I partiti rimasti senza soldi occupano gratis social e tv
I tesorieri Centemero (Lega): “Sfruttiamo i talk”. Messina (Fi): “I colleghi paghino”
La prossima campagna elettorale – a partire dalle Regionali siciliane – sarà la più povera di sempre. I partiti italiani sono rimasti senza un euro. Il Pd ha chiuso il bilancio 2016 con un buco di 9 milioni e 528mila euro, Forza Italia con un disavanzo di 2 milioni e 849 mila euro (e debiti per oltre 100 milioni), la Lega è in rosso di un milione abbondante.
Il Movimento 5 Stelle non fa testo: non ha bilancio, né sedi, né dipendenti. Non ha una struttura: i parlamentari grillini si pagano l’attività politica con i rimborsi di Camera e Senato. Quasi tutto è sul web, il resto lo finanziano gli iscritti. I partiti tradizionali, invece, sono macchine pachidermiche, alimentate per decenni col carburante del finanziamento pubblico. Ora in dismissione. I rimborsi elettorali sono stati aboliti nel 2013 dal governo Letta. Il taglio progressivo dei fondi statali è arrivato a definitivo compimento proprio nel 2017, a un passo dalle elezioni.
FALLIMENTO 2X1000. Per cercare di compensare l’a bo l izione dei rimborsi elettorali, la riforma Letta ha introdotto la nuova disciplina del 2x1000, con la possibilità di versarlo ai partiti. Ha funzionato poco. Nel 2016 l’hanno fatto appena 971mila contribuenti su 40 milioni: il 2,38%. In tutto sono stati raccolti 11 milioni, oltre la metà (6,4) sono andati al Pd. Non bastano. E non basta a colmare la voragine la raccolta tra i finanziatori privati (tetto massimo: 100mila euro a persona).
IL CASO LEGA. La situazione più grave è quella della Lega di Salvini. Le attività del Carroccio rischiano di essere congelate dalla procura di Genova: i pm hanno chiesto il sequestro cautelativo e il blocco dei conti bancari del partito, in attesa della sentenza della Cassazione nel processo Belsito-Bossi: l’ex tesoriere e il fondatore sono condannati in appello per truffa ai danni dello Stato, ora i magistrati vogliono mettere le mani su 48 milioni di rimborsi pubblici ottenuti illecitamente nel biennio 2008-2010. Il giovane tesoriere leghista Giulio Centemero ostenta tranquillità: “Finché non c’è il sequestro andiamo avanti serenamente. Intanto prendiamo tempo, ci saranno ricorsi; la strada è ancora lunga”.
Negli ultimi anni, con il lavoro di Centemero, il Carroccio ha migliorato i suoi conti, malgrado la chiusura dei rubinetti pubblici: nel 2008, quando la Lega percepiva oltre 8 milioni di rimborsi elettorali, il bilancio era in rosso di 11 milioni. Nel 2016, col finanziamento quasi azzerato ( solo 600mila euro), il buco è di un milione. Anche perché il par- tito ha smontato la sua struttura. A gennaio sono stati licenziati gli ultimi 24 dipendenti. A maggio Radio Padania ha spento le sue frequenze e si è trasformata in una web radio. Ma i consensi aumentano. Spiega Centemero: “I canali di comunicazione hanno costi irrisori rispetto al passato. Da un lato sta tornando la tv: Salvini va in televisione e diffonde il suo messaggio a costo zero. Dall’altro c’è una crescita sempre più rilevante della comunicazione su internet. Non vale solo per la politica, è il mercato: se osserva il marketing mix delle più grandi multinazionali, vedrà che le campagne pubblicitarie costano sempre meno, anche per i privati”.
L’UNICO ROSSO DEM. La grande battaglia referendaria di Matteo Renzi è stata foraggia- ta da uno sforzo economico impressionante: 14 milioni di euro. Il risultato è un buco da 9 milioni e mezzo nel bilancio 2016. I costi per la comunicazione devono dimagrire. Resta cruciale la tv: i dati Agcom confermano che il servizio pubblico è particolarmente “sensibile” al Pd renziano nella distribuzione delle scalette dei suoi tg. Poi c’è il web: si punta sui social network ufficiali e su una galassia di pagine ufficiose gestite dal Nazareno e spuntate come funghi (la più famosa è Matteo Renzi News). E poi sono arrivate le app: Bob e Mat- teo Renzi. E i risparmi? Si taglia, al solito, su chi lavora: 12 funzionari del Pd romano sono stati licenziati a febbraio 2017, mentre a luglio il tesoriere Francesco Bonifazi ha paventato la cassa integrazione per un anno per tutti i 174 dipendenti del Nazareno.
I DEBITI DI FORZA ITALIA. Dopo una carriera ai vertici di Fininvest, Alfredo Messina è stato chiamato da Berlusconi a mettere mano ai disastrosi conti della sua creatura politica. Ha raccolto l’eredità di Maria Rosaria Rossi, che già nel 2015 aveva avviato il licenziamento degli 81 dipendenti del partito. Oggi a bilancio ci sono debiti per circa 100 milioni di euro: “Per fortuna – spiega Messina – Berlusconi è subentrato alle banche, ‘acquistando’ 91 milioni di debito”. Altri 6 o 7 milioni sono verso fornitori, affittuari, dipendenti. Come sarà la prossima campagna elettorale? “Non chiedetelo a me – risponde sconsolato – io mi occupo di soldi. Certo, sarà una campagna minimale, dal profilo molto basso”. Il tesoriere è impegnato a inseguire gli eletti di Forza Italia che non hanno versato le quote dovute al partito. Un lavoro sfiancante: “I colleghi non contribuiscono sempre con grande piacere”. Milioni, i debiti di Forza Italia
Il buco del Pd Dopo il referendum pagano i dipendenti (e si moltiplicano le pagine Facebook) I numeri
Milioni, il disavanzo del Pd nel 2016 I dipendenti del Pd per i quali è stata chiesta la cassa integrazione I contribuenti che hanno versato il 2x1000 in favore dei partiti politici