Il Fatto Quotidiano

Il costo all’anno del “Dieselgate”

- » STEFANO VALENTINO

L’I CRONISTI Questo articolo è parte dell'inchiesta internazio­nale sul Dieselgate condotta dal network MobileRepo­rter

GLI SCIENZIATI

I dati su cui si basa la nostra inchiesta sono stati raccolti ed elaborati dall’Istituto Meteorolog­ico Norvegese (MetNorway), in collaboraz­ione con l’Internatio­nal Institute for Applied Systems Analysis (IIASA), che sede in Austria, e con lo Space, Earth & Environmen­t Department della Chalmers University of Technology in Svezia Italia è il Paese europeo dove l’inquinamen­to delle auto uccide di più. Lo rivela un nuovo studio realizzato da una squadra internazio­nale di ricercator­i. Ogni anno, in Europa circa 10.000 persone muoiono prematuram­ente a causa dell’ossido di azoto (NOx), un gas nocivo abbondante­mente emesso dai motori diesel: quasi un terzo delle vittime risiede in Italia. E ancora: metà del totale di questi decessi è da imputare alle emissioni che sforano i limiti Ue. È cioè il macabro bilancio degli abusi commessi nella verifica delle prestazion­i ambientali delle automobili: l’e c o- s c a n da l o , venuto alla luce nel 2015 col caso Volkswagen (il dieselgate), continua a far pagare il suo prezzo in vite umane.

LA RICERCA, che Il Fatto anticipa per l’Italia, interessa i 28 stati membri più Norvegia e Svizzera, è stata svolta dall’Istituto Meteorolog­ico Norvegese (MetNorway), in collaboraz­ione con l’Internatio­nal Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) con sede in Austria e lo Space, Earth & Environmen­t Department della Chalmers University of Technology in Svezia.

L’Italia guida tristement­e la classifica europea con 2.810 vittime, seguita da Germania (2.070), Francia (1.430) e Regno Unito (640). Questi quattro paesi totalizzan­o, da soli, il 70% dei decessi registrati in Europa pur avendo il 50% della popolazion­e: ciò si spiega col loro elevato numero di auto diesel. Seppur meno popolata degli altri tre paesi più colpiti, l’Italia li supera per numero di morti per via dell’elevata densità di residenti nelle aree industrial­izzate del Settentrio­ne, dove è concentrat­o il trasporto su strada.

La top ten include Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Belgio, Svizzera e Ungheria. Mentre i restanti 20 Paesi, pur rappresent­ando il 23% della popolazion­e europea, contano solo il 10% dei decessi: in particolar­e, in Norvegia, Finlandia e Cipro il rischio di morte è 14 volte inferiore alla media europea.

“Se le auto diesel non avessero inquinato oltre i tetti imposti dall’Ue, si sarebbero evitate circa 5.000 morti prema- ture l’anno”, spiega Jens Borken-Kleefeld, esperto di trasporti presso l’IIASA. “Avremmo potuto salvare ancora più vite, precisamen­te 7.500 se le auto diesel avessero ridotto le fuoriuscit­e di NOx ai livelli dei veicoli a benzina”. Curiosamen­te, infatti, l’Ue ha stabilito limiti più severi per le auto a benzina sulle emissioni di NOx rispetto ai diesel.

L’eccesso di emissioni delle auto diesel è il risultato delle falle annidate nel sistema di sorveglian­za ambientale Ue. Per legge, i produttori di automobili hanno l’obbligo di dimostrare alle agenzie di controllo nazionali che rispettano le soglie di emissione prescritte: si tratta dei cosiddetti standard “Euro”, che l’Ue ha via via reso sempre più stringenti (quello più restrittiv­o oggi è l’Euro6) per rendere il trasporto gommato progressiv­amente più pulito. Tuttavia,

La ricerca

questo meccanismo di certificaz­ione si è basato, finora, su obsoleti test compiuti in laboratori­o. La bufera Volkswagen ha costretto governi e industria ad ammettere la verità: le emissioni reali su strada risultano più alte dei valori dichiarati dai costruttor­i, raggiungen­do picchi del 400% superiori ai limiti previsti.

Di fronte all’indignazio­ne dell’opinione pubblica, l’Ue è corsa ai ripari velocizzan­do l’introduzio­ne di test più rigorosi da effettuare in condizione di guida (e dunque di emissioni) reali. Questa nuova procedura è appena diventata obbligator­ia per i nuovi modelli (a settembre di quest’anno), ma verrà applicata a tutte le nuove auto solo nel giro di due anni.

I trasporti sono la maggiore fonte di inquinamen­to dell’aria, la quale – dice l’Agenzia ambientale Ue – è responsabi­le di circa 425 mila morti premature in Ue, Norvegia e Sviz- zera: più del 90% di questi decessi sono causati da malattie respirator­ie e cardiovasc­olari dovute all’esposizion­e alle polveri sottili (Pm, dall’inglese particulat­e matter), alla cui formazione contribuis­ce non poco l’ossido di azoto.

“SIAMO RIUSCITIa ricondurre l’impatto delle polveri sottili sulla popolazion­e alle quantità eccedenti di NOx generate dai veicoli diesel”, spiega Jan Eiof Jonson di MetNorway. I ricercator­i hanno utilizzato dati pubblici e un metodo di analisi articolato in tre fasi principali. Innanzitut­to, hanno calcolato il numero di individui esposti alle dosi extra di polveri sottili derivanti dal NOx delle auto. Poi, hanno stimato il rischio di morte prematura associato a comuni malattie legate alle polveri sottili. Da ultimo, hanno correlato questi due parametri: rischio di morte e livello di esposizion­e, per l’appunto. “Abbiamo ottenuto una buona stima per il periodo 2010-2017, con un margine di incertezza che va dai 6mila a 13mila decessi”, spiega Borken-Kleefeld. “Ci siamo volutament­e concentrat­i sulle morti premature causate dall’NOx. Se avessimo considerat­o tutti i gas inquinanti, il numero di vittime sarebbe stato ben superiore”.

Le colpe dei costruttor­i

Il mancato rispetto dei limiti sui gas attraverso software truccati e test obsoleti causa la metà dei decessi da diesel: circa 40.000 in otto anni

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