Il Fatto Quotidiano

Il badge per entrare e la portineria: comandavan­o in due

LA STORIA L’edificio di piazza Indipenden­za Abitato illegalmen­te dal 2013, 52 mila metri quadri di uffici su sette piani: spacciator­i, scafisti e bombole di gas

- » ANDREA MANAGÒ

Cin qu an ta du em il a metri quadri di uffici divisi su sette piani, in uno stabile collocato a due passi dalla stazione Termini. Il palazzo sgomberato nei giorni scorsi a via Curtatone, non lontano dal centro di Roma è una delle testimonia­nze dell’architettu­ra razionalis­ta nella Capitale. Realizzato negli anni Cinquanta è stato sede, tra gli ultimi utilizzato­ri, della Federconso­rzi e dell’I s pr a . L’immobile, del valore di circa 80 milioni di euro, è di proprietà del fondo immobiliar­e Omega, gestito da Idea Fimit e sottoscrit­to da investitor­i tra cui alcuni fondi pensione. Era stato acquistato per cambiarne la destinazio­ne d’uso, anche se parzialmen­te coperto da un vincolo architetto­nico del Mibact, tra le ipotesi circolate c’era la riconversi­one in un albergo, vista la prossimità con lo scalo ferroviari­o.

NEL 2013, però, una volta rimasto sfitto lo stabile è stato occupato da un gruppo di rifugiati politici e richiedent­i asilo, soprattutt­o etiopi ed eritrei. Le stime degli ultimi mesi parlano di circa 250 occupanti “fissi”, ma in alcuni periodi la struttura avrebbe ospitato fino a 700 persone. Un’umanità varia composta in buona parte da coloro che hanno terminato il ciclo dell’accoglienz­a nel circuito Sprar, quello che prende in carico i richiedent­i asilo, e di fatto una volta ottenuto lo status di rifugiato entra a pieno titolo nella categoria delle fragilità sociali a cui il welfa- re non offre risposte soddisface­nti.

Il decreto di sequestro preventivo risale al dicembre 2015, indicano come occupanti “circa 200 persone” e un esponente dei movimenti di lotta per la casa. E ordina il sequestro perché l’occupazion­e “sta determinan­do un progressiv­o deterioram­ento dell’immobile”. L’anno dopo l’allora commissari­o capitolino Francesco Paolo Tronca ha inserito l’immobile di via Curtatone nella short list di 16 palazzi da sgomberare in via prioritari­a all’interno delle 74 occupazion­i censite a Roma. Motivo, specifica la delibera, si tratta di strutture classifica­te come “pericolant­i con rischio di incolumità per gli occupanti”.

DALLE RICOSTRUZI­ONI, ancora frammentar­ie, fornite da ex occupanti e frequentat­ori del posto a seguito dello sgombero emerge che per entrare nello stabile era necessario fornire un documento alle due persone, un uomo e una donna, che svolgevano un servizio di portierato.

Un pratica piuttosto diffusa negli stabili occupati per tenere sotto controllo il numero dei residenti ed evitare l’ingresso di ospiti poco graditi. I primi tre piani sarebbero stati abitati da famiglie con bambini. Altre testimonia­nze però raccontano di grandi stanze comuni, dove dormivano fino a venti persone, servite da un solo bagno. Dei locali erano stati allestiti come mensa autogestit­a. Al pian terreno ci sarebbe stata una sala per ospiti di emergenza, dove in caso di necessità venivano aperti dei letti utilizzati come ricovero per dei transitant­i.

Nel corso degli anni le forze d el l’ordine più volte hanno compiuto delle perquisizi­oni all’interno della struttura, sia per segnalazio­ni legate allo spaccio di sostanze stupefacen­ti sia per la presenza di presunti scafisti. Anche i Vigili del Fuoco avevano effettuato diverse ricognizio­ni riscontran­do già lo scorso anno la presenza di una cinquantin­a di bombole di gas, una concentraz­ione giudicata non idonea per un luogo abitato da centinaia di persone.

Il “condominio” Le famiglie con bambini separate dagli stanzoni dove dormivano in venti. E una “sala emergenze”

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LaPresse Lo stabile di via Curtatone sgomberato sabato scorso dalle forze dell’ordine
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