L’asse Bossi-Arcore sfida il pignorato Salvini
È l’unico a curare il rapporto con B. E lui può donare i soldi che servono alla Lega
Spegnerà
76 candeline nella sua casa di Gemonio, un paesello perso nella provincia di Varese, insieme a pochi fedelissimi e ai suoi familiari. Quest’anno Matteo Salvini non ha bisogno di una scusa per non salire a omaggiare il padre fondatore della Lega, Umberto Bossi, il giorno del suo compleanno.
IL SEGRETARIO in felpa si presenterà in tribunale a Genova per depositare un ricorso contro il sequestro conservativo di 48 milioni di euro disposto a seguito della condanna in primo grado per lo scandalo Belsito a ex tesoriere e segretario più altri. Un ricorso del quale sono sconosciuti i termini e la possibilità stessa di essere depositato: è stato proprio Salvini, infatti, a non volersi costituire parte civile nel processo. Ma ieri, dopo una segreteria federale straordinaria convocata in via Bellerio proprio per discutere di come reagire al sequestro, l’eurodeputato del Carroccio non ha spiegato i termini del ricorso limitandosi ad annunciare che sarà presentato. E, come forma di protesta, ha annunciato una sorta di Aventino: “I parlamentari della Lega non parteciperanno ai lavori di Camera e Senato per un’intera settimana e andranno a visitare le zone terremotate”. L’intento? L’obiettivo? Non è chiaro neanche allo stesso Salvini che ha solo aggiunto come il sequestro sia stato un “atto sovietico” da parte dei magistrati liguri.
Anche Bossi ha partecipato alla riunione in via Bellerio. Ed è rimasto anche dopo la conferenza stampa di Salvini. Ma ha evitato di tornare su quanto accaduto domenica a Pontida, a quel guanto di sfida che il segretario gli ha gettato in volto vietandogli di parlare nel suo prato, alla sua gente.
DECISIONE, quella di Salvini, criticata da molti leghisti e ritenuta una sorta di arakiri salviniano. Bossi ha dichiarato l’intenzione di lasciare il suo movimento. Si vedrà. Molti stanno tentando di far riflettere Salvini, invitandolo a ripristinare pubblicamente il rispetto nei confronti di Bossi. Anche perché, ragionano gli uomini del Carroccio, “Berlusconi parla con Umberto e si fida solo di lui, ora che al partito servono 48 milioni Salvini non va da nessuna parte senza il vecchio asse Arcore-Gemonio”, riflette un parlamentare. La presenza anche domenica a Pontida di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria ed erede mancato (tra i tanti) dello scettro berlusconiano in Forza Italia, vale “meno di zero: decide solo e sempre lui, Silvio”.
Tutto questo Salvini non lo ignora. Ma gioca a fare il candidato premier.
E da via Bellerio stuzzica proprio Berlusconi che domenica da Fiuggi ha chiaramente detto che Matteo può scordarsi ogni mira di Palazzo Ch ig i. “Non vedo l’ora di sfidare Renzi, Di Maio e il loro n u ll a ”, scandisce. “Chi guiderà il Paese lo decideranno i cittadini”. Ma è dalle seconde file che partono le frecciatine più velenose verso Arcore. Il capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Massimiliano Fedriga, gongola: “Bene che Forza Italia ci segua sul no allo ius soli e sulle politiche contro l’im mig razione clandestina. Fortunatamente abbiamo riportato il partito di Berlusconi nel centro destra”.
Oggi ci sarà la consueta telefonata tra i due vecchi amici e alleati. Per fare gli auguri a Umberto, certo. O per rinnovargli la proposta di candidatura in Forza Italia nel caso Salvini non voglia ricandidarlo. Oppure, ed è l’ipotesi che molti ipotizzano come speranza più che come possibilità concreta, da Arcore potrebbe pure arrivare un aiuto economico per risolvere la bega genovese. Salvini alzerà la posta. Ma dovrà cedere.
Sempre vicini
Se il Carroccio non lo candida il Senatùr potrebbe essere ospitato nelle liste di Forza Italia