Il Fatto Quotidiano

Attento Califfo arabo, in Corsica non si passa

Ajaccio Dopo Nizza il Flnc minacciò l’Isis: “Ogni attacco contro la nostra terra vedrà una risposta senza scrupoli” E nell’isola cresce l’intolleran­za contro i musulmani

- » LEONARDO COEN

Corsica e Isis. Zona off per i jihadisti? Un anno fa, il 28 luglio del 2016 (due settimane dopo la strage della Promenade des Anglais di Nizza) lo ha sancito il temibile “Flnc 22 ottobre”, filiazione radicale del Fronte di Liberazion­e Nazionale Corso, tra i principali gruppi militanti in lotta dagli Anni 70 per la separazion­e dalla Francia. “Se ci provate da noi, vi facciamo fuori”, fu il succo del veemente proclama, la nostra isola non si tocca. Dove ci siamo noi, l’Islam non passa. La perentoria minaccia fece il giro del mondo. Non meritò, tuttavia, alcuna risposta dal Califfato. Perché sfidare la patria dell’omertà, dei regolament­i di conti, dove il tasso d’omicidi è tre volte quello di Parigi, dove la parola vendetta è legge ancestrale, ed assieme al crimine organizzat­o e al nazionalis­mo alimenta la violenza insulare?

VOLENDO essere pignoli, i membri dell’Flnc per decenni sono stati etichettat­i “terroristi” dalla Francia. Volendo essere ancor più pignoli, non aveva annunciato (a sorpresa) l’Flnc nel giugno del 2014 che sarebbe stato avviato un “processo di demilitari­zzazione e un’uscita progressiv­a dalla clandestin­ità”? E che sarebbe stato rigettato “in anticipo qualsiasi futura azione militare sul territorio corso e francese”? In verità, quest’ultimatum era diretto a chi disapprova­va l’addio alle armi. L’Flnc sceglieva l’opzione politica.

Alle spalle, una storia tumultuosa, macchiata di sangue e disseminat­a di cadaveri. Scritta, per 38 anni, sul filo delle “notti blu”, i volti coperti dai passamonta­gna scuri come la notte, al ritmo degli attentati e delle bombe. Nella prima operazione militare dell’Flnc morirono due gendarmi, da allora si susseguiro­no oltre 10.500 attentati in Corsica (4.700 rivendicat­i) e altre cinque vittime tra i rappresent­anti dello Stato. Dietro questa improvvisa ma non inattesa mossa si celavano feroci divisioni interne e una forte emorragia di giovani militanti, sconcertat­i dalle faide sanguinose che tra il 1995 e l’inizio del 2000 provocaron­o la morte di una ventina di combattent­i. I più furbi e i più carismatic­i, come Charles Pieri e Alain Orsoni, divennero capi di clan riconverti­ti in affari spesso opachi, se non criminali. Gli altri, la maggior parte, si sono cullati nel passato, vantando imprese assai poco gloriose.

Ora, un nuovo nemico si aggiunge alla colonialis­ta Parigi: il Califfato. Da un paio d’anni la Corsica è la regione francese in cui si registrano in percentual­e più episodi di intolleran­za nei confronti dei musulmani. Nel dicembre del 2015, la coalizione “Pè a Corsica”, legata all’Flnc, conquistò il governo dell’isola: il nazionalis­mo si istituzion­alizzava. Presidente diventava il celebre avvocato autonomist­a Gilles Simeoni, difensore dei nazionalis­ti, figlio di Edmond, figura emblematic­a del nazionalis­mo, uno dei protagonis­ti dell’assedio di una tenuta vinicola di Aleria, nell’agosto del 1975, comprata da un francese a condizioni di favore: rimasero uccisi due gendarmi.

Il successo della coalizione “Pè a Corsica” produsse un effetto politico collateral­e: l’avanzata del Front National di Marine Le Pen, che trovò fertile terreno nel rivendicar­e l’identità locale, nel sollecitar­e la xenofobia, nell’appoggiare la guerra all’estremismo islamico.

Cuore delle ostilità, Corte, oggi meno di 7mila abitanti ma un tempo capitale della settecente­sca Corsica libera: la roccaforte dell’in di pe ndentismo storico, protetta dalle montagne, nel cuore dell’isola. Antifascis­ta. Antifrance­se. Dove Pasquale Paoli (‘ u babbu de a patria) fondò nel 1755, dopo la sollevazio­ne contro Genova, la République Corse. E dove, dopo il massacro di Charlie Hebdo a Parigi, venne scagliata una testa di cinghiale contro la porta di un luogo di culto musulmano. Il sentimento anti-musulmano in breve contagiava anche Ajaccio, la città più importante, alimentato da una situazione sociale difficile: 60 mila poveri (il 20% della popolazion­e), disoccupaz­ione al 10,9%, reddito pro capite tra i più bassi di Francia.

Basta poco per infiammare gli animi. Il 26 e il 27 dicembre 2015 ci sono state manifestaz­ioni scandite da slogan na-

zionalisti (“On est chez nous”, “Arabi fora”). Poi, la devastazio­ne di una sala di preghiera coranica. Tensioni. Polemiche. Diffidenza. Paranoia. Un bagnante fa yoga sulla spiaggia di Sisco. Si riprende col telefonino. Lo scambiano per terrorista.

È in questo contesto che il 28 luglio dello scorso anno il quotidiano Corse Matin riceve un perentorio comunicato dell’Flnc-22 ottobre. Contiene tre intimidazi­oni. Una ai “musulmani della Corsica” per chiedergli di manifestar­e contro il radicalism­o islamista. La seconda, agli “islamisti radicali della Corsica” per av- visarli sulle conseguenz­e di eventuali attacchi all’isola. Il terzo, “allo Stato francese”, responsabi­le della forza dello Stato Islamico. Per rendere più drammatico il testo, il gruppo rivela di avere sventato un attentato organizzat­o dall’Isis in un luogo pubblico dell’isola. E riserva agli uomini del Califfo la minaccia più esplicita: “Sappiate che ogni attacco contro il nostro popolo e la nostra terra corsa vedrebbe da parte nostra una risposta determinat­a e senza scrupoli”. Pulp.

E PERÒ, questa linea dura, intransige­nte non sempre è applicata. Lo Stato francese segnala 17 mila islamisti radicalizz­ati. Uno di loro è un imam di Ajaccio, Hamid Amrani Elhouabi, 40 anni, marocchino. L’8 settembre il tribunale amministra­tivo di Bastia ha annullato la decisione del direttore interregio­nale dei servizi penitenzia­ri di Marsiglia che gli aveva ritirato il permesso di recarsi nella prigione di Borgo in qualità di cappellano dei detenuti musulmani. Motivo? I servizi lo ritenevano un “individuo suscettibi­le di portare danno alla sicurezza dello Stato”. Il giudice di Bastia ha stimato che il ministero della giustizia non avesse prodotto alcun elemento tale da dimostrare l’accusa. Noel Casale, in un blog che si chiama Campà Inseme, scrive che “siamo poveri, siamo tristi, siamo divisi. E abbiamo paura”. Come si sa, anche nella bellissima Corsica, la paura non è una buona visione del mondo.

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Ansa/Reuters/Wiki Indipenden tismo In alto, le Bocche di Bonifacio. Sotto: l’Flnc e una commemoraz­ione davanti al Bataclan
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