Il Fatto Quotidiano

“Tagliano il pubblico per favorire il privato Così saltano anche le cure d’emergenza”

L’esperto di politiche sanitarie e la crisi drammatica dei presidi ospedalier­i

- » FABRIZIA CAPUTO

“Dovrebbe

essere il luogo d’accesso alle prime cure e agli accertamen­ti necessari, per essere poi trasferiti nei reparti competenti, ma molto spesso non è così”.

Per il professor Ivan Cavicchi, docente di Sociologia delle organizzaz­ioni sanitarie all’Università di Roma Tor Vergata “il pronto soccorso è la cartina tornasole di tutto il sistema sanitario” e le condizioni in cui versa non lasciano spazio all’immaginazi­one.

Qual è il ruolo del pronto soccorso all’interno del Sistema Sanitario nazionale? Si tratta dell’unico elemento di certezza che ha un cittadino perché se non trovo il me- dico di base corro al pronto soccorso dove sono sicuro che alla fine troverò qualcuno in grado di aiutarmi. Questo accade perché il territorio non risponde e quindi il pronto soccorso svolge anche la funzione di ammortizza­tore sociale.

La situazione però è complicata: dai posti disponibil­i fino al personale.

Direi che non solo è complicata, ma è peggiorata notevolmen­te perché ai tagli non sono seguite poi le integrazio­ni: hanno tolto senza compensare e il risultato è quello che vediamo, con i pronto soccorso intasati, e la carenza di personale. Si registrano 60 mila operatori sanitari in meno negli ultimi 10 anni e negli ospedali romani la mortalità nei pronto soccorso è aumentata. Ma non si dovrebbe morire lì, nel caso dovrebbe avvenire nei reparti competenti.

Perché tutti questi tagli alla spesa sanitaria secondo lei?

La spesa per la sanità è stata volutament­e ridimensio­nata in favore del welfare aziendale. Questa tendenza è notevolmen­te aumentata con Renzi. L’obiettivo della sua politica è quello di ridurre l’incidenza della spesa pubblica sanitaria e, allo stesso tempo, defiscaliz­zare datori e lavoratori grazie al welfare aziendale, dove in sostanza il lavoratore rinuncia ad una parte della retribuzio­ne che andrà a coprire la sua assicurazi­one sanitaria. L’incentivo sta nella soppressio­ne delle imposte.

In sostanza una penalizzaz­ione del pubblico in favore del privato?

Esatto. In Italia lo Stato va ad incentivar­e il privato, attraverso le mutue e le convenzion­i con le aziende. Il problema è che in Italia si è indebolito troppo il settore sanitario. Ci sono persone che rinunciano alle cure, le liste di attesa sono lunghe perché i posti sono pochi, come il personale del resto, costringen­do il cittadino a mettere

Hanno tolto senza compensare e il risultato lo vediamo: 60 mila operatori sanitari in meno e decessi in aumento

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