Uova contaminate, scoperti due casi forse ‘made in Italy’
Lazio e Marche Dalle analisi del ministero della Salute emergono campioni positivi all’antipulci in prodotti distribuiti come “italiani”
Nella mattinata di ieri erano due i campioni risultati positivi su 144 analizzati: le uova contaminate con il Fipronil sono arrivate anche in Italia, rintracciate rispettivamente nei prodotti di un laboratorio di pasta all’uovo romano e in un centro di imballaggio di uova per la grande distribuzione di Ancona. I controlli sono ancora in corso, ieri erano a quota 400. “Le positività potrebbero diventare più di due - spiegano dal ministero della Salute - ma non c’è pericolo per la salute”. In serata, è stata sequestrata a Milano una partita di omelette surgelate (Atsuyaki Tamago), prodotte con uova contaminate e arrivata da un’azienda tedesca.
IL CASO. L’allarme Fipronil è iniziato il 22 luglio, quando l’Autorità olandese per la sicurezza alimentare ha diffuso una prima allerta sulla contaminazione delle uova commercializzate nel paese. Ne sono seguite altre (si è passati, nel giro di qualche giorno, da “nessun pericolo per la salute pubblica” a “gran pericolo per la salute pubblica) fino all’arresto, il 10 agosto, di due manager olandesi e alla redazione dell’elenco di tutti i paesi europei in cui erano state distribuite le uova. In sintesi, alle galline di alcuni allevamenti sarebbero stati somministrati rimedi contro pulci e parassiti a base di Fipronil (proveniente dai Paesi Bassi) il cui uso è vietato in Europa sugli animali destinati all’alimentazione. C’erano state rassicurazioni sull’Italia: nessun caso di uova contaminate.
I CONTROLLI. Poi, la settimana scorsa, un’azienda di distribuzione emiliana ha fatto sapere di aver comprato dei derivati provenien- ti dai Paesi Bassi. Sono iniziate le verifiche e ritirati i prodotti che risultavano connessi alle aziende olandesi e belghe coinvolte. Ciononostante, dalle analisi del ministero della Salute, dei Nas e delle Regioni, sono risultati positivi due campioni. I POSITIVI. Il primo caso di positività - quello del Lazio - riguarda della pasta all’uovo. Il secondo, nelle Marche, è stato invece riscontrato nelle uova. Si cerca ancora di capire da cosa dipenda la contaminazione, anche perché, almeno per le uova contaminate, si tratterebbe di prodotti indicati come Made in Italy. In entrambi i casi, si tratta di aziende locali.
STATISTICA. “Oltre ai controlli obbligati dall’allerta europea - spiega Giuseppe Ruocco, direttore generale della sicurezza alimentare del ministero della Salute - ne abbiamo attivata un’altra serie: partendo dagli elenchi degli stabilimenti che trattano uova a tutti i livelli (imballaggio, produzione, trasformazione, distribuzione) ad ogni Regione è stata indicata la percentuale di controlli a campione da effettuare. Poi abbiamo redatto un altro elenco per i Nas sui prodotti di cui l’uovo è solo una componente”. Una prima scrematura a campione: nei prossimi giorni si valuterà se ampliare o meno le analisi e allargare i campioni. Ieri, ne erano stati analizzati circa 400.
IL PERICOLO. “Dipende dalla quantità di sostanza ingerita: se una persona adulta ne ingerisce una dose minima, i rischi sono circoscritti e limitati. Solo se la per- centuale è più consistente e viene assunta in modo costante nel tempo, il rischio comincia a essere reale” ha spiegato Luciano Atzori, biologo dello studio Abr. Salvo poi aggiungere: “Il rischio è soggettivo. I bambini o anche gli anziani sono più vulnerabili degli adulti agli effetti tossicologici. Per loro anche un’assunzione limitata nel tempo e nella quantità può causare rischi”.
I SINTOMI. Ipereccitabilità, irritabilità , tremori. Nei casi gravi, letargia e convulsioni. Per ridurre l’assorbimento intestinale, i medici consigliano di usare una lavanda gastrica, un purgante salino o carbone attivo. Il ministero ha però assicurato che i pericoli per la salute sono modesti: in base al livello di contaminazione e considerando la quantità dei consumi abituali degli italiani, anche l’eventuale ingestione non avrebbe effetti gravi.
MADE IN ITALY. Resta da capire se il problema riguardi le frodi alimentari (spacciare per italiane uova che invece arrivano da altri Paesi) oppure se anche negli allevamenti italiani si faccia uso di insetticidi nocivi. I primi risultati delle indagini dovrebbero arrivare in questi giorni. L’Italia, infatti, non è autosufficiente per la produzione di uova. Nel 2016, ne sono state prodotte 12,9 miliardi e ne sono state importate 158 milioni. “L’infestazione da acaro rosso è assolutamente deleteria per la produzione di uova ma non autorizza a utilizzare prodotti come il fipronil - spiega Antonio Camarda, docente dell’Università di Bari ed esperto di patologie aviarie - gli allevatori hanno l’obbligo di affidarsi solo a prodotti autorizzati per legge e regolarmente prescritti dai propri veterinari”.
Le rassicurazioni ”Rischio minimo per la salute”. A Milano, sequestrata una partita di omelette surgelate