Guida seria alle Regionali in Sicilia: il kamasutra di partiti e candidati
La holding politica detta Alfano. I veti a sinistra e i voti a destra. Crocetta, Cuffaro, i montiani...
In principio c’erano centrodestra, centrosinistra e Cinque Stelle che il 5 novembre si sarebbero sfidati alle Regionali siciliane. Dopo s’è scoperto che c’era pure Rosario Crocetta, certo. E la sinistra sinistra, ovvio. E movimenti civici a sfare, ma senza dimenticare la holding politica che va sotto il nome di Angelino Alfano, al cui interno ci sono quelli che preferiscono il centrodestra, quelli che preferiscono il centrosinistra e quelli che preferiscono ora l’uno e ora l’altro a giorni alterni. E alla fine venne pure Giuliano Pisapia, che al mercato Alfano accettò.
Centinaia di personaggi in cerca di schieramento che fino al 20 settembre - giorno in cui si presentano le liste - potranno intrecciarsi nelle posizioni politiche più impensate (con un occhio alle Politiche 2018). Per aiutare il lettore forniamo una fotografia della situazione alle ore 20 di sabato 26 agosto con l’avvertenza che qualcuno potrebbe essersi mosso nelle notte.
IL CENTROSINISTRA. Lo sforzo primario fatto sin qui dal Pd è stato far finta di non conoscere l’attuale governatore siciliano Rosario Crocetta e non rispondergli al telefono quando chiede le primarie. Quanto ai democratici, invece, la scelta di Matteo Renzi è l’alleanza con Angelino Alfano, anche in vista delle Politiche, che ottimi risultati ha dato a Palermo. Per chi non li conoscesse sono questi: una lista unica tra i due partiti in appoggio a Leoluca Orlando ha preso l’8% dei voti. Gli strateghi del Pd, però, lavorano ad allargare la coalizione: l’ultimo nome fatto per la presidenza della Regione è il rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari (scelto da Orlando, che è quello che comanda). A quelli di Articolo 1- Mdp Mi c ar i piacerebbe pure, Alfano no: se c’è Angelino loro se ne vanno. Solo che nel frattempo Giuliano Pisapia – che è il riferimento di un pezzo di Mdp – ha sentito per telefono Orlando (quello che comanda) e ha detto che Micari va bene, Alfano o non Alfano. A suo tempo lanciò il suo Campo Progressista dicendo che il Pd doveva lasciare Alfano, ma forse in Sicilia non vale: d’altra parte è un’isola, ha regole tutte sue. Resta certo da capire chi comanda dentro questo ircocervo di Articolo 1-Mdp-Campo progressista: forse Orlando.
Sinistra Italiana e Pippo Civati, invece, hanno già deciso – anche se nel Comune di Palermo stanno con Orlando – che se il Pd s’allea con Alfano loro non ci stanno: hanno chiesto di candidarsi a Claudio Fava( e l’ha fatto pure un pezzo di Mdp, non si sa se maggioritario). L’interessato dice che ci sta pensando e decide domani. Forse. L’altro nome che girava, ma propendiamo per uno scherzo, è quello di Corradino Mineo. Avvistate pure antiche forma di vita: per il Corriere della Sera, in Sicilia sono in azione “i dalemiani” travestiti da bersaniani anti-Renzi.
IL CENTRODESTRA. Allora, c’è il candidato ex missino che si chiama Nello Musumeci, che piace a Fratelli d’Italia e alla Lega, che in Terronia prende il nome Noi con Salvini. Cioè forse: il segretario di Noi con Salvini, infatti, è un deputato siciliano eletto in Campania che si chiama Angelo Gioachino Gaetano Attaguile (detto Angelo), il quale ritiene che Musumeci si debba ritirare a favore del candidato che piace a Silvio Berlusconi e al suo braccio sull’isola, Gianfranco Miccichè. Salvini in persona però – evidentemente in contrasto con “Noi con” – continua ad appoggiare Musumeci: “Il candidato è lui, de- cide Salvini”, ha spiegato il vicesegretario della Lega Giancarlo Giorgetti. Ma chi sarebbe il candidato di Berlusconi? Gaetano Armao, giurista, ex assessore con Raffaele Lombardo, che ha pure un suo movimento che si chiama, giurin giurello, “Unione dei siciliani indignati”. Armao piace ad esempio a un indignadoscome il senatore forzista Antonio D’Alì, sia detto al netto dei suoi problemi con l’antimafia di Palermo. Se ci sono i leghisti pro-Armao, però, non mancano i forzisti per Musumeci tipo il senatore Vincenzo Gibiino. Ora l’idea è fare un ticket: la discussione in questi giorni verte su chi sta sopra e chi sta sotto. Anche nel centrodestra c’è stato il dibattito sulla holding detta Alfano: Salvini e Meloni non lo vogliono né in Sicilia, né a Roma. Silvio s’è arreso al potere dei voti più che dei veti.
LA HOLDING ALFANO. Angelino vuole allearsi col centrosinistra – come pure i suoi plenipotenziari siciliani Giuseppe Castiglione e Pino Firrarello – che poi potrebbe caricarselo anche per le Politiche. L’altro capetto regionale, però, Francesco Cascio, è incerto. Un altro pezzo della holding – nome ufficiale: Alternativa popolare – vuole l’accordo con Berlusconi: sono i lombardi tipo Maurizio Lupi, che sanno nel 2018 si vota pure in Lombardia. Capitolo a parte per Roberto Formigoni: prima voleva il centrosinistra, ora il centrodestra, domani chissà.
I 5 STELLE. Per ora sono gli unici ad aver scelto il candidato (il consigliere regionale Giancarlo Cancelleri) e, in assenza di avversari, si dividono tra loro: abusivismo sì o abusivismo no; sgomberi sì o no; hacker sì o no. Per come si stanno mettendo le cose – nonostante Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista girino per i paesi dell’isola come gli antichi gio- strai – potrebbero vincere in carrozza (ma forse senza ottenere la maggioranza).
GLI ALTRI. C’è, come detto, il governatore uscente Rosario Crocetta: “Vado avanti comunque e credo che altri gruppi civici verranno con me: il civismo vincente in Sicilia l’ho inventato io” (cioè, mica Orlando, che però comanda). Poi c’è l’ex rettore di Palermo Roberto Lagalla, che ha fondato il movimento Idea Sicilia, che è un po’ come la sora Camilla, che tutti la vogliono e nessuno la piglia: a stare alle sue dichiarazioni il suo programma ha ottenuto l’attenzione dell’ex ministro dc Totò Cardinale, area Pd, e di Bruno Tabacci, leader di Centro democratico, che però sta facendo la sinistra insieme a Pisapia. Lagalla – che ha l’appoggio di Totò Cuffaro – è disposto a portare le sue idee, anzi la sua Idea, sia di qua che di là, ma come si intuisce dalle interviste ancora non ha capito dove. Poi c’è il kamikaze. Antonio Fiumefreddo , avvocato catanese e numero 1 di Riscossione Sicilia, l’Equitalia dell’isola: lo sostengono LiberaItalia (che sarebbero i cinque montiani rimasti con Enrico Zanetti ei sei che stanno con l’ex leghista Flavio Tosi) e la Fondazione Einaudi. Successo garantito.
Caos poco calmo Tutti contro tutti nelle vecchie coalizioni Crocetta corre da solo e Orlando comanda Il Cancelleri solitario Solo il M5S ha scelto il candidato: potrebbe vincere, nonostante Di Maio e Di Battista