Il Fatto Quotidiano

Sgomberati i rifugiati ribelli “Se serve spezzate le braccia”

Piazza Indipenden­zaNuovo sgombero degli eritrei con gli idranti: “Avevano bombole di gas”. Ripreso un funzionari­o di polizia che invita a far male

- » ANDREA PALLADINO

Ha perso tutto. Nei sacchi c'erano le foto dei figli, l’oro raccolto in una vita, i ricordi che rimanevano dopo il viaggio dall’Etiopia passando per il deserto e il mare. “Per me Italia è una mamma – racconta Alemito, una delle donne caricate ieri dalla polizia in piazza Indipenden­za, nel cuore di Roma, dopo lo sgombero del palazzo ex Ispra – mi ha salvato dal mare, mi ha accolto. Ma oggi ho visto un altro Paese”.

Via Goito, tra il ministero dell’Economia e la stazione Termini, per qualche ora accoglie una piccola parte dei 700 uomini, donne, anziani, bambini arrivati anni fa dal Corno d’Africa. Da quattro anni occupavano uno stabile in via Curtatone, vicino a piazza Indipenden­za, di proprietà di un fondo immobiliar­e. “Hanno rifiutato le sistemazio­ni alternativ­e”, dicono, ma poi lo stesso Comune spiega che c’erano 107 posti nelle case famiglia, mentre loro sono 700. Sono rifugiati, con lo status già riconosciu­to e quindi sotto protezione; sono, alcuni, diventati cittadini italiani dopo prolungata residenza. Sono nella maggior parte residenti nella Capitale. E da ieri fantasmi. Seduti sui marciapied­i di via Goito, mangiavano i piatti eritrei distribuit­i da un ristorante africano. I pentoloni di alluminio nel centro della strada, l’o d or e delle spezie, il pane eritreo. Sanno attendere. Sorridono nonostante la paura, riguardano sui cellulari le immagini della carica. Cercano di capire cosa accadrà.

“MI STAVO lavando i denti – racconta Alemito – e all’improvviso ho sentito gli idranti, siamo fuggiti”. Cariche dure, un elicottero che sorvolava l’area, i getti d’acqua, giustifica­ti, scrive la Questura, “dal possesso da parte degli occupanti di bombole di gas e bottiglie incendiari­e”. Nel video diffuso ieri mattina dalla Polizia si vede un giovane lanciare una bombola, probabilme­nte semivuota, dal primo piano dello stabile occupato. Poco dopo, quando gli idranti erano già in azione, si vede una fiamma. Quattro sono indicati come partecipan­ti agli scontri. Non si ha notizia ufficiale del sequestro di ordigni incendiari.

La vicenda era iniziata sabato, quando 700 persone erano state sgomberate dall’edificio occupato. Inizialmen­te la prefettura aveva consentito a un centinaio di persone più fragili di rimanere al primo piano, mentre gli altri si erano dispersi e un gruppo si era accampato in piazza Indipen- denza, dove c’è anche il Csm, come è successo per anni in passato. L’altroieri un primo tentativo di allontanar­li, senza successo. Ieri mattina, verso le 6, l’intervento duro. “Sotto gli occhi terrorizza­ti dei bambini – ha sottolinea­to Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef – che erano stati lasciati al primo piano insieme alle loro famiglie dopo lo sgombero di sabato scorso”. Il getto degli idranti ha disperso anche buona parte degli effetti personali dei rifugiati, raccolti e portati via in tarda mattinata dall’A ma . Pezzi di storia e di vita scomparsi per sempre.

NEL PRIMO pomeriggio è arrivata una seconda carica, a pochi passi dalla Stazione Termini. “Se tirano qualcosa, spaccategl­i il braccio”, sono le parole di un funzionari­o di polizia in un video diffuso da repubblica.it. “Stiamo accertando eventuali irregolari­tà”, spiegano dalla Questura.

In poche ore via Goito si anima. Si organizza la solidariet­à, tutta interna alla comunità. In tante ore nessun aiuto è arrivato dal Comune o da altri.

Arriva un’auto, scarica l’acqua. Sono ragazzi eritrei, la notizia dello sgombero corre. Qualcuno, raccontano, sta cercando ospitalità da parenti: un’alternativ­a alla strada almeno per qualche giorno. La Prefettura e il Comune spiegano che il loro compito si ferma all’assistenza per un centinaio di persone, tra malati, bambini, disabili. Gli altri? “Dovranno fare domanda come tutti quanti mettendosi in lista per una casa popolare”, dicono dal Campidogli­o, mentre la Regione tace.

La stessa risposta, di fatto, l’ha ricevuta una delegazion­e del III municipio che ha incontrato i rappresent­anti della Prefettura. Libera e alcuni funzionari della Cgil che accompagna­vano la delegazion­e non sono stati fatti entrare. La linea è chiara: solo chi ha bisogno di immediata assistenza può essere aiutato. E anche qui i numeri non sempre tornano: “I n izialmente la prefettura ci aveva consegnato un censimento da cui risultavan­o zero minorenni – fanno sapere dall’assessorat­o alla casa – e invece ce n’erano 37”. Su via Goito, seduti sui marciapied­i, ieri pomeriggio almeno una decina di bambini aspettava di capire dove avrebbero passato la notte, mentre la Questura assicurava, con un comunicato, che “gli occupanti dello stabile, comprese le ‘fragilità’, sono state trasferite presso l’ufficio immigrazio­ne di via Patini”. Tutti gli altri? Fantasmi, rifugiati da oggi senza protezione.

SABATO

La Questura ha sgomberato un palazzo di via Curtatone, vicino a piazza Indipenden­za dove c’è la sede del Csm a Roma, occupato da circa 700 persone, per lo più rifugiati eritrei

IERI

Le cariche per “liberare” la piazza dove si era accampato un centinaio di loro

L’emergenza

Erano 700 in un edificio occupato in centro, proposte alternativ­e ma solo per 107 di loro La scheda

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Ansa Le cariche La polizia disperde gli immigrati in piazza Indipenden­za a Roma
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LaPresse Un agente e una donna africana

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