Il Paese attende lo Ius soli, una prova di civiltà
Non è umano né giusto che gli immigrati europei ed extraeuropei vivano per tanti anni senza il diritto di cittadinanza italiana. Il rifiuto pregiudiziale a concedere un diritto inalienabile nasce da xenofobia e da ragioni strumentali: trovare consenso diffondendo la cultura della paura e dell’odio verso l’altro fino a considerarlo un nemico, come se vivessimo ancora al tempo dei nazionalismi dell’O ttoc ent o. Garantire il diritto di cittadinanza a chi lavora e studia in Italia è la premessa per avviare il delicato e lungo processo di integrazione. Il governo, per puro calcolo elettorale, ha scelto la tecnica del rinvio, per cui la legge è ferma al Senato da due anni. Intanto, oltre 800.000 sono i figli di immigrati in possesso di un permesso di soggiorno che pazientemente aspettano. Sarebbe un atto d’accusa pesante verso il PD se la riforma della cittadinanza, definita dal presidente Gentiloni “una conquista di civiltà” non venisse approvata in questa legislatura. Va detto anche che nel Parlamento e nel Paese allo “ius soli” si oppongono i leghisti, preoccupati de l l’islamizzazione dell’Italia, e fin qui niente di sorprendente. Che a essi, però, si siano accodati i 5Stelle, autori fin dalla prima ora della cultura dei diritti, è difficile da comprendere. DOMENICO MATTIA TESTA