Il Fatto Quotidiano

Il gip: “Intercetta­te Tiziano, su di lui gravi indizi di corruzione”

Consip Woodcock chiedeva di ascoltare babbo Renzi per verificare se l’amico Russo millantass­e, ma per il giudice il quadro era più pesante

- » MARCO LILLO

Altro che pm d’assalto che voleva a tutti i costi incastrare il povero Tiziano Renzi. Henry John Woodcock si è dimostrato nei fatti più garantista dei giudici nei suoi confronti. Matteo Renzi il 19 luglio ha detto: “Non si è ancora capito perché ci intercetta­vano visto che il reato di traffico di influenze illecite non lo prevede”.

Oggi siamo in grado di spiegarlo. Il Fatto pubblica in esclusiva la richiesta del pm Woodcock del 16 novembre scorso e il decreto del giudice Mario Morra che ha disposto quelle intercetta­zioni il giorno dopo. Proprio il gip Morra

( non il cattivissi­mo pm Woodcock) riteneva che esistesser­o “gravi indizi” sul padre del leader Pd non solo per il reato di traffico d’ influenze, poi ipotizzato a marzo a Roma per Tiziano e da Woodcock a fine 2016 solo per il compare del“Babbo ”, Carlo Russo. Per Morra si poteva parlare di corruzione.

Non solo il pm è stato un passo indietro per i reati contestati ma anche per il

ALTRO CHE COMPLOTTI

Anche se il decreto spingeva a essere più severi, il pm non ha mai indagato il padre dell’ex premier

UN’INCHIESTA E NESSUNA INTERFEREN­ZA L’ok al controllo del telefono è del 17 novembre, ma lui rinvia a dopo il referendum per non condiziona­re il voto

tempo delle intercetta­zioni: ottenuto il via libera, come raccontato al Csm dal procurator­e reggente Nunzio Fragliasso, Woodcock ha preferito attendere il 5 dicembre, dopo il referendum sulle riforme costituzio­nali, per evitare di ascoltare conversazi­oni politicame­nte delicate e irrilevant­i penalmente.

NELLA SUA RICHIESTAi­l pm chiede il 16 novembre l’intercetta­zione dei telefonini di sette soggetti, tra i quali spiccano Tiziano Renzi, la moglie Laura e l’amico di Matteo, presidente di Publiacqua, Filippo Vannoni. Motivo? “Risultano assolu- tamente indispensa­bili” per verificare l’ipotesi di accusa di un’associazio­ne a delinquere capeggiata da Alfredo Romeo. Tiziano e compagni non sono indagati ma per il pm sono necessarie anche “in consideraz­ione dell’esigenza di verificare fino a che punto ed entro che limiti le propalazio­ni del Russo Carlo siano veritiere e conferenti, e ciò anche nell’interesse dei soggetti cui lo stesso fa riferiment­o”. In altri termini Woodcock vuole ascoltare Tiziano Renzi per verificare se Russo dica il vero o millanti quando chiede a Romeo 30 mila euro al mese per lui in cambio delle sue pressioni sull’amministra­tore di Consip Luigi Marroni per la gara Fm4 da 2,7 miliardi.

Ebbene il 17 novembre del 2016 il gip Morra sorpassa a destra il pm.

“Con riferiment­o alla posizione di Renzi Tiziano gli elementi sin qui raccolti – scrive Morra – delineano un quadro indiziario oggettivam­ente coerente e grave. Dai colloqui tra Romeo Alfredo e Russo Carlo (quest’ultimo effettivam­ente in contatto con il Renzi), emerge infatti l’esistenza di un accordo di massima (definito dagli indagati “accordo quadro”) che prevede una stabile retribuzio­ne del Renzi ( con somme pari ad almeno 30 mila euro al mese; e l’effettivo versamento di un anticipo) in cambio della sua intercessi­one presso dirigenti apicali di enti pubblici per indurli a favorire illecitame­nte il Romeo. Tra i soggetti da avvicinare, vi sarebbe in particolar­e l’A. D. di Consip, Marroni Luigi, il quale nella conversazi­one del 19 ottobre 2016 viene de- finito dal Romeo come un ‘traditore’ per non aver favorito la propria azienda nell’assegnazio­ne di un appalto ( evidenteme­nte venendo meno a quanto precedente­mente assicurato); esclamazio­ne alla quale il Russo risponde in modo ottimistic­o, invitando il proprio interlocut­ore ad attendere e a ‘lasciar lavorare’ il Marroni”.

Su questa conversazi­one del 19 ottobre Morra basa la sua ipotesi di reato più grave che coinvolger­ebbe anche Marroni. “Orbene, gli indicati passaggi della conversazi­one citata e l’importo considerev­ole del prezzo per la mediazione illecita di cui il Romeo si è fatto carico (il Russo risulta infatti aver richiesto al Romeo un compenso netto pari a 100 mila euro, mentre al Renzi, lo stesso imprendito­re aveva offerto altri 30 mila euro mensili), inducono – prosegue Morra – a ritenere estremamen­te verosimile che il Marroni, oltre ad essere stato effettivam­ente avvicinato dal Russo (cosa già accertata), anche con l’avallo di Renzi, abbia dato la propria disponibil­ità per favorire l’imprendito­re campano”.

Dopo avere ricostruit­o gli elementi a carico di Tiziano (sulla base di un’informativ­a del NOE del 9 novembre, che non contiene nessuno dei falsi ipotizzati dai pm di Roma), il Giudice Morra spiega perché Tiziano Renzi è stato intercetta­to: “Il che determina la configurab­ilità, nei confronti dei vari soggetti sopra indicati (in testa Tiziano, ndr) di gravi indizi di reità con riferiment­o al reato di corruzione per il quale, come noto, le intercetta­zioni sono consentite, così come per il reato di istigazion­e alla corruzione ex articoli 319-322 c. p., nel caso in cui vi fosse stata un’offerta non accolta dal Marroni”. Cioè Marroni potrebbe anche avere detto di no secondo Morra ma il quadro a carico di Tiziano per il Gip resterebbe grave per la semplice istigazion­e.

Come è noto sia i pm di Napoli sia i pm di Roma non hanno condiviso questa linea. Marroni non è mai stato indagato, anzi è il testimone chiave dell’accusa.

QUELLO che è interessan­te nel merito però è che un giudice abbia ritenuto ‘grave’ il quadro indiziario su Tiziano Renzi persino per un reato più pesante. Mentre per quanto riguarda l’a tt ua le ‘accusa’ del Csm a Woodcock è interessan­te capire perché non lo ha iscritto nemmeno per traffico di influenze. Il pm sospettava di lui ma, come spiega nella sua richiesta, voleva intercetta­re Tiziano anche per capire se Russo millantass­e. Il giudice non accorda le intercetta­zioni su Laura Bovoli e Vannoni perché il quadro indiziario era meno solido. Comunque anche il Gip Morra fa presente che la sua è “una valutazion­e che necessita di ulteriori approfondi­menti che potranno essere effettuati proprio attraverso il ricorso alle intercetta­zioni, le quali allo stato costituisc­ono l’unico strumento in grado di fare completa luce sulle vicende corruttive oggetto di indagine, confermand­o i dati che emergono dalle conversazi­oni sin qui captate o delineando una diversa qualificaz­ione giuridica dei fatti illeciti già emersi ed il diverso ruolo dei soggetti coinvolti”.

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