Resta sempre “la roulette russa Campania”: scosse, tre vulcani e rischio idrogeologico
I pericoli nella regione col più alto tasso di abitanti per km quadrato
Il
rischio sismico, certo, ma non solo. In Campania la terra trema, si sa, ma ci sono pure tre vulcani attivi e un rischio idrogeologico che coinvolge circa il 19% della superficie regionale. Un territorio da trattare con cura che invece è invaso dall’abusivismo edilizio, che moltiplica gli effetti collaterali dei fenomeni naturali.
È TANTO VERO che il Wwf parla di “Roulette russa campana”. Svolgimento: 129 Comuni sono ad elevata sismicità (molti nelle zone appenniniche del Matese e dell’Irpinia); 360 a media sismicità ( zone pianeggianti e costiere; i rimanenti 61 Comuni sono a rischio ridotto ed appartengono al Cilento, al- la Costiera amalfitana e al litorale casertano.
E ancora: “Va denunciato di nuovo (come più volte fatto dall’Ordine dei Geologi) che in Campania nelle zone a più elevato rischio sismico ci sono 4.608 scuole, 259 ospedali e 865.778 fabbricati pubblici e privati e non esiste una completa ed organica classificazione del rischio sismico di questi manufatti”. E infatti case e palaz- zi continuano a venir giù come castelli di carte: “Che oggi si possa morire con un evento sismico di magnitudo 4 è dolorosamente inaccettabile – dice la presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi - Quello di Ischia, per le proporzioni dei danni è un disastro annunciato che dimostra che il nostro Paese non investe come dovrebbe in prevenzione, nonostante le tragedie degli ultimi anni”.
E se la terra non trema c’è sempre il dissesto idrogeologico: la superficie delle aree esposte a rischio, dice il dossier del Wwf, è di oltre 2.597 chilometri quadrati. Non solo: le analisi dimostrano come in Campania ci siano ben 23.430 frane per circa 973 chilometri quadrati, che in poche parole significa che il 7% del territorio regionale è dunque in frana attiva o quiescente (è il caso, macabro, di Casamicciola).
Insomma, per anni si è continuato a costruire anche là dove non si dovrebbe, ignorando i pericoli di un eventuale terremoto, di una frana e, nell’ipotesi più remota, del ri- sveglio di un vulcano. E anche qui, i monitoraggi dell’ Ingv di Napoli non si sono mai fermati, soprattutto per la particolarità del territorio che vede tre vulcani ancora attivi: il Vesuvio, i Campi Flegrei e Ischia.
UN ASPETTO, quest’ ultimo, che rende sicuramente fascinoso il territorio campano, ma anche un potenziale fattore di pericolo per gli abitanti: “È evidente che più si costruisce in quelle zone e più aumenta il livello di rischio – spiega Stefano Carlino, ricercatore dall’Istituto nazionale di vulcanologia e geologia a Napoli – Anche in una situazione di bassa pe-
Pianificazione?
Il ricercatore dell’Ingv: “Noi abbiamo avvertito tutti: più costruisci più alto è il livello di rischio”
ricolosità è ovvio che più aumenta la superficie abitata e più è grave il danno”. Eppure si continua a costruire, ma la prevenzione? “Da almeno vent’anni la comunità scientifica ha spiegato il problema alle istituzioni - prosegue Carlino - soprattutto battendo sulla prevenzione per cercare di mitigare i rischi: certo è costo- sa, ma è anche fondamentale. Purtroppo su questo non è mai stata posta la giusta attenzione e spesso è la stessa popolazione a dimostrarsi ostile”.
In genere, terremoti e risveglio dei vulcani possono essere correlati, perché più si sposta la crosta terrestre e più c’è il rischio che il magma possa fuoriuscire: “Un risveglio im- minente del vulcano è un’ipotesi remota - tranquillizza tutti Carlino - perché è molto difficile che ci sia del magma fuso, ma è una zona che teniamo sotto un continuo monitoraggio, come i Campi Flegrei, visto che dal 2006 c’è una nuova fase di sollevamento del suolo che però si accompagna ad una bassa attività sismica”.
La dimensione della “roulette russa Campania”, infine, è plasticamente evidente da un altro dato. La popolazione, dice il dossier del Wwf, è quella con la massima densità abitativa in Italia: 427 abitanti per chilometro quadrato contro una densità media italiana di 201. Conclusione dell’associazione ambientalista: quello che è successo ad Ischia vede “la grave responsabilità di quanti hanno tollerato e tollerano l’ abusivismo”.