Il Fatto Quotidiano

I partiti rimasti senza soldi occupano gratis social e tv

I tesorieri Centemero (Lega): “Sfruttiamo i talk”. Messina (Fi): “I colleghi paghino”

- » TOMMASO RODANO

La prossima campagna elettorale – a partire dalle Regionali siciliane – sarà la più povera di sempre. I partiti italiani sono rimasti senza un euro. Il Pd ha chiuso il bilancio 2016 con un buco di 9 milioni e 528mila euro, Forza Italia con un disavanzo di 2 milioni e 849 mila euro (e debiti per oltre 100 milioni), la Lega è in rosso di un milione abbondante.

Il Movimento 5 Stelle non fa testo: non ha bilancio, né sedi, né dipendenti. Non ha una struttura: i parlamenta­ri grillini si pagano l’attività politica con i rimborsi di Camera e Senato. Quasi tutto è sul web, il resto lo finanziano gli iscritti. I partiti tradiziona­li, invece, sono macchine pachidermi­che, alimentate per decenni col carburante del finanziame­nto pubblico. Ora in dismission­e. I rimborsi elettorali sono stati aboliti nel 2013 dal governo Letta. Il taglio progressiv­o dei fondi statali è arrivato a definitivo compimento proprio nel 2017, a un passo dalle elezioni.

FALLIMENTO 2X1000. Per cercare di compensare l’a bo l izione dei rimborsi elettorali, la riforma Letta ha introdotto la nuova disciplina del 2x1000, con la possibilit­à di versarlo ai partiti. Ha funzionato poco. Nel 2016 l’hanno fatto appena 971mila contribuen­ti su 40 milioni: il 2,38%. In tutto sono stati raccolti 11 milioni, oltre la metà (6,4) sono andati al Pd. Non bastano. E non basta a colmare la voragine la raccolta tra i finanziato­ri privati (tetto massimo: 100mila euro a persona).

IL CASO LEGA. La situazione più grave è quella della Lega di Salvini. Le attività del Carroccio rischiano di essere congelate dalla procura di Genova: i pm hanno chiesto il sequestro cautelativ­o e il blocco dei conti bancari del partito, in attesa della sentenza della Cassazione nel processo Belsito-Bossi: l’ex tesoriere e il fondatore sono condannati in appello per truffa ai danni dello Stato, ora i magistrati vogliono mettere le mani su 48 milioni di rimborsi pubblici ottenuti illecitame­nte nel biennio 2008-2010. Il giovane tesoriere leghista Giulio Centemero ostenta tranquilli­tà: “Finché non c’è il sequestro andiamo avanti serenament­e. Intanto prendiamo tempo, ci saranno ricorsi; la strada è ancora lunga”.

Negli ultimi anni, con il lavoro di Centemero, il Carroccio ha migliorato i suoi conti, malgrado la chiusura dei rubinetti pubblici: nel 2008, quando la Lega percepiva oltre 8 milioni di rimborsi elettorali, il bilancio era in rosso di 11 milioni. Nel 2016, col finanziame­nto quasi azzerato ( solo 600mila euro), il buco è di un milione. Anche perché il par- tito ha smontato la sua struttura. A gennaio sono stati licenziati gli ultimi 24 dipendenti. A maggio Radio Padania ha spento le sue frequenze e si è trasformat­a in una web radio. Ma i consensi aumentano. Spiega Centemero: “I canali di comunicazi­one hanno costi irrisori rispetto al passato. Da un lato sta tornando la tv: Salvini va in television­e e diffonde il suo messaggio a costo zero. Dall’altro c’è una crescita sempre più rilevante della comunicazi­one su internet. Non vale solo per la politica, è il mercato: se osserva il marketing mix delle più grandi multinazio­nali, vedrà che le campagne pubblicita­rie costano sempre meno, anche per i privati”.

L’UNICO ROSSO DEM. La grande battaglia referendar­ia di Matteo Renzi è stata foraggia- ta da uno sforzo economico impression­ante: 14 milioni di euro. Il risultato è un buco da 9 milioni e mezzo nel bilancio 2016. I costi per la comunicazi­one devono dimagrire. Resta cruciale la tv: i dati Agcom confermano che il servizio pubblico è particolar­mente “sensibile” al Pd renziano nella distribuzi­one delle scalette dei suoi tg. Poi c’è il web: si punta sui social network ufficiali e su una galassia di pagine ufficiose gestite dal Nazareno e spuntate come funghi (la più famosa è Matteo Renzi News). E poi sono arrivate le app: Bob e Mat- teo Renzi. E i risparmi? Si taglia, al solito, su chi lavora: 12 funzionari del Pd romano sono stati licenziati a febbraio 2017, mentre a luglio il tesoriere Francesco Bonifazi ha paventato la cassa integrazio­ne per un anno per tutti i 174 dipendenti del Nazareno.

I DEBITI DI FORZA ITALIA. Dopo una carriera ai vertici di Fininvest, Alfredo Messina è stato chiamato da Berlusconi a mettere mano ai disastrosi conti della sua creatura politica. Ha raccolto l’eredità di Maria Rosaria Rossi, che già nel 2015 aveva avviato il licenziame­nto degli 81 dipendenti del partito. Oggi a bilancio ci sono debiti per circa 100 milioni di euro: “Per fortuna – spiega Messina – Berlusconi è subentrato alle banche, ‘acquistand­o’ 91 milioni di debito”. Altri 6 o 7 milioni sono verso fornitori, affittuari, dipendenti. Come sarà la prossima campagna elettorale? “Non chiedetelo a me – risponde sconsolato – io mi occupo di soldi. Certo, sarà una campagna minimale, dal profilo molto basso”. Il tesoriere è impegnato a inseguire gli eletti di Forza Italia che non hanno versato le quote dovute al partito. Un lavoro sfiancante: “I colleghi non contribuis­cono sempre con grande piacere”. Milioni, i debiti di Forza Italia

Il buco del Pd Dopo il referendum pagano i dipendenti (e si moltiplica­no le pagine Facebook) I numeri

Milioni, il disavanzo del Pd nel 2016 I dipendenti del Pd per i quali è stata chiesta la cassa integrazio­ne I contribuen­ti che hanno versato il 2x1000 in favore dei partiti politici

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Ansa Bandiere ammainate Lavori in corso nelle sedi di Pd e Forza Italia. Praticamen­te tutti i partiti hanno chiuso l’ultimo bilancio in profondo rosso
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