Le accuse contro Ong e scafisti prima a Salvini che in Procura
Il leader leghista contattato dai due ex poliziotti in servizio sulla nave di Save the Children
“Cambieremo questa vergogna, promesso!”. Era il 26 settembre e con queste parole, il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, rassicurava Floriana Ballestra, che era a bordo della nave Vos Hestia, come operatrice della sicurezza per Save the Children. Strano.
Interpellato dal Fatto, quando gli abbiamo chiesto se avesse mai incontrato gli operatori Imi Service – gli ex poliziotti che hanno denunciato alla Procura di Trapani le anomalie viste durante i salvataggi – ha risposto: “Non li conosco, ma li avrei incontrati volentieri”. Il punto è che li ha incontrati. Almeno a sentire Ballestra: “A febbraio, dopo le telefonate, l’ho visto personalmente a Milano. Gli ho portato tutta la nostra documentazione. Inclusa la relazione che avevamo inviato ai Servizi segreti il 25 settembre”. Di certo c’è un fatto: le denunce di Ballestra e colleghi, dalla Procura di Trapani, sono state ritenute attendibili. Quel che non quadra, invece, riguarda gli avvenimenti paralleli alla denuncia.
Non quadra, per esempio, che Salvini non ricordi di aver incontrato Ballestra. Mente l’ex poliziotta? O mente Salvini? E soprattutto: perché nascondere questo incontro? C’è un altro fatto certo: Ballestra è orgogliosa della denuncia effettuata in Procura, rivendica di aver dato impulso alle indagini ed è riconoscente, nei confronti della Lega, per il supporto ricevuto: “Si sono resi disponibili a sostenerci. Cosa che nessun altro ha fatto”. E anche in questo caso, però, qualcosa non quadra. Il suo collega Pietro Gallo, anch’egli ex poliziotto, attraverso il suo avvocato, Vincenzo Perticaro, ci ha comunicato: “Salvini non ha fatto nulla di concreto”. Ma insomma: Salvini ha supportato i denuncianti o no? Sapeva delle loro denunce? Gallo e Ballestra cosa si aspettavano? E ancora: perché Gallo, intercettato, dice: “L’interesse è di bloccare tutte le Ong?”. L’interesse di chi? Su questo Gallo non risponde.
“A chi dovevamo rivolgerci se non a lui?”
“Il nostro intento era semplice: che qualcuno, con più potere di noi, facesse qualcosa rispetto alle anomalie che segnalavamo”, spiega Ballestra. E quindi contattano Salvini. “A chi dovevamo rivolgerci se non alla politica?”. Alla Procura, per esempio. “Non avevamo tutto questo tempo a disposizione. Eravamo imbarcati. E comunque, in Procura, ci siamo andati”. Vero. Ecco la cronologia. Il 24 settembre scrivono un’email, con oggetto “situazione profughi nave Vos Hestia”, ad Alessandro Di Battista del M5S. “Ma non ci risponde”, dice Ballestra. Il 25 settembre scrivono ai Servizi segreti. “Ci sembrava la soluzione più logica”. Il 26 settembre sono in contatto con Salvini. “In quei giorni –r a cc o nt a Ballestra – parlavo al telefono con Salvini e dicevo: ‘Non sappiamo a chi rivolgerci’...”. A metà ottobre denunciano alla Squadra mobile di Trapani. Nel frattempo hanno continuato a navigare sulla nave Vos Hestia di Save the Children. Avvertendo Salvini, in diretta, attraverso il contatto con un suo uomo di fiducia, Alessandro Panza, dei loro sospetti.
È lo stesso Salvini, stando alle parole di Ballestra, a fornirle il numero di Panza. Il Fatto ha chiesto conferma a Panza via sms senza ricevere risposta. Eppure già il 27 settembre, sempre stando alla ricostruzione di Ballestra, l’ex poliziotta gli invia la foto della nave Iuventa della Ong Jugend Rettet, sequestrata il mese scorso dalla Procura di Trapani, confidandogli il sospetto che “collabori con gli scafisti”. Gli manda l’elenco delle navi delle Ong che operano in prossimità della Libia. Poi, a febbraio, Ballestra dice di aver consegnato a Salvini il report inviato all’Aise. E di avergli raccontato d’aver visto a bordo dei migranti che fumavano hashish “che gli serviva per dormire” e portavano coltelli che “te cni camente sono armi e nessuno sequestrava”.
Si spiegherebbero così le parole di Salvini ad aprile, o- spite a In Mezz’ora di Lucia Annunziata insieme col presidente di Medici Senza Frontiere, Loris De Filippi: “A me risulta che ci sia un dossier dei Servizi segreti che certificano i contatti tra trafficanti, malavita, scafisti e alcune associazioni.... Se esiste questo dossier, ed è in mano al premier Gentiloni e lui lo tiene nel cassetto, sarebbe gravissimo...”. Certo che esiste, gliel’ha consegnato Ballestra. Poi butta lì: “Su quelle navi ci sono armi e droga...”. “Avete in mano la presidenza del Copasir (con Giacomo Stucchi, ndr)”, ribatte Annunziata, “non pote- te agire?”. E ancora: “Lei ci sta dicendo che quando parla di armi e droga, fornisce un’opinione informata...”.
L’sms dopo il sequestro della nave “Iuventa”
A questo punto sappiamo che a informarlo, e prima della Procura, sarebbe stata Ballestra. Che Salvini, però, dice di non aver mai incontrato. Eppure, sempre stando alle parole della donna, il suo braccio destro Alessandro Panza l’ha contattata appena tre settimane fa. Quando la Procura sequestra la nave Iuventa. E lei ne è orgogliosa. Perché quei messaggi le suonano come un atto di vicinanza e riconoscenza: “Mi ha scritto: ‘Un granellino di neve ha fatto una valanga...’ e quel granellino sono stata io. Siamo stati io e Gallo a far partire tutto. Gli altri, Cristian Ricci e Lucio Montanino, non hanno alcun merito in questa vicenda”.
Panza la ringrazia per il “coraggio” e lei replica felice perché la “relazione ai Servizi è servita”. Eppure i Servizi ufficialmente non hanno alcun ruolo: è stata la Procura a sequestrare la nave e a indagare. A fronte di tutti questi ringraziamenti, però, da un lato Salvini non ricorda di averla incontrata, mentre Panza, quando gli chiediamo dei contatti col personale di Imi Service, non risponde.
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