Studio, auto, micro-fidi il boom del debito che puzza di “bolla”
ETrilioni di dollari: l’indebitamento delle famiglie americane.
È in crescita: aumentato di 553 miliardi di dollari rispetto al 2016 se ti dicessi che questo conglomerato casualmente possiede il 70 per cento del mercato del credito al consumo globale? Se colpissimo nel modo giusto il loro centro dati, potremmo riformattare sistematicamente tutti i loro server, compresi quelli di backup. Ogni traccia di ogni carta di credito, prestito e mutuo sarebbe eliminata. Non riuscirebbero mai a recuperare e applicare vecchie pratiche cartacee. Andrebbe tutto perduto. Il più serio incidente di redistribuzione della ricchezza nella storia”: le parole sono quelle di Mr Robot, hacktivista dell’omonima serie tv che mira a sovvertire l’ordine costituiro e a generare un tracollo finanziario globale. Azzerare tutto per portare tutto in pari, per tutti, liberando gli americani e il mondo dal fardello del debito. Quello oggi legato alle carte di credito, ai prestiti studenteschi e ai prestiti per l’acquisto delle automobili.
I DATI circolano da settimane. Gli ultimi sono arrivati a metà agosto dal Fed’s Center for Microeconomic Data di New York e riguardano il secondo trimestre del 2017: il debito complessivo degli americani continua ad aumentare (è un trend che va avanti dal 2013). Cresce il credito al consumo e crescono mutui e prestiti per l’acquisto delle auto. Negli ultimi due casi, il debito è aumentato rispettivamente di 64 e 23 miliardi di dollari. Il debito delle carte di credito è cresciuto di 20 miliardi. Si inizia quindi a parlare di rischio “bolla”: aumenta il debito, e con esso anche il rischio di insolvenza. Il 4,4% del debito delle carte di credito è diventato insolvente nel secondo trimestre del 2017, era pari a circa il 3,5% nel secondo trimestre del 2016. Un dato che analisti e giornali finanziari mettono in costante relazione con i tassi di crac dei debitori registrati durante il picco della recessione, che erano tra l’8 e l’11 per cento. Già a giugno la Federal Reserve aveva raccontato questo andamento. Il debito da carte di credito ha raggiunto quota 3.800 miliardi di dollari, record fin dai tempi del crac innescato dai mutui subprime del 2008. Il credito “revolving”, un sistema di pagamento abbinato a una carta di credito simile al fido (l’agenzia permette di utilizzare denaro a credito, per piccoli acquisti, poi rimborsato con rate men- sili) nel cui computo rientrano anche le passività registrate dalle carte, è arrivato a quasi 1, 021 trilioni di dollari. E così Synchrony Financial, uno dei maggiori fornitori di carte di credito americano, avrebbe aumentato del 30% anno su anno (a 1,33 miliardi di dollari nel secondo trimestre) gli accantonamenti per far fronte alle eventuali perdita causate dalle insolvenze. Secondo American Express, le perdite su questo tipo di crediti sono aumentate del 26% rispetto al 2016. E Capital One ha fatto sapere che la percentuale dei saldi non recuperati è passata dal 4% di fine 2016 al 5,1% nel secondo trimestre del 2017.
È LA PRIMA CONSEGUENZA dell’indebitamento totale delle famiglie americane, arrivato a 12.800 miliardi di dollari, in crescita di 552 miliardi rispetto all’anno scorso. L’aspetto più critico riguarda l’aumento dei debiti del prestito studentesco e quelli per l’acquisto di auto. Secondo un rapporto della società per la prevenzione del rischio creditizio Experian, pubblicato ieri, il debito per i prestiti studenteschi negli Stati Uniti è cresciuto del 149 per cento nell’ultimo de- cennio e ha raggiunto quota 1,4 trilioni di dollari. Nel 2010 era di 833 miliardi. Nello stesso periodo, il debito medio per prestiti studenteschi per persona è salito del 62 per cento. Una situazione che riguarda il 13,4 per cento degli americani, una media di 34mila dollari a studente. “I debiti del prestito studentesco sono in aumento - ha detto Michele Raneri, vicepresidente di Experian - ed è il risultato del crescente costo dell’istruzione superiore. Mi aspetto che continuerà a crescere, quindi non sarei sorpreso se aumentassero anche i prestiti”. Due giorni fa, Forbes ha pubblicato un articolo che spiega agli americani come strutturare una strategia per far fronte al prestito studentesco. La premessa recita una formula del tipo “seguite questi consigli, soprattutto se avete altri debiti aperti, dai mutui alle carte di credito”.
Si guarda quindi all’esplosione di una prossima bolla e l’attenzione è sui prestiti privati di ogni tipo, tra cui quelli del settore automobilistico. Lo ha fatto notare ieri Il Sole 24 ore: ci sono i prestiti agli studenti, categoria subprime per definizione, poi quelli delle famiglie in carte revolving, lie- vitati a 1.400 miliardi di dollari, e infine quelli del settore auto. Anche qui è stata raggiunta la barriera dei mille miliardi di debito, di cui un quarto del controvalore concesso a una categoria a maggiore rischio di insolvenza. Un dato che, unito al crescente tasso di insolvenza, preoccupa gli economisti.
IL CONTROCANTO racconta che i prestiti per le auto sono più bassi rispetto ai livelli pre-crisi, quando si parlava di 10mila miliardi di mutui subprime, e che i derivati sono molti meno: 97 miliardi di prestiti cartolarizzati (cioè trasformati in titoli negoziati) per l’acquisto di auto rispetto ai 7mila miliardi sui mutui del 2008. Se poi si guarda alla crescita dell’economia, il trend fa un po’ meno paura: “Il debito delle famiglie è arrivato al 67 per cento del Pil nominale nel secondo trimestre 2017 - fa notare il Wall Street Journal - in calo rispetto all’87 per cento nel 2009”. Per i prestiti studenteschi, la percentuale dei pagamenti in ritardo è diminuita del 10,1 per cento dal 2009. Per ora siamo sotto il livello di allerta, quindi. A patto che ci si fermi.
Soggetti a rischio
Per i trasporti si è arrivati a quota mille miliardi di prestiti di cui un quarto concesso a una categoria subprime