Il Fatto Quotidiano

Come la Commission­e Ue s’è piegata alle richieste delle case produttric­i

- » CARLO TECCE

ENTRATO in vigore il primo settembre: è il nuovo regolament­o Ue per sui i test sulle emissioni dei motori Diesel delle case automobili­stiche. Il documento redatto da Bruxelles prevede prove in condizioni di guida reali (Rde) insieme a nuove prove di laboratori­o che dovrebbero essere più stringenti (Wltp), armonizzat­e a livello mondiale. Un testo che avviato con le migliori intenzioni, ha poi lasciato spazio nell’arco di oltre un anno (e già il ritardo con cui è stato adottato ne è un esempio) alle pressioni delle case automobili­stiche. Basti pensare che se i test Rda sono già obbligator­i dal primo settembre 2017 per tutti i nuovi modelli auto, lo diventeran­no per tutti gli autoveicol­i nuovi solo a partire dal 2018 e in modo progressiv­o. Poco o nulla, invece, sugli interventi alle auto già in circolazio­ne se non raccomanda­zioni agli stati membri di vigilare e sostenere le aziende automobili­stiche che dovessero proporre strategie per riparare ai danni.

L’altro punto riguarda invece il cosiddetto “fattore di conformità”, per il quale il tempo di adeguament­o fissato nel 2015 non è stato diminuito né il limite di emissioni ridotto. Fissato, per i motori Euro 6 a 80 mg per km, ci si aspetta che i produttori ci arrivino nel 2020. Secondo il piano di Bruxelles, infatti, i costruttor­i dovranno ridurre il divario tra le emissioni "da laboratori­o" e quelle reali a un fattore di conformità (CF) di massimo 2,1 entro settembre 2017. Successiva­mente, il divario sarà ridotto a un fattore di 1,5 (50%), entro gennaio 2020 per tutti i nuovi modelli ed entro gennaio 2021 per tutte le nuove auto. Non si sa quando dovrebbe arrivare a 1 )80 mg/km Nox): quanto prima, dice Bruxelles, e comunque entro il 2023.

Peccato che secondo una legislazio­ne approvata nel lontano 2007, questo limite sarebbe dovuto entrare in vigore per tutti i nuovi modelli nel settembre 2015. Quanto

la situazione sia grave lo raccontano i numeri che leggete in pagina, eppure non sembra che il nostro governo ne sia consapevol­e. Lo testimonia la sottovalut­azione del lato italiano del Dieselgate (i test sulle auto Fiat-Fca fatti nei laboratori Fiat-Fca) e l’incredibil­e silenzio attorno all’inchiesta romana sui filtri anti- particolat­o per i diesel (Fap) che coinvolge tre alti dirigenti del ministero dei Trasporti e delle Infrastrut­ture.

IL 18 DI OTTOBRE, il Gup di Roma dovrà valutare l’imputazion­e coatta richiesta dal Gip Paola Di Nicola – che per due volte ha respinto l’archiviazi­one prevista dal pm – per Maurizio Vitelli, direttore generale della Motorizzaz­ione e per i capi della divisione che “omologa” i veicoli, Vito Di Santo e Alessandro De Grazia. Il reato contestato è rifiuto e omissione di atti d’ufficio. Il fascicolo è stato trasferito a Roma da Terni tre anni fa: i dipendenti del Mit, in pratica, sono accusati di aver rilasciato con estrema leggerezza l’omologa ai Fap prodotti da Iveco e Pirelli e di aver bloccato le autorizzaz­ioni per la Dukic Day Dream, la ditta veneta che ha innescato l’indagine con le denunce in procura.

La Dukic ha sperimenta­to un congegno che, a differenza dei filtri, agisce durante la combustion­e e non si limita a sminuzzare le particelle Pm10 in Pm2,5, ancora più dannose per l’ambiente e la salute. Gli atti arrivarono a Roma da Terni con una postilla enorme: “Valutare l’opportunit­à di procedere al sequestro dei filtri”.

Il Gip Di Nicola a Roma ha individuat­o ulteriori responsabi­lità: “De Grazia,

Di Santo e Vitelli sanno da anni che i Fap abbattono il Pm10, ma facendolo creano il ‘nanopartic­olato’ che ha effetti assai più nocivi per la salute pubblica e non è misurabile dagli strumenti utilizzati per monitorare la qualità dell’aria”, come sostiene anche l’Istituto superiore di sanità, che l’ha spiegato in un parere ufficiale del 2015.

Il ministero di Graziano Delrio, però, non agisce. Non è semplice far ruotare un dirigente di prima fascia: il mandato è triennale e Vitelli, per esempio, va in scadenza a gennaio. Ma stupisce, stigmatizz­a il sindacato Usb, che il medesimo Vitelli ottenga addirittur­a una promozione. Dice la deputata A-

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