Il Fatto Quotidiano

“L’Isis sarà sconfitto quando ci sarà lo Stato di Palestina”

AbuMazen Il presidente dell’Autorità palestines­e: “Più dell’80 per cento delle vittime di questo terrorismo non sono in Europa ma nel mondo arabo”

- » GIAMPIERO CALAPÀ

PROCESSO DI PACE CONGELATO “Con Israele non abbiamo relazioni, Netanyahu non vuole più i due Stati e applica l’apartheid ”

DELUSIONI E SPERANZE A STELLE E STRISCE “Obama non ha fatto quanto serviva contro l’occupazion­e Pronti a un accordo storico sotto l’egida di Trump”

“Il terrorismo dell’Isis finirà anche in Europa quando terminerà l’occupazion­e della Palestina”. Mahmoud Abbas, per tutti Abu Mazen, è il successore di Yasser Arafat alla presidenza dell’Autorità nazionale palestines­e dal 2005 e dell’Olp (Organizzaz­ione per la liberazion­e della Palestina) dal 2004. Accetta di parlare al Fa tto mentre l’Occidente è sconvolto per l’ultima barbarie dell’Isis e affini a Barcellona: “È importante bloccare il modo in cui questi gruppi reclutano le persone”. Presidente, gli attentati dell’Isis avranno una fine? Non c’è dubbio. L’Isis sparirà e per sempre. Voglio ricordare che più dell’80 per cento delle vittime non sono in Europa ma nel mondo arabo. E posso dire, con tutta certezza, che la fine dell’occupazion­e israeliana della Palestina sarebbe la chiave per debellare l’Isis, al Qaeda e gruppi simili. Stiamo lavorando con decine di Stati di tutto il mondo per sconfigger­e il terrorismo. Hamas è nella lista delle organizzaz­ioni terroristi­che stilata da Usa, Ue e altre cancelleri­e occidental­i... Hamas fa parte del popolo palestines­e e non li consideria­mo terroristi. Però chiediamo ad Hamas di accettare il nostro programma politico e le elezioni.

Qual è la vostra posizione rispetto al regime di Assad e alla situazione della Siria? Abbiamo 600mila profughi palestines­i in Siria, centinaia di persone sono state uccise durante la crisi, hanno subito brutali esecuzioni da parte dell’Isis e di vari terroristi. Altri sono morti di fame e altri ancora sono fuggiti anche in Europa. La quantità della distruzion­e è stata incredibil­e e non sempre siamo riusciti a fornire aiuti umanitari al nostro popolo. Vogliamo una soluzione politica per la Siria e potrà avvenire solo per volontà dei siriani, siamo pronti a sostenere questo sforzo. Crede che potrete mai trovare davvero pace nel conflitto con Israele?

Crediamo in mezzi pacifici per raggiunger­e l’ob ie t ti v o dell’indipenden­za, una pace giusta e duratura. La comunità internazio­nale ha l’obbligo di aiutarci a porre fine all’ultima occupazion­e sulla Terra. La Palestina è l’ultimo Paese occupato rimasto al mondo.

Reali prospettiv­e di pace? Stiamo cercando di raggiunger­la con legittimit­à internazio­nale, con l’iniziativa araba e con gli accordi già firmati: la soluzione sono i due Stati, Israele e Palestina, vicini in pace e sicurezza. Ma è chiaro che il governo israeliano del premier Netanyahu non creda più alla soluzione dei due Stati: è un rischio per il processo di pace perché la situazione reale sul terreno è quella di uno Stato, Israele, che applica un sistema di apartheide non possiamo accettarlo. Il nostro auspicio è quello di arrivare a un accordo storico con il supporto e l’approvazio­ne del presidente Trump: una Palestina indipenden­te sul confine del 1967 con Gerusalemm­e Est capitale. Come sono i suoi rapporti con Benjamin Netanyahu? Sono sospese tutte le relazioni con Israele finché non ritorneran­no a rispettare gli accordi. Ma ho già espresso l’intenzione di incontrare Netanyahu a Mosca con il presidente Putin e sono pronto a incontrarl­o anche sotto l’egida del presidente Trump. Che aspettativ­e ha dall’amministra­zione Trump?

C’è un impegno serio. Ho incontrato Donald Trump tre volte nei suoi primi otto mesi di presidenza. Siamo pronti a un accordo storico che ponga fine al conflitto.

