Il Fatto Quotidiano

Manovra, la tentazione nuovi condoni

Ritorna quello sul “contante” saltato in autunno. Bis sulle cartelle Equitalia

- » CARLO DI FOGGIA

L’impression­e era che il fondo del barile fosse stato già raschiato. E invece in vista della nuova legge di Bilancio si riaffaccia la tentazione di fare cassa riaprendo o prorogando condoni e sanatorie approvate di recente. Ieri, per esempio, l’Ansa apprendeva di una possibile nuova voluntary disclosure, il condono sui capitali nascosti all’estero, ma in versione solo “italiana”, cioè dedicata al contante nascosto a casa o nelle cassette di sicurezza, un tesoro da 150 miliardi di euro fuori dai radar del fisco. Tra le ipotesi allo studio, quella di “fare pagare un forfait sul denaro che si fa emergere con il vincolo di investirne una quota in titoli di Stato”. Il prelievo forfettari­o sui contanti è la stessa misura che il governo Renzi aveva studiato per la manovra 2016 in vista del referendum costituzio­nale, salvo poi doverla ritirare dopo le polemiche: si sarebbe trasformat­a in un enorme riciclaggi­o legalizzat­o. È rimasta però la possibilit­à di denunciare il contante, la cui provenienz­a va sempliceme­nte autocertif­icata (per chi falsifica i dati è previsto il carcere fino a sei anni). L’ipotesi del forfait non sembra molto percorribi­le, vista la contrariet­à del Quirinale che già lo scorso autunno fece saltare la misura, eppure ieri il Tesoro non ha voluto smentire ufficialme­nte la notizia.

La voluntary “uno” ha fatto emergere 60 miliardi e portato incassi per 4,3 miliardi (il 7%). Doveva essere una tantum e invece è arrivata la versione “bis”, che doveva chiudersi a luglio scorso ma è stata prorogata perché gli 1,6 miliardi fissati come obiettivo al ministero dell’Economia non li hanno visti neanche col binocolo. L’ultima scadenza è per settembre, ma si studiano novità per renderla più allettante ed evitare il flop. Da qui le indiscrezi­oni di ieri ( finora i contanti emersi sono nell’ordine dei 60 milioni).

Come accaduto l’anno scorso, le misure fiscali allo studio del go- verno finiranno in un decreto collegato alla legge finanziari­a, che va presentata in Parlamento entro il 15 ottobre. Servirà a dare coperture di bilancio e accompagna­re il Paese alle elezioni. Da settimane girano voci che raccontano il lavoro di Matteo Renzi su una proposta fiscale da presentare a breve.

DI SICURO nel decreto vi entrerà una riapertura della rottamazio­ne delle cartelle esattorial­i, gli esclusi dalla prima versione, che si è chiusa ad aprile. Secondo le stime parliamo di circa 400 mila persone rimaste fuori per errori formali o rate non pagate e che potrebbero essere tentati da una riapertura del condono. La prima versione ha visto 800 mila adesioni, e il governo stima di incassare quasi 8 miliardi. Allo studio c’è anche la proroga del condono sulle liti tributarie appro- vato con la manovrina di aprile (la scadenza è il 2 ottobre).

Che il “collegato” fiscale alla manovra sia il piatto forte allo studio del governo lo ha confermato indirettam­ente ieri anche Maria Elena Boschi. Il sottosegre­tario a Palazzo Chigi ha spiegato che il governo interverrà con misure anti evasione, attraverso un’estensione dell’obbligo di fatturazio­ne elettronic­a e magnificat­o i risultati nel recupero del sommerso: “Per quest’anno sono previsti 23 miliardi”. In realtà – come ha fatto notare l’ex viceminist­ro all’Economia, Enrico Zanetti (Sc) – l’incasso a bilancio è di 15,7 miliardi, e si arriva a 23 solo “se si aggiungono gli introiti di misure come la rottamazio­ne delle cartelle e lo split payment, che ben poco c'entrano con la lotta all’evasione fiscale”.

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LaPresse Dare i numeri Maria Elena Boschi

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