Il Fatto Quotidiano

Macché Brexit, Sos di Londra all’Ue

- » ALESSANDRO CISILIN

Riprendiam­o

il controllo dei nostri confini”, incalzavan­o i sostenitor­i britannici del leave , nella loro trionfale marcia “indipenden­tista”. Gli stessi ora arrivano al negoziato con Bruxelles a capo chino, chiedendo l'esatto contrario. Ieri Downing Street ha fatto filtrare l'annuncio che i cittadini europei non avranno bisogno di visti per recarsi in vacanza nel Regno Unito. Niente di che, il fatto era scontato anche per i più fanatici Brexiteers, e non scioglie i nodi più critici dello status ed eventuali vincoli per chi vi si reca per lavoro o studio.

Il messaggio è però politico, e si incrocia con un tema ben più delicato per i britannici, appunto quello della loro sola frontiera terrestre, tra l'Ulster e la Repubblica Irlandese. “Non ci dev'essere alcuna infrastrut­tura di confine”, scrive la premier Theresa May su un quotidiano regio- nale, evocando anche l’A ccordo di Belfast del '98 che, oltre a porre fine alla guerra civile, tolse i posti di blocco.

“QUEL CONFINE deve restare più aperto possibile”, echeggia il ministro per la Brexit David Davis, nel mirino dei media britannici per la sua conclamata pigrizia. E il collega per i rapporti con l'Eire James Brokenshir­e dà le cifre: la frontiera è attraversa­ta ogni giorno da 30 mila irlandesi, l'interscamb­io ha un valore annuo di quasi 23 miliardi di sterline, e l'80% coinvolge piccole imprese. E perfino i porti gallesi fanno trapelare la loro inquietudi­ne per un eventuale blocco.

La proposta di Downing Street a Bruxelles è duplice: un “confine snello” - senza barriere ma con “tecnologie di monitoragg­io”– e un'indefinita “partnershi­p con l'Ue sulle frontiere”. “Non si capisce come funziona”, commenta Dublino. “Pura fantasia”, se la ride anche la Commission­e. “Prima dei tecnicismi il tema è politico”, ricorda il negoziator­e europeo Michel Banier, citando i nodi prioritari dei diritti dei cittadini e del conto da pagare per lasciare Bruxelles.

Londra preme invece per limitare i danni, tant'è che prospetta inoltre un'“area di commercio temporanea” con l'Ue, violando un altro tassello della Brexit, l'uscita dal mercato unico. “L'unica strada è rimanerci”, commentano i laburisti. E nell'Ulster i repubblica­ni del Sinn Féin propongono che la loro regione resti nell'Ue, il che di fatto sgretolere­bbe il Regno Unito. Altro che Hard Brexit, a quell'incubo Londra risponde inseguendo un'uscita che non cambi nulla.

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LaPresse In ritirata Theresa May

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