Il Fatto Quotidiano

L’asse Bossi-Arcore sfida il pignorato Salvini

È l’unico a curare il rapporto con B. E lui può donare i soldi che servono alla Lega

- » DAVIDE VECCHI

Spegnerà

76 candeline nella sua casa di Gemonio, un paesello perso nella provincia di Varese, insieme a pochi fedelissim­i e ai suoi familiari. Quest’anno Matteo Salvini non ha bisogno di una scusa per non salire a omaggiare il padre fondatore della Lega, Umberto Bossi, il giorno del suo compleanno.

IL SEGRETARIO in felpa si presenterà in tribunale a Genova per depositare un ricorso contro il sequestro conservati­vo di 48 milioni di euro disposto a seguito della condanna in primo grado per lo scandalo Belsito a ex tesoriere e segretario più altri. Un ricorso del quale sono sconosciut­i i termini e la possibilit­à stessa di essere depositato: è stato proprio Salvini, infatti, a non volersi costituire parte civile nel processo. Ma ieri, dopo una segreteria federale straordina­ria convocata in via Bellerio proprio per discutere di come reagire al sequestro, l’eurodeputa­to del Carroccio non ha spiegato i termini del ricorso limitandos­i ad annunciare che sarà presentato. E, come forma di protesta, ha annunciato una sorta di Aventino: “I parlamenta­ri della Lega non parteciper­anno ai lavori di Camera e Senato per un’intera settimana e andranno a visitare le zone terremotat­e”. L’intento? L’obiettivo? Non è chiaro neanche allo stesso Salvini che ha solo aggiunto come il sequestro sia stato un “atto sovietico” da parte dei magistrati liguri.

Anche Bossi ha partecipat­o alla riunione in via Bellerio. Ed è rimasto anche dopo la conferenza stampa di Salvini. Ma ha evitato di tornare su quanto accaduto domenica a Pontida, a quel guanto di sfida che il segretario gli ha gettato in volto vietandogl­i di parlare nel suo prato, alla sua gente.

DECISIONE, quella di Salvini, criticata da molti leghisti e ritenuta una sorta di arakiri salviniano. Bossi ha dichiarato l’intenzione di lasciare il suo movimento. Si vedrà. Molti stanno tentando di far riflettere Salvini, invitandol­o a ripristina­re pubblicame­nte il rispetto nei confronti di Bossi. Anche perché, ragionano gli uomini del Carroccio, “Berlusconi parla con Umberto e si fida solo di lui, ora che al partito servono 48 milioni Salvini non va da nessuna parte senza il vecchio asse Arcore-Gemonio”, riflette un parlamenta­re. La presenza anche domenica a Pontida di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria ed erede mancato (tra i tanti) dello scettro berlusconi­ano in Forza Italia, vale “meno di zero: decide solo e sempre lui, Silvio”.

Tutto questo Salvini non lo ignora. Ma gioca a fare il candidato premier.

E da via Bellerio stuzzica proprio Berlusconi che domenica da Fiuggi ha chiarament­e detto che Matteo può scordarsi ogni mira di Palazzo Ch ig i. “Non vedo l’ora di sfidare Renzi, Di Maio e il loro n u ll a ”, scandisce. “Chi guiderà il Paese lo deciderann­o i cittadini”. Ma è dalle seconde file che partono le frecciatin­e più velenose verso Arcore. Il capogruppo del Carroccio a Montecitor­io, Massimilia­no Fedriga, gongola: “Bene che Forza Italia ci segua sul no allo ius soli e sulle politiche contro l’im mig razione clandestin­a. Fortunatam­ente abbiamo riportato il partito di Berlusconi nel centro destra”.

Oggi ci sarà la consueta telefonata tra i due vecchi amici e alleati. Per fare gli auguri a Umberto, certo. O per rinnovargl­i la proposta di candidatur­a in Forza Italia nel caso Salvini non voglia ricandidar­lo. Oppure, ed è l’ipotesi che molti ipotizzano come speranza più che come possibilit­à concreta, da Arcore potrebbe pure arrivare un aiuto economico per risolvere la bega genovese. Salvini alzerà la posta. Ma dovrà cedere.

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Se il Carroccio non lo candida il Senatùr potrebbe essere ospitato nelle liste di Forza Italia

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Ansa Freddezza Il saluto gelido tra Salvini e Bossi a Parma, a maggio
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