Angemi, dai bulli a scuola al palcoscenico dance più grande del mondo
L’INTERVISTA Reduce dal “Tomorrowland”: “Ero balbuziente, la consolle è stata il mio riscatto”
Archiviato il Tomorrowland, il festival di musica elettronica che si svolge in Belgio dal 2005, c’è giusto una settimana per creare nuove tracce e poi subito in tour. Contattiamo Ninni Angemi telefonicamente, è pressoché inafferrabile. “Ho finito di suonare all’alba. Questa settimana mi sono esibito all’Amnesia e all’Ushuaia di Ibiza, poi a Cipro, al Medusa Festival di Valencia di fronte a 50 mila persone e ancora al Lyd-Edm Festival di Soverato”. “Neanche un giorno di vacanza per godersi il successo?”. “No, riparto domattina alle sei. Sono pieno di date, ti dico solo che il mio remix di Despacito in soli quattro giorni ha raggiunto 30 milioni di visite. Spero solo di trovare il tempo a Natale per andare in Paraguay a trovare la mia ragazza”. Classe 1996, catanese ma della provincia, Angemi è il dj nostrano più richiesto sulla scena elettronica internazionale. A luglio è stato l’unico italiano a esibirsi sul main stage del Tomorrowland a Boom, in Belgio, la più importante kermesse di musica dance al fianco di big come Carl Cox, Paul Van Dyk, Tiësto.
Ci racconta l’attimo prima di salire su quel palco?
( Ride) Poco prima dello show mi hanno comunicato che dovevo ridurre il mio set di cinque minuti, perché ero il primo artista della diretta mondiale e mi avrebbe preceduto una intro orchestrale. Panico. Avevo preparato una scaletta di un’ora esatta, ho cominciato a urlare, ero nervosissimo. Ho trovato un pianoforte e mi sono messo a suonare per sfogarmi. Davanti a tutta quella gente, le mani hanno iniziato a tremare, ho ripercorso tutta la mia storia… Sul palco ho prima improvvisato e poi sono partito. Alla fine è andata benissimo. Riguardando le immagini c’è un momento in cui, durante il remix di Photographdi Ed Sheeran, fisso la telecamera e dico “Wow”… Ero commosso.
Estate in tournée Prima in Belgio, poi Ibiza, Cipro, Valencia:
“Mi hanno scoperto gli olandesi, le nostre etichette continuavano a snobbarmi”