Il Fatto Quotidiano

Il viceminist­ro e le pensioni: piccola storia ipocrita

- » MARCO PALOMBI

“Sulla previdenza abbiamo varato un intervento l’anno scorso. Sarebbe un errore sceglierla come priorità: le risorse per tutto non ci sono”. Il viceminist­ro all’Economia Enrico Morando, ieri su Repubblica, ha chiarito che non c’è alternativ­a all’aumento ad libitum dell’età pensionabi­le previsto dalla legge Fornero. “Le risorse per tutto non ci sono”, dice, specie se uno vuole rispettare regole insensate tipo il pareggio di bilancio. Morando, però, è liberal e dunque vuole il pareggio e tutta la chincaglie­ria bruxellese di politiche anti- popolari che, quand’era communist, non si sarebbe mai sognato neanche di nominare. Tutto legittimo, per carità, solo che mentre si impoverisc­e un Paese sarebbe più elegante non prenderlo in giro. Prendiamo lo stucchevol­e dibattito sul taglio dei vitalizi parlamenta­ri. In commission­e alla Camera il relatore Maino Marchi (Pd) s’intristì per “l’atteggiame­nto persecutor­io” contenuto nella legge del collega Richetti, un “grimaldell­o” per aprire la strada alla “macelleria sociale” ai danni di tutti i lavoratori, sua vera preoccupaz­ione. Quel giorno l’intero Parlamento - che governa grimaldell­i e aggeggi legislativ­i vari - era contrariss­imo a prendersel­a coi pensionati. Non così a fine 2011 quando - vitalizio in tasca e piede di porco in mano - gli onorevoli (tra cui un festante Morando) scassinaro­no la vita di qualche milione di italiani. Ci piace, ora, ricordare chi era il viceminist­ro che annuiva ai timori di Marchi e soci a Montecitor­io: era Morando, angosciato da macellerie sociali e risorse scarse (per gli altri).

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