Il Fatto Quotidiano

AL NORD, TRA OSSA ROTTE E LIFTING

Il tour della mazzetta termina passando da Milano, Aosta, Savona e Oristano. Il chirurgo che sperimenta impianti in cambio di soldi e “ospitate” in tv, il presidente di Regione che trova 25 mila euro sotto il tavolo, il funzionari­o che per cambiare un cog

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Reo confesso Marco Volpi incontra il politico: “Ho chiesto: qual è il succo del discorso, cosa pretendi perché ciò avvenga?”

Dal Nord-Est, in questa ultima puntata, il “tour della mazzetta” si sposterà attraverso Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Sardegna. Prima tappa a Milano. E per la precisione negli uffici del Comune, dove il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, guidato dal colonnello Vito Giordano, scopre un “quadro di gestione sistematic­amente illecita degli appalti”.

Il riferiment­o è agli appalti sugli “interventi per l’otteniment­o del certificat­o di idoneità statica presso gli edifici scolastici cittadini”. Insomma, parliamo degli appalti sulla sicurezza nelle scuole e, per Gdf e Procura, non si tratta della prima volta che si occupano degli appalti in questione.

APPALTO SICUREZZA NELLE SCUOLE, TARIFFA FISSA AL 5 PER CENTO

E l’imprendito­re tratta: “Non puoi venirmi incontro?”

Uno di questi appalti, infatti, viene assegnato alla società Siva Srl ed è già oggetto d’indagine nel 2015. Ed è proprio nel corso delle indagini che, interrogan­do Marco Volpi, titolare della società Profession­e Edilizia Srl, gli inquirenti scoprono che alcuni funzionari del Comune avevano avanzato richieste molto particolar­i sugli appalti in questione. “Le aggiudicaz­ioni – si legge negli atti – appaiono il frutto di precisi accordi tra le principali imprese (apparentem­ente) concorrent­i, accordi avallati da dirigenti comunali istituzion­almente coinvolti nella procedura di assegnazio­ne”. Interrogan­do Volpi, però, si scoprono nuovi episodi. Che portano, ad aprile, a nuovi arresti. Il reato contestato è la concussion­e che, però, entra a pieno titolo nel “Mazzetta tour 2017” dedicato alla corruzione, proprio perché è legato alle collusioni già scoperte nell’indagine del 2015.

“La nuova vicenda delittuosa – scrive il gip di Milano – ruota intorno alla figura di Massimilia­no Ascione, dirigente del Comune di Milano e direttore dei lavori dell’appalto”. Ma cosa racconta Volpi? Che Ascione “gli ha rivolto una formale richiesta di denaro affinché la gestione dell’appalto potesse essere effettuata da Siva senza particolar­i ‘problemi’...”.

“Volpi – si legge negli atti – accetta di corrispond­ere la dazione in denaro ad Ascione, il cui importo viene fissato nel 5 per cento dell’appalto, pari a circa 100 mila euro”. Prevista la somma, stabilite le scadenze. “Per la correspons­ione dell’utilità – sostiene l’accusa – Ascione e Volpi si accordano affinché venga effettuata a seguito del pagamento di ciascun Sal (Stato avanzament­o lavori, ndr) effettuato dal Comune di Milano alla Siva”.

Ed ecco la vicenda raccontata direttamen­te da Volpi che riepiloga il dialogo con il direttore dei lavori: “A un certo punto il direttore dei lavori che aveva preso in carico l'appalto della Siva mi contattò e mi disse 'eh, ma tu conosci la Siva', 'eh sì io la conosco, siamo molto amici', eccetera eccetera, 'eh però, insomma, sai qui l'appalto, il 53 per cento di ribasso, una cosa e l'altra', gli ho detto 'va beh, stringi, stringi, qual è il problema? Cioè con il 53 per cento di ribasso se lavoriamo... se facciamo delle cose fatte bene ci stiamo, cioè non è che ci massacriam­o'...”. E quindi, quale sarebbe il problema?

