Il badge per entrare e la portineria: comandavano in due
LA STORIA L’edificio di piazza Indipendenza Abitato illegalmente dal 2013, 52 mila metri quadri di uffici su sette piani: spacciatori, scafisti e bombole di gas
Cin qu an ta du em il a metri quadri di uffici divisi su sette piani, in uno stabile collocato a due passi dalla stazione Termini. Il palazzo sgomberato nei giorni scorsi a via Curtatone, non lontano dal centro di Roma è una delle testimonianze dell’architettura razionalista nella Capitale. Realizzato negli anni Cinquanta è stato sede, tra gli ultimi utilizzatori, della Federconsorzi e dell’I s pr a . L’immobile, del valore di circa 80 milioni di euro, è di proprietà del fondo immobiliare Omega, gestito da Idea Fimit e sottoscritto da investitori tra cui alcuni fondi pensione. Era stato acquistato per cambiarne la destinazione d’uso, anche se parzialmente coperto da un vincolo architettonico del Mibact, tra le ipotesi circolate c’era la riconversione in un albergo, vista la prossimità con lo scalo ferroviario.
NEL 2013, però, una volta rimasto sfitto lo stabile è stato occupato da un gruppo di rifugiati politici e richiedenti asilo, soprattutto etiopi ed eritrei. Le stime degli ultimi mesi parlano di circa 250 occupanti “fissi”, ma in alcuni periodi la struttura avrebbe ospitato fino a 700 persone. Un’umanità varia composta in buona parte da coloro che hanno terminato il ciclo dell’accoglienza nel circuito Sprar, quello che prende in carico i richiedenti asilo, e di fatto una volta ottenuto lo status di rifugiato entra a pieno titolo nella categoria delle fragilità sociali a cui il welfa- re non offre risposte soddisfacenti.
Il decreto di sequestro preventivo risale al dicembre 2015, indicano come occupanti “circa 200 persone” e un esponente dei movimenti di lotta per la casa. E ordina il sequestro perché l’occupazione “sta determinando un progressivo deterioramento dell’immobile”. L’anno dopo l’allora commissario capitolino Francesco Paolo Tronca ha inserito l’immobile di via Curtatone nella short list di 16 palazzi da sgomberare in via prioritaria all’interno delle 74 occupazioni censite a Roma. Motivo, specifica la delibera, si tratta di strutture classificate come “pericolanti con rischio di incolumità per gli occupanti”.
DALLE RICOSTRUZIONI, ancora frammentarie, fornite da ex occupanti e frequentatori del posto a seguito dello sgombero emerge che per entrare nello stabile era necessario fornire un documento alle due persone, un uomo e una donna, che svolgevano un servizio di portierato.
Un pratica piuttosto diffusa negli stabili occupati per tenere sotto controllo il numero dei residenti ed evitare l’ingresso di ospiti poco graditi. I primi tre piani sarebbero stati abitati da famiglie con bambini. Altre testimonianze però raccontano di grandi stanze comuni, dove dormivano fino a venti persone, servite da un solo bagno. Dei locali erano stati allestiti come mensa autogestita. Al pian terreno ci sarebbe stata una sala per ospiti di emergenza, dove in caso di necessità venivano aperti dei letti utilizzati come ricovero per dei transitanti.
Nel corso degli anni le forze d el l’ordine più volte hanno compiuto delle perquisizioni all’interno della struttura, sia per segnalazioni legate allo spaccio di sostanze stupefacenti sia per la presenza di presunti scafisti. Anche i Vigili del Fuoco avevano effettuato diverse ricognizioni riscontrando già lo scorso anno la presenza di una cinquantina di bombole di gas, una concentrazione giudicata non idonea per un luogo abitato da centinaia di persone.
Il “condominio” Le famiglie con bambini separate dagli stanzoni dove dormivano in venti. E una “sala emergenze”