Dalla Prima
Dunque
suo candidato a governatore di Sicilia, subito sposato da Renzi & Alfano dopo il patto nuziale per andare insieme pure alle Politiche (quello che, per Pisapia, era un incubo). I fan lo definiscono “un liberal che guarda a sinistra”, infatti Micari faceva bella mostra di sé alla Leopolda sicula di Davide Faraone (detta la Faraona), ma anche alla convention di “Diventerà Bellissima”, il movimento dell’ultradestro Nello Musumeci, candidato di Meloni, Storace e Salvini. Infatti anche B. l’aveva corteggiato, prima di virare sull’avvocato Gaetano Armao, ex assessore di Cuffaro e Lombardo, dunque leader dei “siciliani indignati” (contro di lui), nonché ex console onorario del Belize e consulente di Ricucci. Per la verità il braccio sinistro di Pisapia, l’ex Dc e Udc Bruno Tabacci, aveva contattato l’ex rettore Roberto Lagalla: “È un signore”, aveva assicurato, casomai qualcuno lo scambiasse per una signora. Ma quello era solo l’ex e, dinanzi al rettore in carica, per giunta magnifico, Lagalla cessat.
Ora la parola d’ordine è stare con Alfano, ma di nascosto: non nominarlo mai e insistere sul “civismo” (qualunque cosa voglia dire) di Micari. L’ha fatto capire lo stesso Pisapia al telefono con Speranza: “È un progetto civico simile a quello che ha vinto a Palermo: sarebbe un errore chiamarsi fuori” (a Palermo ha vinto un politico come Orlando e il listone Pd-Ap ha preso l’8%, ma fa niente). E poi “non possiamo lasciare la Sicilia alla destra o al M5S”. Giusto: onde evitare che vinca la destra, alleiamoci con la destra. Non è invece dato sapere cos’abbia detto Pisapia a Orlando, che garantisce di averci “parlato al telefono per 45 minuti”, e senza addormentarsi. Dopo la sinistra radicale, c’è quella disponibile, flessibile, trattabile, pieghevole, retrattile. Giuliano ha chiesto a Leoluca di convincere Mdp e SI a fare quello che lui mai e poi mai voleva fare: l’ammucchiata con Alfano. Che poi, garantiscono a La Stampa non meglio precisate “fonti vicine a Pisapia” (forse la fontana sotto casa), “è l’occasione decisiva per dare al nuovo partito un profilo di governo”. Identico a quello dei governi B., Letta, Renzi e Gentiloni, tutti impreziositi dal ministro Angelino. Ora però bisogna camuffarlo da “civico”, con una serie di liste ad hoc. Squadroni di trucco e parrucco sono già al lavoro per renderlo irriconoscibile nei loghi. Avremo l’Alfano capellone, con una palma sul capino implume, leader dei “Cuffariani per la Rivoluzione”. L’Alfano punk, con mezzo fico d’India sulle ventitré, capo dei “Ca sti gl ion ia ni della Terza Internazionale”. L’Alfano rasta, con le sarde a beccafico sulla fronte, guida dei “Proletari Lombardiani Uniti”. L’Alfano squatter, con una rete da pesca al collo, portavoce di “Okkupy Ministery”. L’Alfano richiedente asilo, pittato col lucido da scarpe, ideologo dei “Migranti Economici Parastatal i”. E l’Alfano chavista, col ciuffo alla Little Tony, caudillo di “Hasta la Poltrona Siempre”. Se lo nascondono bene, forse riesce ad allearsi contemporaneamente col centrosinistra e col centrodestra senza farsene accorgere. Tanto prima o poi, per il riconoscimento, arrivano i carabinieri.