Il Fatto Quotidiano

Sigarette, il mistero del miliardo mancante

Il Tesoro rivede al ribasso gli incassi per il 2017 che, invece, dovevano salire

- » STEFANO FELTRI

Nella politica economica c’erano poche certezze: se hai un bisogno disperato di soldi, puoi sempre aumentare le tasse sulle sigarette, i produttori alzeranno un po’ i prezzi, i fumatori protestera­nno ma continuera­nno a fumare. Ma non è più così semplice: a inizio 2017 il ministero del Tesoro si aspettava di incassare 11,05 miliardi di euro dalle “imposte sul consumo dei tabacchi”. Poi, per correggere in corsa i conti dell’anno, nella “manovrina” di primavera ha previsto un piccolo inasprimen­to fiscale che doveva portare altri 85 milioni. E invece il Senato ha appena votato l’assestamen­to, cioè una correzione tecnica dei conti dell’anno in corso, in cui la previsione di incassi dalle tasse sulle sigarette scende di un miliardo secco, da 11.05 a 10.5 miliardi. I calcoli interni all’Agenzia dei monopoli, che raccoglie le accise per conto del Tesoro, dicono che la differenza potrebbe rivelarsi minore, alla fine, ma comunque superiore ai 500 milioni.

ANCHE LE SIGARETTE elettronic­he sono un (prevedibil­e) disastro: i consumator­i sono scesi dai 2 milioni del 2013 ai 500.000 del 2015, ma comunque a inizio anno il Tesoro aveva previsto un gettito fiscale dal settore di 5 milioni di euro e invece ora la stima scende a soli 3 milioni. Il tracollo delle sigarette elettronic­he non stupisce, tra evasione fiscale diffusa nel settore, scarsa convinzion­e dei consumator­i e arrivo di nuove tecnologie come il tabacco scaldato dell’iQuos di Philip Morris. Ma sono pochi spiccioli. Una revisione al ribasso così netta sul settore delle sigarette tradiziona­li è una novità rilevante. Anche se il Tesoro continua ad attendersi incassi ottimistic­i per i prossimi anni, 11,4 miliardi nel 2018 e 11.7 nel 2019, nonostante il mercato sia in calo, quest’anno, di circa il 2 per cento (previsioni che saranno riviste nella legge di Stabilità).

Quello del tabacco è un settore delicato: da tempo i grandi gruppi hanno messo in conto che il loro destino è affrontare aumenti del carico fiscale, calo della domanda e crescenti limiti al fumo negli spazi pubblici. Per questo stanno cercando, oltre a limitare i danni, di spostarsi su prodotti che mantengano la dipendenza ma siano meno tassati e più fruibili. Dal punto di vista dello Stato, alzare le tasse in mo- do troppo brusco o eccessivo rischia di far crollare il gettito, se crollano i consumi o se migrano verso il contrabban­do.

NEL 2015 è cambiata la struttura delle accise che gravano sul pacchetto di sigarette, poi alzate con la “manovrina” 2017: aliquota base è passata dal 58,7 al 59,1 per cento, quella “specifica” cioè per unità di prodotto è salita dello 0,5 al 10,5 per cento, aumento di 5 euro per l’onere fiscale minimo sulle sigarette che passa da 170 euro al chilo a 175,54 euro. “Un tale intervento, incrementa­ndo l’incidenza fi- scale sui prodotti di prezzo basso, non sembra rispondere alle finalità originarie della riforma che doveva tracciare un percorso di crescita bilanciata e sostenibil­e del carico fiscale”, notano tre economisti (Marco Spallone, Stefano Marzioni, Alessandro Pandimigli­o) in uno studio coordinato dal centro Casmef della Luiss e sostenuto da British American Tobacco, uno dei gruppi colpiti dalla riforma perché opera nei segmenti a basso prezzo. Il Tesoro si aspettava che i produttori trasferiss­ero le nuove tasse in aumenti del prezzo. Ma non è successo, a differenza di quello che si era osservato negli ultimi anni: nel 2015, per esempio, l’anno della riforma del settore, il mercato era calato dello 0,8 per cento, le accise aumentate del 2,9 e i prezzi del 3,3 per cento.

I produttori di fascia alta hanno una domanda abbastanza rigida e sono più liberi di decidere se alzare i prezzi o meno, quelli che offrono marchi più economici hanno ormai riscontrat­o che trasferire le nuove tasse sui consumator­i finisce per causare più danno che beneficio, visto che si perdono clienti. Usare le sigarette come bancomat, per il Tesoro, rischia di essere sempre più difficile.

Mercato in calo Erano attesi almeno 11 miliardi ma saranno solo 10, nonostante le tasse aumentate

 ?? Ansa ?? Le bionde non tirano A sorpresa diminuisco­no le entrate per il tabacco
Ansa Le bionde non tirano A sorpresa diminuisco­no le entrate per il tabacco

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy