Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Dunque

suo candidato a governator­e di Sicilia, subito sposato da Renzi & Alfano dopo il patto nuziale per andare insieme pure alle Politiche (quello che, per Pisapia, era un incubo). I fan lo definiscon­o “un liberal che guarda a sinistra”, infatti Micari faceva bella mostra di sé alla Leopolda sicula di Davide Faraone (detta la Faraona), ma anche alla convention di “Diventerà Bellissima”, il movimento dell’ultradestr­o Nello Musumeci, candidato di Meloni, Storace e Salvini. Infatti anche B. l’aveva corteggiat­o, prima di virare sull’avvocato Gaetano Armao, ex assessore di Cuffaro e Lombardo, dunque leader dei “siciliani indignati” (contro di lui), nonché ex console onorario del Belize e consulente di Ricucci. Per la verità il braccio sinistro di Pisapia, l’ex Dc e Udc Bruno Tabacci, aveva contattato l’ex rettore Roberto Lagalla: “È un signore”, aveva assicurato, casomai qualcuno lo scambiasse per una signora. Ma quello era solo l’ex e, dinanzi al rettore in carica, per giunta magnifico, Lagalla cessat.

Ora la parola d’ordine è stare con Alfano, ma di nascosto: non nominarlo mai e insistere sul “civismo” (qualunque cosa voglia dire) di Micari. L’ha fatto capire lo stesso Pisapia al telefono con Speranza: “È un progetto civico simile a quello che ha vinto a Palermo: sarebbe un errore chiamarsi fuori” (a Palermo ha vinto un politico come Orlando e il listone Pd-Ap ha preso l’8%, ma fa niente). E poi “non possiamo lasciare la Sicilia alla destra o al M5S”. Giusto: onde evitare che vinca la destra, alleiamoci con la destra. Non è invece dato sapere cos’abbia detto Pisapia a Orlando, che garantisce di averci “parlato al telefono per 45 minuti”, e senza addormenta­rsi. Dopo la sinistra radicale, c’è quella disponibil­e, flessibile, trattabile, pieghevole, retrattile. Giuliano ha chiesto a Leoluca di convincere Mdp e SI a fare quello che lui mai e poi mai voleva fare: l’ammucchiat­a con Alfano. Che poi, garantisco­no a La Stampa non meglio precisate “fonti vicine a Pisapia” (forse la fontana sotto casa), “è l’occasione decisiva per dare al nuovo partito un profilo di governo”. Identico a quello dei governi B., Letta, Renzi e Gentiloni, tutti impreziosi­ti dal ministro Angelino. Ora però bisogna camuffarlo da “civico”, con una serie di liste ad hoc. Squadroni di trucco e parrucco sono già al lavoro per renderlo irriconosc­ibile nei loghi. Avremo l’Alfano capellone, con una palma sul capino implume, leader dei “Cuffariani per la Rivoluzion­e”. L’Alfano punk, con mezzo fico d’India sulle ventitré, capo dei “Ca sti gl ion ia ni della Terza Internazio­nale”. L’Alfano rasta, con le sarde a beccafico sulla fronte, guida dei “Proletari Lombardian­i Uniti”. L’Alfano squatter, con una rete da pesca al collo, portavoce di “Okkupy Ministery”. L’Alfano richiedent­e asilo, pittato col lucido da scarpe, ideologo dei “Migranti Economici Parastatal i”. E l’Alfano chavista, col ciuffo alla Little Tony, caudillo di “Hasta la Poltrona Siempre”. Se lo nascondono bene, forse riesce ad allearsi contempora­neamente col centrosini­stra e col centrodest­ra senza farsene accorgere. Tanto prima o poi, per il riconoscim­ento, arrivano i carabinier­i.

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