Il Fatto Quotidiano

Fondo Metasalute, c’è una via d’uscita per dare libertà di scelta ai lavoratori

Scatta il 1° ottobre l’iscrizione automatica, e coatta, al fondo sanitario integrativ­o. Il caso di un lamierific­io del Parmense

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Per cominciare la cattiva notizia. Scatta il 1° ottobre l’iscrizione automatica al fondo sanitario integrativ­o Metasalute prevista dal Contratto collettivo nazionale di lavoro del 26-11-2016. A prima vista può sembrare una buona cosa, in quanto a carico dell’azienda; invece non lo è. Vediamo perché, in estrema sintesi.

Primo: è comunque un trasferire al privato un’assistenza che dovrebbe essere pubblica.

Secondo: si torna a un’impostazio­ne precedente al sistema sanitario nazionale: alcuni, in questo caso i metalmecca­nici, godono di qualche privilegio, grande o piccolo che sia.

Terzo: lo specifico settore merceologi­co rimanda alla Malf (mutua aziendale lavora- tori Fiat), e non è un bell’esempio.

Quarto: scegliere al posto di altri significa sempre un po’ metterli sotto tutela.

Quinto: a differenza di Metasalute, una valida assicurazi­one sanitaria dovrebbe ignorare le piccole spese, come i ticket, e concentrar­si solo su quelle ingenti, cioè quelle davvero problemati­che per chi ha ridotte disponibil­ità finanziari­e.

Sesto: come escludere che agli iscritti al fondo vengano sistematic­amente proposte integrazio­ni della polizza base?

Settimo: tutto il welfare aziendale puzza di piccola elusione fiscale: vedi i buoni pasto utilizzabi­li in blocco negli agriturism­i.

Ma, soprattutt­o, come nel caso delle iscrizioni coatte ai fondi pensione (Priamo, Prevedi, ecc.), siamo di fronte a un piccolo ricatto: il lavoratore può anche opporsi all’iscrizione a Metasalute, ma ciò si ritorce puramente a suo danno, visto che non ottiene nulla in cambio e procura solo un insperato risparmio all’azienda.

La buona notizia è che c’è una via di uscita. Lo dimostra il caso di un lamierific­io del Parmense, precisamen­te San Polo Lamiere. Infatti, per la prima volta in Italia, l’Unione sindacale di base (Usb) ha trovato una so- luzione per i dipendenti che non vogliono Metasalute. Ha concordato che l’azienda destini ad aumento salariale quegli stessi 156 euro annui, che altrimenti verserebbe al fondo.

Per essa tutto ciò avviene di fatto a parità di costi, perché non può certo contare su un numero significat­ivo di lavoratori che, per una pura questione di principio, rinuncino all’iscrizione.

L’accordo fra il sindacato di base e San Polo Lamiere pare aver colpito nel segno. Risulta, infatti, che più del 50% dei dipendenti abbiano già disdetto l’iscrizione a Metasalute, optando per i soldi in busta paga, benché inevitabil­mente soggetti ai contributi obbligator­i (previdenzi­ali ecc.).

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