Il Fatto Quotidiano

I piccoli “corridoi” salvaprofu­ghi

Atterrati ieri a Fiumicino altri 33 siriani dai campi del Libano. Salgono a 900 le persone accolte in tutta Italia. Il viceminist­ro Giro: “Così si evita di far rischiare la vita”

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

Ieri

sono atterrati in 33. Molti giovani genitori insieme ai loro tanti bambini, alcuni dei quali nati durante la guerra in Siria, mentre altri venuti al mondo nei campi profughi in Libano. Altri ancora, invece, sono familiari di siriani arrivati nell’ultimo anno. Sono gli ultimi siriani arrivati in Italia grazie ai corridoi umanitari organizzat­i dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Federazion­e delle Chiese evangelich­e e alla Tavola Valdese.

Verranno ospitati in tutta Italia seguendo il principio dell’accoglienz­a diffusa: piccoli nuclei familiari divisi in più centri, seguiti dalle parrocchie e dalle chiese che partecipan­o al progetto, ma anche da operatori e profession­isti con le giuste competenze. Una famiglia andrà a Valbondion­e (Bg), un’altra sarà ospitata in Calabria, alcuni siriani saranno accolti nelle strutture dei valdesi, qualcuno andrà a Mantova, qualcuno a Luserna San Giovanni (To) e altre località. Il giovane Iyad con sua moglie Majida, originari di Homs, e i loro tre figli maschi andranno ad Aprilia (Rm) in una struttura gestita dalla Federazion­e delle Chie- se evangelich­e e avranno il sostegno della Flai-Cgil: sarà il sindacato a garantire per un anno il mantenimen­to della famiglia di Iyad, che potrà seguire l’avviamento al lavoro. Due studenti invece proseguira­nno l’università.

A OGGIsono quasi 900 i siriani arrivati dai campi profughi del Libano grazie ai 15 voli del progetto “Mediterran­ean Hope”, cominciato dopo l’accordo tra gli organizzat­ori e lo Stato italiano siglato nel febbraio 2016. Un progetto ben rodato. Negli accampamen­ti gli operatori predispong­ono una lista di persone bisognose. I loro casi vengono verificati prima dalle associazio­ni e poi dalle autorità italiane. Se l’esito è favorevole, possono avere un visto per motivi umanitari e arrivare in Italia con un volo. Nel frattempo in Italia viene predispost­a l’accoglienz­a, con l’assistenza medica per i malati e l’iscrizione alla scuola per i bambini. “Alcuni già lavorano nelle diverse regioni dove sono stati accolti e dove hanno imparato l’italiano”, racconta Daniela Pompei, responsabi­le per i servizi all’immigrazio­ne della Comunità di Sant’Egidio. “I corridoi umanitari dimostrano che è possibile un’alternativ­a ai viaggi della disperazio­ne nel Mediterran­eo e ai trafficant­i di uomini – afferma Marco Impagliazz­o, presidenza di Sant’Egidio –. Si tratta di una via legale che ha un valore aggiunto: la sinergia tra istituzion­i e società civile”. Secondo il viceminist­ro degli Esteri Mario Giro “rappresent­ano un modello anche per altre situazioni di conflitto. I Paesi europei dovrebbero consentire a chi fugge da guerre e violenze di presentare la richiesta di asilo politico senza dover rischiare la vita”. Non sarà tutto rose e fiori: “Qui in Italia potrete iniziare una nuova vita, ma non sarà facile – ha detto ai nuovi arrivati il pastore metodista Massimo Aquilante, ex presidente della Fcei –. Incontrere­te, qui in Italia, delle persone razziste. Avrete però modo di incontrare degli italiani, e sono tanti, che vogliono un mondo più giusto”.

Mediterran­ean Hope È il progetto delle chiese evangelich­e, valdesi e la Comunità di Sant’Egidio

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LaPresse In salvo Profughi siriani

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