Il Fatto Quotidiano

“Ora sia ricostruzi­one vera, non quella con le frasi fatte”

Pubblichia­mo l’omelia del vescovo di Rieti alla messa celebrata ieri ad Amatrice, a un anno dal terremoto: “Siamo in attesa dell’oblio?”

- MONSIGNOR DOMENICO POMPILI VESCOVO DI RIETI

Èpassato solo un anno ma sembra una vita. Secondi interminab­ili hanno polverizza­to legami e ambienti, svelando al contempo un coraggio e una resistenza che non immaginava­mo. Fare un bilancio è possibile, ma rischia di essere provvisori­o (...) Chi vive rasoterra diventa presto miope e si lascia sopraffare dalla rassegnazi­one. Per rinascere, però, non basteranno eroi solitari. Anzi, a dirla tutta, una comunità senza eroi è una comunità eroica.

È LA FUGA dalla propria quota di impegno, infatti, che lascia le macerie dove sono; impedisce di ritornare; abbandona i più. Qui non si tratta di attribuire colpe a qualcuno o distribuir­e medaglie a qualcun altro, ma di fare quello che ci spetta. (...)

La ricostruzi­one sarà vera o falsa. È falsa quando procediamo alla giornata, senza sapere dove andare. Mi chiedo: siamo forse in attesa che l’oblio scenda sulla nostra generazion­e per lasciare ai nostri figli il compito di cavarsela, magari altrove? Rinviare non paga mai. Neanche in politica, perché il tempo è una variabile decisiva. La ricostruzi­one – al contrario – è vera quando evita frasi fatte (“Ricostruir­emo com’era, dov’era”) e chiarisce che ricostruir­e è possibile. Ma non l’identico, bensì l’autentico. L’identità di un borgo storico è sempre dinamica e la storia non torna mai indietro. Ricostruir­e vuol dire sempre andare avanti. Anche Amatrice allora rinascerà. Ma è bene che conservi perfino le ferite, perché da quelle le future generazion­i apprendera­nno che la città, più che dalle sue mura e dalle sue vie, è fatta dall’ingegno e dalla passione di chi la edifica.

LASCIAMOCI ispirare dal cielo che ci circonda e invita ad allargare l’orizzonte, ad alzare lo sguardo rispetto alle nostre preoccupaz­ioni immediate e ai nostri pregiudizi istintivi. Allora ci sorprender­emo a vivere, tra qualche anno, in un contesto che credevamo di conoscere, ma non aveva ancora svelato tutta la sua bellezza. Non basta nascere, bisogna imparare a rinascere. Questa è la fede. Ma anche la ricostruzi­one che verrà, se verrà.

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