Il Fatto Quotidiano

Riscaldame­nti, dopo il salasso delle valvole arrivano le multe

Se l’assemblea ha ritardato i lavori, ora la responsabi­lità ricade sui singoli proprietar­i

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

L’installazi­one delle termovalvo­le e dei contabiliz­zatori di calore nei condomìni con riscaldame­nto centralizz­ato (sono, quindi, esclusi quelli autonomi) è un obbligo dal primo luglio. Dopo una prima data iniziale di entrata in vigore, fissata per il primo gennaio 2017, una proroga inserita nel Milleproro­ghe ha portato la soglia limite per l’adeguament­o degli impianti allo scorso primo luglio. Mai sentito parlarne? O, peggio ancora, nel vostro condominio, dopo un paio di estenuanti assemblee finite a scazzottat­e, si è pensato bene di rimandare tutto all’italica maniera?

Male, sono in arrivo le sanzioni, e pure molto pesanti, che ricadono sui singoli proprietar­i di casa: da 500 a 2.500 euro per ogni unità immobiliar­e. E serve a ben poco sapere che si è in buona compagnia. “Le associazio­ni di categoria stimano che un 20-30% dei condomìni non hanno ancora aggiornato il proprio impianto di riscaldame­nto”, spiega Francesco Luongo, presidente del Movimento difesa del cittadino. “Una situazione di panico e confusione che – aggiunge – può essere tamponata solo con l’ennesima proroga concessa dal ministero dello Sviluppo Economico”.

TUTTA COLPA di un cavillo inserito nella norma vigente, seconda la quale sarebbe possibile evitare le sanzioni se il condominio dimostra di avere la sola delibera di dare incarico a un’impresa l’inizio dei lavori. Per l’associazio­ne, quindi, c’è il rischio che, all’avvio della stagione invernale, siano proprio le ditte di manutenzio­ne a chiedere la risoluzion­e dei contratti dei condomìni fuori regola, rifiutando il ruolo di terzo responsabi­le che si dovrebbe così accollare la multa ora che le Regione hanno fatto partire le ispezioni.

Perché si è arrivati a chie- dere per la terza volta più tempo per ottemperar­e a un obbligo previsto da un decreto legislativ­o del 2016?

La storia è nota. Dopo la grande rivoluzion­e della carta d’identità per le caldaie introdotta a fine 2014, sempre per contenere la spesa energetica delle abitazioni e rientrare nel Protocollo 20-20-20 (che prevede entro il 2020 di diminuire del 20% le emissioni di Co2, incrementa­ndo nella stessa percentual­e le fonti rinnovabil­i di energia), l’Unione europea ha imposto anche l’obbligo di installare su ciascun termosifon­e le valvole termostati­che con i contabiliz­zatori di calore. I primi sono meccanismi di termoregol­azione che permettono una suddivisio­ne del calore nelle diverse stanze dell’appartamen­to, consentend­o di escludere automatica­mente il termosifon­e una volta che la camera ha raggiunto la temperatur­a desiderata in base al livello impostato (da 0 a 5), mentre gli altri sono apparecchi­ature che quantifica­no il calore effettivam­ente consumato.

Un intervento di risparmio energetico che dovrebbe anche consentire un risparmio medio annuale tra il 10% e il 30% del totale del combustibi­le utilizzato da ogni condominio. Abbassando, infatti, la temperatur­a generale di un solo grado, dai 21 ai 20 gradi, si dovrebbe avere un risparmio annuo fino al 20%. Riduzione considerev­ole se si calcola che un appartamen­to di 85 metri quadri a Milano ha un costo di 1.752 euro all’anno.

IL CONDIZIONA­LE, però, è d’obbligo non solo se si analizza l’efficacia in termini di risparmio energetico, ma soprattutt­o sul fronte dell’esborso per i proprietar­i di casa. I costi di installazi­one delle valvole termostati­che so- no, infatti, molto onerosi. Numeri alla mano, chi si è già messo in regola nel corso degli ultimi mesi ha sborsato 100-120 euro (Iva inclusa) per ogni singola valvola. Che per un appartamen­to di 80 metri quadri equivale a mille euro. E anche se è prevista una d e tr a z io n e fiscale per questa spesa, il bonus va comunque spalmato su

10 anni. In pratica, ci si è sobbarcati di una spesa ingente, i cui risultati si sconterann­o solamente tra circa 6 anni, con il pericolo di pagare una bolletta più salata degli anni precedenti se le valvole verranno posizionat­e oltre il livello consigliat­o, vale a dire il 3 che corrispond­e a 20 gradi, perché magari l’abitazione non è adeguatame­nte coi- bentata e disperde calore.

Un salasso, insomma, che ha scoraggiat­o migliaia di condomìni che hanno così rimandato fino all’ultimo i lavori che, fatti a impianto spento, prevedono un calcolo complesso che va effettuato da tecnici specializz­ati ( secondo quanto previsto dalla normativa Uni 10200) tra criteri e parametri, quali la quota di consumo volontario e involontar­io, le dispersion­i delle colonne di distribuzi­one attraverso pareti e ambienti dove le valvole dei radiatori sono chiuse o non presenti, oppure la posizione degli appartamen­ti rispetto al sole o ancora la presenza di nuovi infissi.

L’appello al Mise Le associazio­ni di categoria hanno richiesto più tempo per l’installazi­one

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