“Via i neri da qui”: scritte razziste e balle di fieno contro i profughi
Nel Piacentino: no a 15 minori. E a Genova l’assessore parla di “mao mao”
Un paese, poche anime, la val Tidone a fare da sfondo. La provincia è quella di Piacenza. Breno sta qua. Pugno di case come la vicina Bilegno. Qua sono arrivati i profughi. Quindici e tutti minorenni tra i 13 e i 17 anni. Senegal, Sierra Leone, Ghana, Nigeria, Bangladesh, Gambia, Guinea. E ora a Breno per iniziare una nuova vita. Loro ci provano, la comunità locale non li vuole e li ha accolti con scritte razziste sui muri di una ex scuola dove attualmente vengono gestiti dalla cooperativa Ippogrifo.
MANI ANONIME per ora hanno dato voce agli insulti. Alla lettera: “Breno dice no ai neri, all’invasione e alle Coop”. I carabinieri indagano su questo e su chi, sempre ieri, ha spostato enormi balle di fieno davanti agli ingressi dello stabile ammodernato proprio per acco- gliere i profughi che alla fine sono entrati nella struttura seguiti da sei assistenti sociali.
La storia, dunque, si ripete. Qualche mese fa è stata la volta di Besnate in provincia di Varese. Il sindaco del Pd scelse lo sciopero della fame per protestare contro l’invio di 35 persone. Troppe, tuonò allora il primo cittadino, per un paese di ben 5 mila abitanti. Breno ne conta molti meno. Ma come sempre più che lo spirito di accoglienza vale la fredda aritmetica che vuole, per calcolo tutto governativo, che a ogni mille abitanti corrispondano circa due o tre persone al massimo. E gli abitanti, quelli di Breno, i profughi non li vogliono. Prima dell’arrivo dei 15 minori, la comunità ospitava già 26 persone. Ora il conto sale a più di 40 e anche il sindaco ammette che così è impossibi- le fare accoglienza. Pietro Mazzocchi, eletto nel 2016 in una coalizione di centrodestra, lo spiega senza tanti giri di parole: “Noi a Borgonovo ospitiamo già minori non accompagnati e quindi facciamo già la nostra parte, qui la quota di migranti accolti l’avevamo già raggiunta. Capisco il malumore della gente. Si conti- nua ad andare avanti così ed è un sistema di cui non si vede la fine”. Minaccia poi di chiudere con l’accoglienza, ma poi assicura che “non c’è il rischio di tensioni, si è trattato di un fatto sporadico legato all’esasperazione degli abitanti”.
NON DISTANTE dalla Val Tidone, a Genova altro caso di intolleranza. Protagonista, Stefano Mai, assessore regionale all’Agricoltura in quota Lega Nord che in un post su Facebook ha commentato così l’arrivo a Zuccarello (Savona) di sei migranti. “Mandano i mao mao anche al mio paese, sto pensando di togliere il red carpet”. Il post è stato poi rimosso. Il nuovo commento però non pare abbassare i toni. Scrive Mai: “Nel borgo c’è anche wi-fi. Ma dico? Non si può trovare una famiglia in grado di rafforzare il tessuto sociale? Si ha l’animo caritatevole? Perché non dimostrarlo con tanti conterranei bisognosi?”. Sempre nel capoluogo ligure un consigliere di municipio ha messo su Fb la sua foto con la scritta: “Portatemi in Siria poi torno e dividiamo”. Massimo Pantini, passato dal centrodestra al Pd, però spiega: “La persona nella foto non sono io”.