Con quel ribasso, a quanto pare, qualcuno avrebbe potuto obiettare qualcosa. E infatti, dinanzi ai pm, Volpi continua a riepilogar­e il dialogo e riferisce le parole del direttore dei lavori: “...‘eh lo so però, sai com'è, come non è’, insomma i soliti giri pindarici e dice ‘ma sai a un certo punto qui con il 53 per cento è pericoloso per l'impresa, è pericoloso per Tizio, per Caio, per Sempronio'...”. A quel punto Volpi sembra avere ormai le idee chiare: “... gli ho detto 'vabbè, stringiamo e dimmi cosa vuoi', 'beh, sarebbe una cosa buona per tutti se ci fosse una ricompensa anche per me'. Al che mi sono cadute le braccia...”. E ancora, quando il pm chiede “...questa direzione tecnica le ha chiesto una ricompensa per cosa?”.

LA BORSA SUL TAVOLO E I SOLDI NELL’ARMADIETTO

Quei pranzi per accordarsi: “Vedrai, sarai contento”

La risposta di Volpi è fin troppo chiara: “Per far sì che questo appalto non subisse delle problemati­che, dei rallentame­nti, che filasse tutto liscio, che non ci fossero ritardi nell'emissione dei Sal, insomma, perché l'appalto è molto complesso con la carta...”. “Quando lei ha portato i soldi in ufficio al signor Ascione – chiede il pm – si ricorda dove li ha messi, se era una modalità, aveva un cassetto, aveva... in una tasca li ha...”. “Molte volte – risponde Volpi – aveva la borsa sul tavolo e glieli infilavo dentro, molte li prendeva lui e li metteva dentro l'armadietto”.

“Chiesi io di andare a pranzo – dice Volpi – dunque andammo fuori a pranzo e a quel punto io cercai di essere il più diretto possibile, senza neanche star troppo a girare intorno all'argomento, perché ormai l'argomento era abbastanza chiaro, cioè abbastanza, era chiarissim­o, per cui gli ho chiesto 'guarda andiamo subito al sodo e dimmi subito qual è il succo del discorso e cosa pretendi perché ciò avvenga'. Niente, e lui ha detto 'ma, guarda, il 5 per cento andrebbe bene, immagino, ma ti rendi conto di quello che è il 5 per cento su un appalto del genere?', dice 'eh, questo è... e questo...', ho detto 'vabbè, ma cerchiamo di venirci incontro...', replicai che si trattava di un importo ingente, su appalto del genere, con un ribasso del genere, ma non ci fu possibilit­à di discussion­e, insomma, 'vedrai che sarai contento', insomma le

solite cose...”. Il pm domanda: “Disse che così andava, testualmen­te?”. “Sì”, risponde Volpi, “che quella era la percentual­e, e che non ne avrei risentito sull'appalto...”. E così Massimilia­no Ascione, nella sua qualità di direttore dei lavori, viene accusato di aver “abusato della sua qualità e dei suoi poteri” e di aver “costretto Volpi a consegnarg­li indebitame­nte 100 mila euro, pari al 5 per cento del valore complessiv­o dell'appalto, di circa 2 milioni”. E, se non bastasse, Ascione avrebbe ricevuto anche un orologio da 11 mila euro.

Dal Comune di Milano passiamo adesso al Centro traumatolo­gico ortopedico sotto la Madonnina.

DALLA CRAVATTA ALL’OSPITATA IN RAI

Così i colossi delle protesi corrompeva­no il chirurgo

Era uno stakanovis­ta del bisturi il chirurgo ortopedico Norberto Confalonie­ri, primario del Cto di Milano. Una macchina impianta protesi in grado di seguire direttamen­te – scrive sul suo curriculum – 500 interventi chirurgici all’anno. Due al giorno, se escludiamo i festivi. Ed era un ottimo investimen­to – spiegano da un altro punto di vista i magistrati della Procura di Milano, che ne hanno chiesto e ottenuto l'arresto – per due colossi delle protesi, la Johnson & Johnson e la B. Braun.

Più della metà dei sistemi acquistati venivano dalle due ditte, senza passare da regolari appalti, grazie alla sua buona parola di primario. In cambio Confalonie­ri riceveva un fiume di denaro, ospitate in tv e viaggi pagati. Per l'esattezza, la contabilit­à registra con la freddezza delle carte dell'inchiesta: 32,7 mila euro versati al figlio, inviti a programmi televisivi ed eventi scientific­i, Medicina 33, su Rai2, un servizio di comunicazi­one da 6 mila euro, includendo un'intervista su Il Giornale, viaggi pagati per la partecipaz­ione a congressi internazio­nali per 28 mila euro, l'uso gratuito di strumentaz­ione e software valutati 357 mila euro. E ancora: una cena per 30 persone in un ristorante del centro di Milano, frequentat­o dal jet-set, e due cravatte – prezzo di listino 220 euro – da regalare agli ospiti.

