Il viceministro e le pensioni: piccola storia ipocrita
“Sulla previdenza abbiamo varato un intervento l’anno scorso. Sarebbe un errore sceglierla come priorità: le risorse per tutto non ci sono”. Il viceministro all’Economia Enrico Morando, ieri su Repubblica, ha chiarito che non c’è alternativa all’aumento ad libitum dell’età pensionabile previsto dalla legge Fornero. “Le risorse per tutto non ci sono”, dice, specie se uno vuole rispettare regole insensate tipo il pareggio di bilancio. Morando, però, è liberal e dunque vuole il pareggio e tutta la chincaglieria bruxellese di politiche anti- popolari che, quand’era communist, non si sarebbe mai sognato neanche di nominare. Tutto legittimo, per carità, solo che mentre si impoverisce un Paese sarebbe più elegante non prenderlo in giro. Prendiamo lo stucchevole dibattito sul taglio dei vitalizi parlamentari. In commissione alla Camera il relatore Maino Marchi (Pd) s’intristì per “l’atteggiamento persecutorio” contenuto nella legge del collega Richetti, un “grimaldello” per aprire la strada alla “macelleria sociale” ai danni di tutti i lavoratori, sua vera preoccupazione. Quel giorno l’intero Parlamento - che governa grimaldelli e aggeggi legislativi vari - era contrarissimo a prendersela coi pensionati. Non così a fine 2011 quando - vitalizio in tasca e piede di porco in mano - gli onorevoli (tra cui un festante Morando) scassinarono la vita di qualche milione di italiani. Ci piace, ora, ricordare chi era il viceministro che annuiva ai timori di Marchi e soci a Montecitorio: era Morando, angosciato da macellerie sociali e risorse scarse (per gli altri).