Caso Ong, le trame dei Servizi anche nella gestione politica
Ombre I tre vigilantes sulle navi relazionano al Dis e alla Lega Sui rapporti con gli 007: “Noi non possiamo rispondere”
Èil 25 settembre 2016 quando a Paolo Scotto, funzionario del Dis, il Dipartimento per le informazioni sulla sicurezza, giunge un report firmato da Floriana Ballestra, Pietro Gallo e Lucio Montanino sulle anomalie riscontrate a bordo della nave Vos Hestia. È la nave utilizzata da Save the Children per i salvataggi nel Mediterraneo. I tre – tutti ex poliziotti – sono a bordo in qualità di operatori della sicurezza, ingaggiati dalla società Imi Security, di Cristian Ricci. Per due di loro – Gallo e Ballestra – si tratta della prima missione. Assunti a settembre, s'imbarcano il giorno 5. La relazione al Dis giunge appena 20 giorni dopo il loro primo imbarco. La denuncia in Procura, che darà avvio alle indagini di Trapani sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, arriverà soltanto a metà ottobre. Nel frattempo, come il Fatto ha rivelato, Ballestra contatta con una email – “il 24 settembre, senza ricevere risposta” – Alessandro Di Battista del M5S. Il giorno 26 è già in contatto con il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, il quale con un sms le augura “Buon viaggio!”. Non solo. Salvini le scrive: “Cambieremo questa vergogna, promesso”. Segno che la “vergogna” in questione, il 26 settembre, deve già essergli stata spiegata. E quindi: venti giorni dopo il suo primo imbarco, Ballestra, non solo ha già avvisato i nostri Servizi segreti, ma ha già provato a far scoccare la scintilla politica. E comunica a un uomo di fiducia di Salvini, attraverso messaggi WhatsApp, tutte le anomalie che registra in navigazione. Un fatto è certo: le denunce dei poliziotti in Procura si riveleranno fondate e risultano quindi attendibili. Quel che stiamo analizzando, però, riguarda ciò che avviene parallelamente all'inchiesta. I punti da chiarire sono parecchi.
Innanzitutto: i tre poliziotti, o alcuni di loro, agiscono per conto dei nostri Servizi segreti? E – se così fosse – il loro rapporto con l'intelligence è precedente all’imbarco? O è successivo alla loro segnalazione al Dis? E ancora: se collaborano con i nostri Servizi, perché cercano di coinvolgere M5S e Lega Nord? Con quale obiettivo? Abbiamo chiesto ai tre ex poliziotti se hanno lavorato per conto dell’intelligence. Lucio Montanino: “Non posso dare una risposta”. Floriana Ballestra: “A questo non posso rispondere”. Pietro Gallo: “Preferisco non rispondere”. Nessuno lo nega. E di certo, se qualcuno collabora con i Servizi, a meno che non sia autorizzato, non può ammetterlo. Montanino ha un ruolo più defilato e lascia quasi subito l’imbarco. Ballestra e Gallo dicono di aver contattato la Lega Nord (e il M5S) con un unico fine: volevano che l'agenda politica del nostro Paese prendesse atto delle loro denunce. Bene. Ma era un fine personale o era condiviso dai nostri Servizi? Il bivio non è indifferente. Non per l'inchiesta, che ha riscontrato le denunce, ma per la gestione politica di queste informazioni. Qual è infatti il vero senso dell'intercettazione in cui Gallo dice a Ricci: “L'interesse è bloccare tutte le Ong”. L’interesse di chi? Se davvero – come pare, poiché i tre non lo smentiscono – Gallo collaborava con l’intelligence, si riferiva forse ai nostri Servizi? Anche su questo, attraverso il suo avvocato Vincenzo Perticara, ci fa sapere: “Preferisco non rispondere”. L'intercettazione è del 27 febbraio. Di lì a poco, come il Fattoha rivelato, Ballestra incontra personalmente Salvini e gli consegna il materiale che, a partire da settembre, aveva riversato alla nostra intelligence. Sono trascorsi 5 mesi e le informazioni, quindi, continuano a essere condivise con la politica (la Lega Nord). E così, quando il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, rivela d'essere a conoscenza di rapporti tra scafisti e alcune Ong, Salvini è in pole position: “Esiste un rapporto dell'Aise”, dice il 3 maggio, durante In mezz’ora, la trasmis- sione di Lucia Annunziata. Accusa il premier Paolo Gentiloni di voler mantenere il dossier nel cassetto e commenta: “Sarebbe gravissimo”. In realtà, le informazioni nel cassetto ce le ha lui, ma non lo dice a nessuno, finché il Fatto non lo rivela e Salvini conferma. Abbiamo chiesto al premier: non è grave che Salvini, davvero in possesso di quelle informazioni, l’abbia accusato di tenerle nel cassetto? Nessuna risposta. E ancora: a maggio, a smentire Salvini, ci pensa il suo collega di partito, senatore Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, l'organismo che controlla i Servizi: “Non esiste alcun dossier dei Servizi”. Ma è Salvini a dire il vero. Perché Stucchi lo smentisce? Gli abbiamo chiesto con un sms se Salvini lo avesse messo al corrente dell'incontro con Ballestra; se gli avesse riferito della relazione che quest'ultima aveva inviato al Dis; e, soprattutto, perché mai abbia smentito il suo segretario. Nessuna risposta. Intanto, quando in estate l'inchiesta trapanese deflagra, la Lega è già ben informata e preparata. Ballestra sostiene di essere grata a Salvini per il sostegno ricevuto. Gallo no: “Non ha fatto nulla di concreto”. Di certo, i fatti scoperti a Trapani autorizzano la politica a intervenire. Il ministro dell'Interno Marco Minniti vara il “Codice per le Ong”. Il flusso di migranti verso l'Ita- lia inizia imbottigliarsi in Libia. Chiunque avesse “interesse” a “bloccare” le Ong c’è quasi riuscito. E persone verosimilmente legate ai nostri Servizi – nessuno dei tre ex poliziotti lo smentisce – hanno giocato un ruolo fondamentale. Non ci riferiamo solo alla doverosa e riscontrata attività d'indagine. Ma alla gestione politica delle loro informazioni.