Consip, a che punto sono le tre inchieste
Il mondo ribaltato Dimenticata la gara da 2,7 miliardi, ci si concentra su Woodcock, intercettazioni e “Fatto”
Il Tribunale del Riesame ha scarcerato l’imprenditore Alfredo Romeo, già rinviato a giudizio con l’accusa di aver corrotto il capo delle gare della centrale acquisti pubblica, Marco Gasparri. La grande stampa ha salutato la notizia come la fine dell’indagine Consip, dando per scontato che la Cassazione e il Tribunale sostengano l’inutilizzabilità delle intercettazioni ambientali fatte con il virus iniettato nel telefonino di Romeo.
A questo punto è utile una riflessione sullo stato dei vari filoni delle indagini. Quelli nati a Napoli che ipotizzano, nell’ordine, il tentativo di truccare una gara da 2,7 miliardi, le pressioni di Tiziano Renzi e poi le soffiate di Luca Lotti, del comandante generale dei Carabinieri e di quello della Toscana. E quelli nati a Roma, che ipotizzano le presunte rivelazioni del pm e i presunti falsi e depistaggi dei carabinieri che hanno osato indagare e intercettare i renziani.
A leggere i giornali i delinquenti sembrano i pm e i carabinieri che scoprirono la corruzione, mentre sono trattati come santi i generali accusati per le soffiate. Anche i pm hanno perso la bussola e non perquisiscono l'indagato Tiziano Renzi (babbo del leader Pd) ma perquisiscono invece il babbo del sottoscritto che ha osato pubblicare un libro sul familismo dei Renzi e sull’indagine. Un piccolo riepilogo può essere utile.
L’indagine sulla gara più grande d'Europa
L'inchiesta riguarda il bando Fm4 2014. È la gara per stabilire chi pulirà e gestirà i palazzi della Pubblica amministrazione da Aosta a Ragusa per i due anni seguenti. La graduatoria è pronta da un anno e mezzo. La torta da 2,7 miliardi si dovrebbe dividere così: a Romeo 609 milioni di euro; alla coop rossa Manutencoop 532 milioni e alla multinazionale francese, alleata con operatori italiani, Cofely, 582 milioni di euro. La Consip però non aggiudica anche per via dell’inchiesta in corso.
Nel periodo dell’indagine, 2015-2016, Romeo teme che il nuovo amministratore delegato renziano, Luigi Marroni, lo faccia fuori. Per evitare scherzi, Romeo cerca protezione da Tiziano Renzi, chiedendo a Carlo Russo, compare del babbo di Matteo, di metterlo a libro paga. Questa, almeno, è la lettura dei colloqui Russo- Romeo dei carabinieri.
Romeo però non è il solo ad avere agganci in politica. Per la cordata Cofely-Csel si muove il parlamentare di Ala, Ignazio Abrignani. Il leader di Ala, Denis Verdini, si interessa invece per Ezio Bigotti, inizialmente in gara con un’altra coop rossa su Milano, la Cns. Mentre il presidente della coop rossa Manutencoop, Marco Canale, è intercettato mentre perora la sua causa con l'ad di Consip Luigi Marroni a dicembre del 2016. Lo accompagna l'avvocato Alberto Bianchi, tesoriere della Fondazione di Matteo Renzi, il quale dice subito che li ha spediti lì il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. In questo clima anche Romeo cerca di darsi da fare con funzionari e politici, ma secondo i pm esagera.
Il processo a Romeo per corruzione
L'imprenditore Alfredo Romeo è stato arrestato a marzo per la corruzione del responsabile delle gare Consip, Marco Gasparri, che ha confessato ai pm di Napoli di avere accettato 100 mila euro e ha patteggiato 20 mesi. Le prove sono state raccolte dai pm di Napoli ma l'arresto è stato chiesto dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi di Roma, per ragioni di competenza, e ordinato dal gip Gaspare Sturzo. Ora il Riesame ha annullato l’ordinanza ma bisognerà attendere le motivazioni per sapere se i giudici hanno ritenuto davvero inutilizzabili le intercettazioni captate grazie a un virus “trojan” inoculato nel telefonino per trasformarlo in una microspia. Se il Riesame avesse ritenuto inutilizzabili le intercettazioni perché permesse solo per i reati di camorra (contestati a Romeo in un altro filone) anche il filone dell’inchiesta su Tiziano Renzi traballerebbe. Mentre il filone su Luca Lotti subirebbe un contraccolpo inferiore perché ci sono anche i verbali di Luigi Marroni a sorreggerlo.
L’accusa di traffico di influenze su Renzi Sr.
Carlo Russo, grande amico di Tiziano Renzi che ne ha battezzato il figlio, è stato intercettato dal Noe dei ca- rabinieri ben otto volte tra agosto e ottobre 2016 mentre parlava con Romeo. Secondo pm e carabinieri, Romeo avrebbe trattato con Russo il pagamento a Tiziano Renzi di una sorta di stipendio in cambio della copertura politica su Consip e non solo.
Il cosiddetto “ac cordo quadro” è cristallizzato – secondo i carabinieri – in un foglio scritto da Romeo il 14 settembre davanti a Russo e ritrovato strappato nella spazzatura il giorno dopo dal Noe. Prevede il pagamento di “30 mila euro al mese per T.”, che secondo chi indaga è Tiziano Renzi, e di “5 mila euro al bimestre per C.R.”, Carlo Russo sempre per il Noe. Il compenso chiesto da Russo sarebbe stato poi elevato fino a 100 mila euro netti all'anno.
Romeo parla con Russo di salvare l ' Un i tà s b or s a nd o circa 2 milioni di euro. In cambio, sempre per i carabinieri, Russo tramite Renzi senior si impegna a organizzare un incontro al mese con Luca Lotti e con Luigi Marroni, allora numero uno di Consip. Tutto resta – è il caso di dire – sulla carta.
Potrebbe trattarsi di un millantato credito di Russo. Però l'ad di Consip dell’epoca, Marroni, racconta il 20 dicembre ai pm di Napoli di essere stato avvertito già in estate dell'indagine da Luca Lotti, Filippo Vannoni, dal generale Saltalamacchia e dal presidente di Consip Luigi Ferrara, che a sua volta l’aveva saputo a sua volta dal comandante generale dei Carabinieri Del Sette.
Marroni racconta anche di avere incontrato tre volte Russo su sollecitazione di Tiziano Renzi, che vide due volte. L'amministratore di Consip racconta ai pm di Napoli di essersi sentito ricattato da Russo che gli chiedeva di aiutare una società – a suo dire – cara anche a Denis Verdini. Sono indagati per traffico di influenze illecite sia Russo sia Renzi senior. I pm di Roma ipotizzano che i due agissero di concerto per
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