Bertinotti al meeting di Cl: la differenza tra fede e politica
Almeetingdi Comunione e Liberazione, com’è noto, hanno tutto: migliaia di visitatori educatissimi, mezza curia, tre quarti del governo, le meglio imprese italiane che mettono soldi e poi mandano i manager a tenere sermoni compunti, gli artisti e i volontari, le televisioni e la carta stampata, Luciano Violante e le suore laiche. “Non ci manca niente”, si dicevano felici i responsabili durante le riunioni preparatorie, finché uno non s’è battuto la mano sulla fronte: “Ci manca un comunista!”. Sì, ma mica uno di quelli cattivi, che mangiano i bambini, si sono subito detti, ne serve uno educato, che sappia usare le posate: “Ma non c’è quell’amico di don Carròn?”. È una scena che si ripete più o meno ogni anno e alla fine porta all’arrivo a Rimini di Fausto Bertinotti, quello che inviti quando non vuoi essere 13 a tavola. E venerdì l’ex leader di Rifondazione non ha tradito l’attesa ciellina: coccole, battutine, sorrisi, ammiccamenti, forchetta e coltello, Papa Francesco e il subcomandante Marcos. Parole a caso: “Nella storia di Cl la tradi- zione è viva, mentre certa sinistra se ne è disfatta”; “la cosa che più mi interessa di Cl è la formazione di un popolo: a me ricorda la storia migliore, quella delle feste dell’Unità, dell’organizzazione comunitaria e degli scioperi”; “la cosificazione dell’umanità”; “un pensiero debole produce persone deboli e popoli disarmati”; “la fede è il problema di sapere dove andare”. Ecco, quest’ultima frase ci ha colpito: la fede è sapere dove andare. Ora non ricordiamo: ma quindi è la politica che è sapere dove mandare?