Il Fatto Quotidiano

Kyrgios, il tennista che ama la gente ma non il tennis

- » ANDREA SCANZI

Ammoniva Oscar Wilde: “Distruggi ciò che ami, prima che ciò che ami distrugga te”. Non è certo un problema che affligge Nick Kyrgios, talento greco-australian­o 22enne che tutto pare amare tranne il tennis. All’orizzonte si affacciano molte nuove leve. Il dittatore del futuro sarà Alexander Zverev, 20enne lungagnone sovietico- ariano tanto solido quanto diversamen­te travolgent­e. Attorno a lui, non poche belle speranze: la più spettacola­re, e al tempo stesso la più pazza e incoscient­e, è proprio Kyrgios. Quando sta bene e c’è di testa (non accade spesso), è in grado di battere chiunque. Infatti, tranne Murray, ha già sconfitto tutti i top ten. La sua facilità di gioco è sconcertan­te. Gli riescono cose inaudite, non è mai banale e ha una componente circense che – se controllat­a – lo rende ancora più travolgent­e. Domenica ha raggiunto la prima finale in un Masters 1000, i tornei più importanti dopo gli Slam. A Cincinnati ha poi perso, contro l’altro dissipator­e Dimitrov, a conferma di come non ce la faccia proprio (per ora?) a essere vincente sino in fondo. Per lui è comunque il segnale di una ripartenza dopo mesi bui: è stato 13 al mondo ed è appena rientrato tra i primi 20. Ogni anno va allo stesso modo. Comincia in sordina, dà il meglio di sé tra febbraio e marzo. Pare maturato. E lì si eclissa. Anche in questo 2017.

A INDIAN WELLS ha battuto Djokovic, a Miami ha perso in semifinale con Federer dopo tre tie-break di inumana beltà. Ha contributo a portare l’Australia in semifinale di Davis. Poi, sul più bello, l’implosione. L’ennesima. Ha saltato molti tornei, più volte si è ritirato. La stagione sull’erba l’ha buttata via. Un tale letargo è dipeso da infortuni, lutti (ha perso i nonni) e guai sentimenta­li: la fidanzata lo ha lasciato dopo che lui si era fatto pizzicare di notte, a Wimbledon, in compagnia di due tenniste. Le beghine del politicame­nte corretto lo detestano perché, in campo, è spesso maleducato e nichilista. Vorrebbero che il tennis fosse un presepe soporifero: sai che noia. Kyrgios, che anche al suo peggio fa male solo a se stesso, si è fatto multare perché ha “sciolto” durante le partite per mancanza di voglia. Ha detto a Wawrinka che la sua compagna gli aveva messo le corna. Nelle interviste dice che il tennis non gli piace e in campo scrolla spesso la testa come a dire “Che ci faccio qui?” (spesso lo dice proprio). Caratteria­lmente è un mix tra McEnroe, Safin e Fognini: auguri. Fuori dal campo è invece una delle persone più garbate del circuito. Inquieto e tormentato, umorale e predestina­to. Tre anni fa Ferrer, emblema del tennista volitivo, gli disse: “Devi imparare a soffrire”. Kyrgios aveva 19 anni, mangiava pollo fritto ed era sovrappeso. Rispose così: “Tu devi essere matto”. Sabato, dopo avere vinto la semifinale proprio contro Ferrer, poteva esprimere gioia. Invece ha filosofegg­iato: “Io futuro numero 1 al mondo? Ci sono altre cose più importanti rispetto al tennis. Nel mondo accadono cose peggiori di me che perdo una partita di tennis ed è per questo che non posso prendere il tennis molto seriamente. Ho avuto parenti che sono morti e non li ho visti abbastanza per via del tennis, e penso che questo possa essere un motivo per cui non posso realmente impegnarmi a pieno nel gioco. Voglio dire, se sono numero 1 o 500, alla fine sono solo un tennista”. Poi: “Non voglio essere ricordato come un tennista straordina­rio, bensì come un giocatore gentile verso la gente” Kyrgios è così. E tra i “nuovi”, assieme a Shapovalov e pochi altri, è un generatore sicuro di spettacolo puro nel tennis del futuro. Piaccia o non piaccia.

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