“Ti amo” E ti abbiamo persino perdonato
“Èuna farfalla che muore sbattendo le ali / l’amore che a letto si fa / prendimi l’altra metà / oggi ritorno da lei”. Alzi la mano (va bene pure in anonimato) chi di noi non ha mai canticchiato questi versi... Un vero tormentone nell’estate 1977, esattamente 40 anni fa, quando Umberto Tozzi aveva 25 anni, il capello cotonato biondo-rossiccio (quasi come oggi) e – nel video ufficiale – una giacca di lana cotta a quadroni bucolici. “Ti amo e chiedo perdono” sognavano le ragazzine innamorate dell’u om o sbagliato, quasi che quel “Primo Maggio, su coragg i o” fosse un’epica ammissione della stronzaggine generalizzata maschile. Un brano che, oltre ad aver vinto il Festivalbar, rimase al primo posto della classifica dei singoli più venduti in Italia senza interruzioni dal 23 luglio al 22 ottobre del 1977.
“DA PICCOLO volevo fare il calciatore, ma mio papà mi bocciò l’idea, così decisi di buttarmi nella musica”, ha dichiarato Tozzi qualche tempo fa. E la musica ancora oggi lo ringrazia. Soprattutto all’estero, quando tra dieci cuori e una chitarra ti senti ripetere: “Tu sei italiano, facci ‘Ti amo’”, che sarà pure cacofonico ma è una lingua universale. E poco importa se Umberto voleva “abbracciare una donna che stira cantando” (40 anni fa erano ancora le donne a stirare, oggi invece...) e prenderla “in giro prima di fare l’amore” (ma anche no). “Ti amo” resta, nell’immaginario italiano, la canzone scanzonata del “guerriero di carta igienica” ( sic) che chiede perdono. Tanto che, 40 anni di diritti Siae dopo, il Tozzi nazionale ha deciso nel marzo scorso di reinciderla in una versione inedita (in duetto con Anastacia) e di inserirla ne l pr o g e t t o “Q u arant’anni che TI AMO”. Perché il “ricordi chi sono” si rinnovi anche per le generazioni future.