Quando un uomo col bazooka ne incontra uno con la Germania
Quando un uomo col bazooka incontra un uomo che rappresenta corposi interessi economici e il potere politico di un grosso Stato germanofono, l’uomo col bazooka è Mario Draghi. Il bazooka – come tutti lo definivano prima che lo usasse – è il Quantitative easing, cioè il programma di acquisti di titoli della Bce da decine di miliardi al mese: oggi, il bazooka lo chiamano tutti Qe avendo intuito che spara a salve. C’è il problema che “stampare moneta” doveva far ripartire l’inflazione – come si credeva giusta una teoria precedente alla penicillina – e invece quella se ne fotte preferendo credere al potere d’acquisto. Il pum-pum! del bazooka-giocattolo di Draghi è servito solo a spostare un po’ più in là il redde rationem nell’Eurozona abbassando gli interessi sul debito degli Stati del Sud. Adesso, però, il tempo dei giocattoli sta per finire per il buon motivo che i tassi negativi uccidono l’economia tedesca (fondi pensione, assicurazioni e quella fogna che è il loro sistema bancario). Il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, candidato successore di Draghi alla Bce, l’ha chiarito due giorni fa: a fine anno si chiude. E il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha indicato a noi terroni la soluzione: prestiti dal Fondo “salva Stati” Esm, controllato dalla Germania, che poi ci pensa lui a governare gli “aiutati”. La politica, specie quella non tedesca, è vista con sospetto a Berlino: meglio un bell’esperto in recupero crediti a fare la spending reviewa Roma. Ora rimane da capire dove riporre il bazooka di Mario per non averlo sempre in mezzo.