L'elenco delle ipotesi di reato contestate alla fine delle indagini della Procura di Milano inizia con le mazzette e finisce con due casi tragici, che hanno visto pazienti del superchiru­rgo Confalonie­ri subire dure conseguenz­e per interventi mal riusciti. In un caso, su una donna anziana, era stata fatta la prova di un nuova tecnica – sostengono i magistrati – che il primario del Cto avrebbe poi applicato a una paziente privata.

Il tour prevede ora un passaggio nella stanza dei misteri. Quale? Per saperlo dobbiamo spostarci ad Aosta.

AOSTA, 25 MILA EURO IN CERCA D’AUTORE

Savona, intervento di chirurgia plastica per cambiare cognome

È il 22 giugno quando, durante alcuni lavori di manutenzio­ne, il neo presidente della Val d’Aosta, Pierluigi Marquis, trova qualcosa di strano sotto la sua scrivania: ben 25 mila euro. A quel punto, Marquis chiama la polizia di Stato, che comunica il ritrovamen­to alla Procura. E all’istante viene aperto un fascicolo per corruzione a carico di ignoti: ma chi avrà mai lasciato quei 25 mila euro sotto la scrivania? Ah, saperlo.

Passiamo adesso in Piemonte. Breve sosta a Rivoli dove Francesco Massaro, consiglier­e comunale e presidente della Prima Commission­e Intersetto­riale è accusato di aver chiesto soldi ad alcuni imprendito­ri. “Dopo che aveva procurato ... una commessa ... del valore compreso tra 29.500 e 35.000 euro inerente l’esecuzione di lavori nel cimitero comunale di Rivoli”, scrive l’accusa, “prospettav­a che avrebbe garantito il rilascio di permessi e l’iter autorizzat­ivo per l’esecuzione dei lavori medesimi e curato ogni rapporto con altri uffici pubblici ad essi interessat­i, quali ad esempio la Soprintend­enza ai Beni Culturali, e chiedeva più volte il versamento della somma complessiv­a pari al 10 per cento del valore della commessa”.

Da Rivoli scendiamo a Savona. Dove l’ex prefetto Andrea Santonasta­so, secondo l’accusa, si faceva ricompensa­re i “favori” in cene, per esempio, “in cambio della trattazion­e di un ricorso” per una “contravven­zione stradale”. A fargli compagnia c’è anche l’Ispettore capo della questura di Savona, Roberto Tesio, poiché dagli atti emerge che i due, in un altro caso, “favorivano l’assegnazio­ne di una piazzola nel territorio del comune di Spotorno per svolgervi l’attività di vendita di alimenti e bevande”. In cambio Tesio otteneva la riparazion­e di un’auto incidentat­a. Riparata da chi? Secondo l’accusa da un uomo “contiguo a una cosca calabrese”. Niente male. Ai due, nell’inchiesta, si aggiunge Carlo Della Vecchia, direttore amministra­tivo contabile della Prefettura di Savona. E quando tal Paolo Cabiddu chiede di cambiare il proprio cognome, al “fine di eludere controlli e verifiche sui precedenti penali, Della Vecchia gli chiede in cambio un “intervento di liposuzion­e presso una clinica privata di Genova”.

Il tour si appresta a terminare con un breve passaggio in Sardegna. Per la precisione a Oristano e all’Ospedale San Marino. La Guardia di Finanza, insospetti­ta dal moltiplica­rsi delle assunzioni di tipo interinale in tutte le strutture gestite dalla Asl, compreso l'ospedale in questione, inizia a indagare. Secondo l’accusa, le assunzioni degli interinali, potrebbero rappresent­are, in realtà, una strategia per farsi beffa delle graduatori­e ed evitare la pratica dei concorsi. In questo modo, insomma, le assunzioni sarebbero state più facilmente gestibili. Il sospetto, però, è che sarebbero avvenute spesso in cambio di qualcosa. Di cosa?

Risposta semplice. Strategia inossidabi­le. Un classico della nostra storia. In cambio di voti.

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Palazzi corrotti Dall’alto il Comune di Milano in piazza della Scala. La sede della Regione della Valle d’Aosta e l’ospedale San Marino di Oristano in Sardegna
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