Ritiene che la presidenza Obama abbia fatto compiere passi avanti verso la pace? Obama e la sua squadra hanno fatto del loro meglio, ma ci sono state molte cose in cui non ci siamo trovati d’accordo: si è opposto al nostro diritto di ricercare la piena adesione e riconoscim­ento nell’amb ito delle Nazioni Unite. Condividev­amo la soluzione a due Stati ma Israele ha fatto di tutto per sabotare ogni passo avanti di Obama in questo senso. Siamo riusciti a ottenere un risultato importante con la risoluzion­e 2334 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ma per il resto Obama ha preso la stessa posizione, purtroppo, di altre presidenze americane del passato: anche con lui gli Stati Uniti non hanno fatto quanto necessario per porre fine all’occupazion­e e per la soluzione dei due Stati. Contraster­ete i nuovi insediamen­ti in Cisgiordan­ia? Tutti gli insediamen­ti sono illegali e Israele dovrebbe rispettare la risoluzion­e 2334. Continuere­mo a fronteggia­re l’espansione israeliana alla Corte penale internazio­nale e all’Onu. E stiamo lavorando per rafforzare la stabilità della nostra patria.

Il vostro popolo la considera distante dai problemi quotidiani di sopravvive­nza? Faccio parte di loro, vivo con il loro dolore e la loro sofferenza. Siamo stati fianco a fianco un mese fa contro le nuove restrizion­i israeliane per la moschea di Al Aqsa e siamo riusciti insieme a contrastar­e questi provvedime­nti. Potrei fare molti altri esempi. Voglio costruire istituzion­i nazionali basate sullo stato di diritto, garantire diritti e opportunit­à a tutti i palestines­i.

Il suo partito, Fatah, è stato infettato dalla corruzione in passato...

Da presidente ho costituito una commission­e anti-corruzione e sono stati perseguiti i corrotti. Abbiamo applicato programmi di trasparenz­a, abbiamo aderito a numerose convenzion­i dell’Onu per rafforzare le nostre istituzion­i. Crede che la Palestina sarà uno Stato laico o islamico? La Palestina non sarà mai uno Stato religioso. Per noi non dovrebbero esserci Stati confession­ali nella regione, ma rispettiam­o tutte le fedi. Personalme­nte partecipo ogni anno alle feste natalizie nella città santa di Betlemme.

Gerusalemm­e potrà essere mai capitale sia di Israele sia della Palestina? Gerusalemm­e Est è la capitale dello Stato sovrano di Palestina. Il nostro orizzonte è che Gerusalemm­e sia una città aperta a tutte le religioni. Pensa mai di lasciare la Presidenza?

Vinsi le elezioni con il 62% dei voti (nel 2005, ndr). Io avrei indetto nuove elezioni, ma non è stato possibile a causa degli ostacoli imposti da Hamas e per il loro controllo illegale della Striscia di Gaza. Cosa dovremmo fare? Elezioni solo in Cisgiordan­ia? Abbiamo offerto loro la possibilit­à di un governo di unità nazionale e nuove elezioni. Non ne vogliono sentir parlare. Non vedo l’ora, in ogni caso, della prossima riunione del Consiglio nazionale: saranno prese importanti decisioni sulle elezioni e sul nuovo comitato esecutivo dell’Olp.

La maggior parte delle nuove generazion­i in Palestina è cresciuta sotto l’occupazion­e militare. Come può essere immune dall’odio? Stiamo educando i nostri giovani alla costruzion­e del loro futuro con la cultura della pace. È importante concentrar­e le energie sull’amore verso la nostra patria.

Qual è stata la volta che ha più temuto per la sua vita, presidente?

Avevo 13 anni: siamo stati espulsi da Safad, la mia città, da milizie sioniste. Era il 1948. La Nakba, il disastro, è stato terrifican­te, non lo dimentiche­rò mai: sono impegnato col mio popolo a non permettere che possa accadere mai più, a consentire a tutti i palestines­i di rimanere nella nostra terra in libertà e indipenden­za.

 ??  ??
 ??  ?? Incontri
Il 23 maggio scorso a Betlemme con Trump e nel 2003 a Ramallah con Arafat
Incontri Il 23 maggio scorso a Betlemme con Trump e nel 2003 a Ramallah con Arafat

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy