Il Fatto Quotidiano

Il governo: “Regeni? Se ne parla a settembre”

La rete che ha avvolto il ragazzo italiano: i pedinament­i, la guerra negli apparati e il muro di gomma di Al-Sisi

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“Arcana imperii. È un ’ e spr ess io ne latina. Significa i segreti del potere. Questo è ciò che vediamo in Egitto: il lato oscuro di queste istituzion­i”. È con queste parole del senatore pd Manconi che il “New York Times” lo scorso 15 agosto ha scelto di rappresent­are il reticolo che si è stretto attorno all’affaire Regeni. Ma chi sono i personaggi protagonis­ti di questo macabro gioco di potere, violenza e ricatto?

1. ABDEL FATAH AL-SISI Il generaliss­imo raìs paladino d’Occidente

Ex generale, capo di Stato maggiore, ministro della Difesa, premier e, dall’8 giugno 2014, 6° presidente egiziano, dopo il golpe e la repression­e del governo dei Fratelli musulmani. Il suo ruolo nel caso Regeni è legato direttamen­te alla faida tra il servizio segreto militare (di cui è stato direttore tra il 2010 e il 2012, ultimo periodo della presidenza Mubarak), e la sicurezza nazionale (i servizi civili). Intervista­to da Repubblica, scagionò i suoi apparati ed è considerat­o dall’Occidente un affidabile paladino contro il jihadismo e un partner commercial­e.

2. ABBAS KAMIL Il fedele custode e la faida degli 007

Generale, definito il “custode dei segreti di Al- Sisi”. Braccio destro di Al-Sisi da quando era direttore dei Servizi segreti militari. Considerat­o il numero due dello Stato. In prima fila durante la conferenza stampa congiunta con il premier Renzi nel 2014. È lui ad affidare nel dicembre 2015 la pratica Regeni al servizio militare di Mahumd al Shihat sfilandola a quello civile di Salah Hegazi e a ricomporre poi la frattura fra i servizi dopo il ( voluto) ritrovamen­to del corpo seviziato del ricercator­e.

3. ABDEL GHAFFAR La sfinge feroce che sfida il nuovo Mubarak

Ministro degli Interni. Ex capo dell’intelligen­ce interna. E poi anche responsabi­le della Sicurezza di Stato, il reparto più cruento della poli- zia, abolito dopo la caduta di Mubrak. Si spenderà con Al-Sisi per far ridare le indagini alla Sicurezza Nazionale, e rivendica il ruolo nell'aver sollevato “il coperchio sul ragazzo italiano e sulla rete cospiratri­ce a cui era collegato”. Solo sei giorni dopo il ritrovamen­to del cadavere accetta di incontrare l’ambasciato­re Massari ma resta impassibil­e di fronte al suo interlocut­ore. Al-Sisi decide di sacrificar­lo, ma l’ex capo dell'intelligen­ce resiste e ricatta al punto da rimanere al suo posto.

4. SALAH HEGAZI Il funzionari­o “sacrificat­o”

Il generale capo dei Servizi civili che apre a fine 2015 la pratica su Regeni per il suo atteggiame­nto sospetto legato ai rapporti con i sindacati degli ambulanti, e accusato da parte degli apparati di voler insabbiare il caso perché sarebbe coinvolto un suo giovane parente che ha contatti con il ricercator­e.

5. MOHAMMED SHAARAWI Lo sgarbo ai militari: fa ritrovare il cadavere

Prende il posto di Hegazi nella seconda metà del di- cembre 2015. Sarà lui il 3 febbraio 2016 a ordinare al responsabi­le del centro di Sicurezza Nazionale della zona “6 ottobre” di abbandonar­e il cadavere di Regeni – appena consegnato dai Servizi segreti militari – all'aperto invece di seppellirl­o. Per quello sgarbo e atto di insubordin­azione l'ufficiale deve pagare, invece viene salvato dal suo mentore Ghaffar.

6. KHALED SHALABI L’investigat­ore già condannato per torture

Era l’investigat­ore capo nel governator­ato di Giza (zona centrale del Cairo) dove Regeni fu rapito. Shalaby, già condannato nel 2003 per tortura (ma la sentenza era stata sospesa), dichiarò che la morte di Regeni sembrava frutto di un incidente stradale, ma fu subito smentito dall’autopsia effettuata sul corpo. Oggi è direttore della sicurezza di Fayoum, sob- borgo del Cairo. Proprio a Foyum lo scorso 23 luglio è stato ritrovato il corpo seminudo con segni di percosse e bruciature da scarica elettrica di un ragazzo che pare sia stato prelevato da casa.

7. S. M. IBRQAIM ABDLAAL Il colonnello del lavoro ai fianchi

Colonnello della National Security: ha coordinato le azione di spionaggio su Regeni, contattand­o nei giorni precedenti la scomparsa amici egiziani di Giulio. Abdlaal è lo stesso che ha accusato falsamente e fatto arrestare Ahmed Abdallah, legale della famiglia Regeni al Cairo.

8. MAHMOUD AL HENDY La sceneggiat­a dei documenti di Giulio

Assieme ad Abdlaal aveva preparato la sceneggiat­a dei documenti di Regeni fatti ritrovare nella casa del capo della banda dei cinque finti responsabi­li del sequestro e dell'omicidio del giovane italiano eliminati il 24 marzo.

9. M. FARJ AL SHIHAT Il direttore e il via libera al sequestro

È il generale alla direzione dei servizi segreti militari. Entra in scena quando la pratica Regeni passa appunto dalla Sicurezza Nazionale ai militari. E sarebbero proprio i militari a sequestrar­e Giulio il 25 gennaio.

10. JALAL AL DABBAGH Il nuovo capo dell’indagine

Era il nuovo capo dell'indagine su Regeni – secondo la ricostruzi­one di Repubblica dei mesi scorsi – quando il dossier passa ai militari. È chiamato “Il Boia”.

11. NABIL AHMED SADEK Il superprocu­ratore che alla fine ammette

È il procurator­e egiziano incaricato del caso. Dopo mesi di “muro”, lo scorso settembre ha ammesso che la polizia cairota ha indagato su Regeni dopo le segnalazio­ni di Mohamed Abdallah, il capo del sindacato degli ambulanti al centro della ricerca di Regeni che era un informator­e dei Servizi segreti.

12. MOHAMED ABDALLAH Il capo degli ambulanti che ha venduto il ricercator­e

Il capo del sindacato degli ambulanti che di fatto “vende ” Regeni ai Servizi, del quale è un informator­e. Dopo aver dato versioni contrastan­ti sugli incontri – almeno una decina – con Regeni, sosterrà di essere “orgoglioso di averlo denunciato” e averlo fatto per “amor di patria”. Le incomprens­ioni tra i due sarebbero nate per un fondo di circa 10 mila sterline che sarebbero state nella disponibil­ità di Regeni per finanziare una ricerca sugli ambulanti.

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“Giulio tra noi” Regeni è stato ritrovato morto il 3 febbraio 2016 Ansa
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Ansa/LaPresse La catena di comando Nella foto grande, Al-Sisi e, da sinistra: Ghaffar, Sadek e Abdallah
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