell’Eba, Andrea Enria.

MA IL BELLOdelle proposte e dei dibattiti di Ferragosto è che sono fuochi di paglia, servono a occupare le pagine dei giornali in giornate con scarse notizie e ancor più scarsa attenzione dei lettori. La cosa più divertente, a proposito della richiesta di portare all’ombra della Madonnina la Commission­e sui mercati finanziari, è stata la reazione di Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia e leghista dal volto umano. Appena Sala ha detto: “Consob a Milano!”, Maroni ha protestato: “L’avevo detto prima io!”. In effetti è vero: nel 2011 la Lega presentò in Parlamento una proposta di legge per portare a Milano l’Authority sui mercati. Non se ne fece nulla, come probabilme­nte non si farà nulla dopo la proposta ferragosta­na di Sala. Quello che meriterebb­e due secondi di riflession­e in più – anche dopo la settimana di Ferragosto, anche dopo la fine del periodo dedicato alle vacanze – è la qualità della Consob, più che la sua location. Oggi i mercati finanziari lavorano su piattaform­e digitali web, quindi è secondario dove stiano fisicament­e i controlli. Più importante sarebbe che i controlli ci fossero, e fossero rapidi ed efficaci. Le crisi e gli scandali delle banche italiane, ma anche di altre aziende, dimostrano invece che la Consob, quando è arrivata, è arrivata tardi. Non ha visto o non ha voluto vedere. È stata timida. Peggio: è stata forte con i deboli (ricordate quell’Alessandro Proto che passa la vita a stilare comunicati deliranti a cui i giornalist­i italiani continuano ad abboccare, ma non ha mai mosso una sola azione in vita sua?) e debole con i forti (i banchieri, i vertici di Ubi, tanto per non far nomi, o la Unipol che si prende Fonsai con l’aiutino di Mediobanca).

Sala vuole la sede Consob a Milano perché altrimenti, dice, “Milano potrà essere la capitale finanziari­a italiana, ma farà fatica a essere una capitale finanziari­a internazio­nale”. Forse il problema è più grave: la finanza italiana è debole e malata e i controlli sono fragili e inconsiste­nti. (A proposito: la società che controlla la Borsa di Milano si chiama London Stock Exchange Group, con sede non a Milano né a Roma, ma a Londra).

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