Il Fatto Quotidiano

“Ti amo” E ti abbiamo persino perdonato

- » SILVIA D’ONGHIA

“Èuna farfalla che muore sbattendo le ali / l’amore che a letto si fa / prendimi l’altra metà / oggi ritorno da lei”. Alzi la mano (va bene pure in anonimato) chi di noi non ha mai canticchia­to questi versi... Un vero tormentone nell’estate 1977, esattament­e 40 anni fa, quando Umberto Tozzi aveva 25 anni, il capello cotonato biondo-rossiccio (quasi come oggi) e – nel video ufficiale – una giacca di lana cotta a quadroni bucolici. “Ti amo e chiedo perdono” sognavano le ragazzine innamorate dell’u om o sbagliato, quasi che quel “Primo Maggio, su coragg i o” fosse un’epica ammissione della stronzaggi­ne generalizz­ata maschile. Un brano che, oltre ad aver vinto il Festivalba­r, rimase al primo posto della classifica dei singoli più venduti in Italia senza interruzio­ni dal 23 luglio al 22 ottobre del 1977.

“DA PICCOLO volevo fare il calciatore, ma mio papà mi bocciò l’idea, così decisi di buttarmi nella musica”, ha dichiarato Tozzi qualche tempo fa. E la musica ancora oggi lo ringrazia. Soprattutt­o all’estero, quando tra dieci cuori e una chitarra ti senti ripetere: “Tu sei italiano, facci ‘Ti amo’”, che sarà pure cacofonico ma è una lingua universale. E poco importa se Umberto voleva “abbracciar­e una donna che stira cantando” (40 anni fa erano ancora le donne a stirare, oggi invece...) e prenderla “in giro prima di fare l’amore” (ma anche no). “Ti amo” resta, nell’immaginari­o italiano, la canzone scanzonata del “guerriero di carta igienica” ( sic) che chiede perdono. Tanto che, 40 anni di diritti Siae dopo, il Tozzi nazionale ha deciso nel marzo scorso di reinciderl­a in una versione inedita (in duetto con Anastacia) e di inserirla ne l pr o g e t t o “Q u arant’anni che TI AMO”. Perché il “ricordi chi sono” si rinnovi anche per le generazion­i future.

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