Infermiere killer, il “caso del secolo”
All’ergastolano Högel attribuito il record di 84 morti
Voleva
apparire un eroe. Invece era un assassino, il killer della rianimazione. Condannato all'ergastolo nel febbraio 2015 per due morti e due tentati omicidi, la contabilità è stata poi aggiornata a
36 casi ( 30 li ha confessati).
E ieri, dopo tre anni di verifiche, la commissione Kardio ha paurosamente aumentato il numero di decessi imputabili a Niels Högel. Al conto del serial killer che in Germania ha mietuto più vittime nel Dopoguerra vanno addebitati almeno altri 84 casi. Ma potrebbero essere anche di più, solo che appurarli sarà impossibi- le per l’impossibilità di condurre accertamenti tossicologici su corpi cremati.
Högel era un infermiere, oggi quarantenne, che iniettava nei pazienti una particolare sostanza che provocava l'arresto cardiaco: egli interveniva poi con le procedure del caso per “risvegliare” le vittime provando ad accreditarsi come un salvatore.
I casi per i quali Polizia e Procura sono sicuri di avere prove sufficienti a inchiodarlo sono avvenuti fra il 2000 e il 2005. Nella macabra graduatoria degli assassini seriali, Högel ha superato il collega Stephan Letter, condannato all'ergastolo nel 2006, per 29 omicidi, anche se il sospetto è che possa aver iniettato dosi letali di tranquillanti complessivamente a un'ottantina di pazienti nel giro di un anno e mezzo, tra il gennaio 2003, quando entrò in servizio, e il luglio 2004, quando venne fermato.
SOPRANNOMINATO l'“angelo della morte”, Letter agiva in Baviera, a Sonthofen. Attualmente è detenuto nel penitenziario di Straubing. In Germania il carcere a vita significa una condanna non inferiore ai 15 anni. Nella storia della insana sanità tedesca ci sono altri due “angeli della morte”: una di Colonia, Marianna Nölle (17 omicidi e 18 tentati), condannata nel 1993 all'ergastolo, e una di Berlino, Irene Becker, condannata per aver ucciso 5 pazienti.
Per risalire alla deviata attività di Högel, i membri della commissione Kardio hanno analizzato le cartelle cliniche di 200 pazienti e riesumato 100 corpi. L'infermiere aveva agito in due ospedali della Bassa Sassonia, prima a Oldenburg e poi, dopo essere stato costretto alle dimissioni, a Delmenhorst.
Per ottenere il posto nella seconda clinica aveva beneficiato di credenziali positive da parte del suo precedente datore di lavoro, che ne certificava la “coscienziosità” e “prudenza”, e ne aveva riconosciuto il “comportamento cooperativo” con “piena soddisfazione” dell'ospedale.
L'inchiesta prosegue infatti anche nei confronti di dipendenti dei nosocomi, le cui negligenze avrebbero consentito all'uomo di portare avanti per anni il suo piano omicida. Secondo Johann Kühme, capo della Polizia di Oldenburg, nella clinica della città le "anomalie" erano note e diverse morti potevano essere evitate. Fra il 2003 ed il 2005, quando l'infermiere di Wilhelmshaven, era impiegato a Delmenhorst il tasso di mortalità nell'ospedale è raddoppiato.
La carriera criminale di Högel finì il 21 giugno 2005, quando alcuni colleghi lo pizzicarono con la... “siringa fumante” ancora in mano.
Finto eroe Provocava l’arresto cardiaco per poi accreditarsi gli eventuali salvataggi