Fico non fa la foglia di fico: tace e spaventa i vertici del M5S
Il deputato campano schiva ogni contatto e riflette sul futuro nel Movimento
Fuori. Dalle primarie in cui non ha mai creduto. E dai piani dei vertici, per cui Luigi Di Maio era “il candidato” già da un paio di anni. E pazienza per Roberto Fico, il movimentista della prima ora, quello che “basta con il vippame” e “il candidato è il programma”. L’antagonista che tace, ostentando un silenzio sempre più temuto dai vertici. E che dentro ha un tarlo, l’ombra di una scelta ancora remota ma non più impossibile: non candidarsi neppure alle prossime Politiche, lontano dal M5S dove non si ritrova più. Per ora la certezza è che Fico non correrà contro Di Maio, proprio come speravano i “duri” del fronte ortodosso, i parlamentari più ostili al vicepresidente della Camera. Convinti della necessità di lasciare virtualmente solo l’avversario.
COSÌ HA MARCATO visita anche il presidente della Vigilanza Rai, che pure nel dicembre scorso su Avvenire si era fatto avanti: “Io candidato premier? Sono sempre disponibile per il Movimento”. Ma in dieci mesi sono cambiate tante cose. Per questo, Fico ha evitato una conta che lo avrebbe visto sconfitto, per lui costruita male dall’inizio. E non ha cambiato idea: neppure dopo aver letto il post sulle regole di venerdì scorso, nel quale il blog di Beppe Grillo ha varato la formula di “candidato premier e designando capo della forza politica”. Un passaggio di poteri da Grillo, “capo politico” secondo lo statuto a Di Maio, che all’opposizione interna è suonato come la provocazione finale. E come il definitivo cambio di pelle del Movimento. Un’acceler azione che per qualche ora ha fatto tentennare Fico, assicura qualche parlamentare. Ma alla fine è rimasto a distanza. Una decisione custodita con il silenzio. Nessuna intervista o dichiarazione sul tema. E contatti ridotti all’osso anche con i colleghi. Nei giorni scorsi lo avevano cercato anche i pragmatici, eletti vicini a Di Maio, per carpirne indizi sulla sua decisione. Speravano che corresse, per avere primarie con un senso politico. Ma Fico ha schivato con sorrisi e frasi di circostanza. Parlando pochissimo anche con gli ortodossi, che volevano disegnare già strategie a medio-termine. Il presidente della Vigilanza Rai è rimasto volutamente in disparte. Senza cercare né essere cercato né da Di Maio o dai vertici, da Grillo o Casaleggio. Perchè c’è gelo, da tempo, in particolare con il fondatore. Nello scorso fine settimana, Fico ha presenziato alcune iniziative del M5S in Campania, la sua regione. Parlando anche di immigrazione, un tema che lo divide dal candidato premier in pectore come dalla casa madre di Milano. Ma nulla sulla rotta politica. Ora però spiegherà, probabilmente con una nota su Facebook. Sui tempi però non c’è cer- tezza. Come sulla sua partecipazione alla festa di Rimini. Nella prima stesura della scaletta, come riportato dal Fatto domenica, non era neppure previsto. Ufficiosamente, “perché poteva an- cora candidarsi, e quindi si rischiava il conflitto di interessi”.
NEI FATTI perché ai piani alti temevano (e temono) un suo intervento incendiario, come quello alla festa di Palermo dell’anno scorso. Ieri dal Movimento hanno precisato che invece Fico parlerà dal palco, venerdì. Un incentivo anche per farlo partecipare alla festa, visto il timore perfino di una sua clamorosa assenza. Fonti del Movimento lo descrivono comunque come “molto tranquillo”. Ma lui tace, ancora. Perché il silenzio può essere un’arma. Eccome.
E torna in scaletta L’ortodosso parlerà a Rimini venerdì, ma nella prima versione non compariva