Industriali, Opus Dei & C: grandi (e un po’ deboli) elettori siciliani
Regione Da Confindustria alla Chiesa fino ai sindacati: muovono poche migliaia di voti ciascuno, ma possono essere decisivi
AReno, in Nevada, agenzie specializzate in matrimoni-lampo noleggiano anche di notte tutto l’occorrente per le nozze improvvisate: dal prete reperibile all’altare ai fiori, al fotografo e persino allo smoking, buono, però, solo per le foto: dietro, infatti, non c’è stoffa. Il potere, oggi, in Sicilia è come quello smoking: ha il volto di notabili riconosciuti e di centri e organizzazioni più o meno occulti, ma dietro non c’è più il consenso, sgretolato dalle inchieste giudiziarie, da politiche sempre più insensate, dagli arroccamenti nei fortini elettorali, dalla stanchezza e dalla delusione di chi non crede più in nulla, alimentando un astensionismo che i sondaggi più recenti fa schizzare verso il 60 per cento e che a Trapani, due mesi fa, ha impedito di eleggere il sindaco.
DA ANGELINO Alfano (con i deputati uscenti in marcia verso il centrodestra di Nello Musumeci) a Mirello Crisafulli, da Giuseppe Firrarello a Francantonio Genovese, da Beppe Lumia a Antonino Papania, per citare i politici regionali più noti, la fuga in massa di fedelissimi lascia sul campo percentuali da prefisso telefonico e i tradizionali centri del voto organizzato, dai sindacati alla formazione professionale, dalla sanità a Confindustria, dalla chiesa alle sue articolazioni religiose, Opus Dei compresa, non sono in grado, per gli osservatori più acuti, di smuovere oltre 4-5000 voti, un’inezia se confrontata a quattro milioni di potenziali elettori, ridotti nelle urne a meno della metà, ma possono essere decisivi.
Se i partiti sono costretti a saccheggiare anche l’università, dove a Messina 150 tra docenti e impiegati, compresa la moglie del rettore, hanno preso la tessera del Pd, il voto organizzato resiste ancora nelle forme solidali della cooperazione agricola non contaminata dai “forconi”, specialmente nella Sicilia orientale, nel potere della burocrazia regionale, che tiene in mano le redini di un precariato a caccia del rinnovo del contratto, dai forestali ai medici, dagli operatori della formazione ai potenziali dipendenti della Resais, che il governo vuole trasformare in un caporalato regionale, e che coinvolge decine di migliaia di famiglie. E nel popolo degli a- busivi, illusi negli anni dai disegni di legge di chi tentava di vanificare la legge del ‘76 a protezione delle coste siciliane voluta da Santi Mattarella, e a caccia oggi di chi gli strizza l’occhio promettendo distinzioni tra abusivismo criminale e “di necessità”.
In mezzo resistono come “manovratori del voto” Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, il primo in grado di convogliare robusti consensi sul “suo” candidato Roberto Lagalla, il secondo capace di portare all’incasso le briciole di un sistema di potere clientelare alimentato, specie negli ultimi mesi della sua presidenza, anche con l’apertura di uffici regionali nei Comuni dell’isola, dove decine di beneficiati attendono un cenno del “capo”. Entrambi professionisti del modello assistenziale, che in Sicilia resiste ancora come polo di orientamento del consenso grazie ai mille rivoli di euro gestiti dai patronati, sia religiosi che laici, tutti appoggiati, perché beneficiati in passato, dai partiti tradizionali e ancora in grado di azionare le leve del bisogno sempre più diffuso trasformandolo in voto nell’urna.
l’incognita mafia, e anche se a detta degli osservatori il potere di condizionamento è sensibilmente ridotto per le mazzate giudiziarie subìte sul territorio, né la carica di presidente regionale dell’antimafia ricoperta da Nello Musumeci, per il centrodestra, né i proclami antimafia, spesso vanificati dall’emersione di una finta antimafia che ha fatto velo al malaffare e in qualche caso anche alla presenza di Cosa Nostra, possono immunizzare i partiti, vecchi e nuovi. Soggetti, invece, ai condizionamenti della massoneria, che in Sicilia ha sostituito Cosa Nostra nel rapporto con la politica: ma, proprio per il carattere occulto, non è semplice stabilire quanto grembiuli e compassi siano oggi in grado di orientare masse consistenti di consenso.