Il sapiosessuale ha vinto È finito sul Devoto-Oli
Nella nuova edizione del vocabolario d’uso le parole tornate di moda e i lemmi di cui faremmo a meno
“Serve un allertatore di fake news”; “quella ciberia ha il food delivery”; “mia figlia fa vamp in g di notte, ma col tizio friendzona e basta”. Se siete puristi dell’italiano, se nel vostro Pantheon Petrarca siede accanto alla Madonna, fatevi venire la pelle d’oca, ma rassegnatevi: la lingua italiana (sempre più anglofona) si evolve e il Devoto-Oli, in occasione del cinquantenario, nella nuova edizione uscita dopo tre anni, ha inserito tra i neologismi parole che ormai sono entrate nel linguaggio corrente, perché lette sui giornali o utilizzate a scuola. Uno dei vocabolari “d’uso” della lingua italiana, il mostro sacro di ogni studente di liceo, quello che Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli portarono in stampa la prima volta nel 1967 (con il nome di “Vocabolario illustrato della lingua italiana”) e che dal 2004 curano Luca Serianni e Maurizio Trifone, è sempre stato attento ai cambiamenti linguistici. Partendo dal presupposto che, per far innamorare i giovani della nostra splendida lingua, bisogna rendere contemporanei anche i testi sui quali loro si formano, in ogni edizione del passato sono stati introdotti nuovi lemmi.
QUEST’ANNO, il Devoto-Oli contiene 75.000 voci, 250.000 definizioni, 35.000 locuzioni e 3 nuove rubriche di pronto soccorso linguistico, oltre a 1.500 neologismi e alle “triplette di navigazione”, solo per la versione cartacea. Quella digitale, 40.000 lemmi e 50.000 definizioni in più. E anche se molti neologismi fanno l’effetto di una scarica elettrica sul cuore morente dei dinosauri linguistici – come chi scrive – la domanda che bisogna porsi è: meglio provare a comprendere le nuove generazioni attraverso il linguaggio che usano o autocondannarsi, definitivamente, all’estinzione?
Enrico Mentana sarà contento: il suo webete è nel Devoto-Oli: “(iron.) chi diffonde notizie false e pregiudizi in Internet, spesso tramite i social network; (gerg.) nel gergo informatico in uso tra la fine del secolo scorso e il primo decennio dell’attuale (e già uno si sente vecchio, ndr) chi usa il computer limitandosi alla sola consultazione del web. Data (della prima attestazione): 1998”. Caro direttore del Tg La7, non hai inventato nulla… Del 2016 sono, invece, le fake news: “notizie inattendibili, spec. con riferimento a quelle diffuse tramite Internet”. Bufale, si diceva un tempo. Adesso, se alla domanda di cui sopra avete optato per l’ autodistruzione, passate al capitoletto successivo. Microondabile, cioccolatoso, friendz on are, impanic arsi, gnucco, piacionismo, rosicone,
sgarzolino, fisicato e addirittura sapioses suale: mentre scriviamo, il correttore automatico ci sottolinea in rosso queste parole. Eppure non sbagliamo noi, è lui che non è aggiornato. E pure da molti anni: cioccolatoso, che fa tanto petaloso, è datato 1923; sapiosessuale – “relativo all’inclinazione erotica verso persone particolarmente intelligenti e colte” – invece è del 2014.
SE INVECE vi ostinate a farvi selfie in una location da paura, mangiate junk food davanti all’home theatre e qualcuno viene a dirvi “parla come mangi”, niente paura: una delle tre nuove sezioni di “Pronto soccorso linguistico”, “P er dirlo in italiano”, vi riporterà tra le consolanti mura della prosa manzoniana. Il selfie è solo il vecchio autoscatto, la locationun luogo, il junk foodè cibo- spazzatura e l’home theatre vi dà l’illusione di avere il cinema dentro casa. Nes- sun desiderio di essere autarchici, semplicemente a volte basta ricordarsi che la nostra è una lingua molto più ricca di quella anglosassone.
Più ricca e, sicuramente, complessa. Il Devoto Oli viene in soccorso anche su questo. La rubrica “Parole minate” aiuta a scrivere e parlare evitando gli errori più diffusi, quella “Questioni di stile” offre suggerimenti per esprimersi in maniera appropriata. Dovete chiedere su Whatsapp alla mamma dell’amichetto di vostro figlio di portarli insieme in piscina? Sfogliate il vocabolario: “Secondo la norma tradizionale i verbi che terminano in - gn are conservano la i della desinenza -iamo nella prima persona plurale del presente indicativo e congiuntivo”. E quindi potete sfoggiare un corretto “accompagniamo”.
Ultima, ma grande come una community – pardon, una comunità, c’è la questione di genere. Si dirà architetto o architetta? Ministro o ministra? “A partire dagli ultimi decenni del XX secolo – ci spiega il Devoto Oli – la lingua italiana ha dovuto fare i conti con la crescente presenza delle donne in cariche istituzionali un tempo riservate agli uomini: il processo di adeguamento linguistico alle nuove realtà socioculturali ha creato incertezze e oscillazioni nella formazione del femminile. Come accade in campo politico, si sono formati due partiti contrapposti: da un lato, il partito di chi declina il termine al femminile (la ministra Elena Bianchi; dall’altro, il partito di chi predilige l’uso al maschile anche per le donne (il mini- stro Elena Bianchi) sostenendo che il maschile abbia una valenza neutra in quanto indica la funzione svolta, a prescindere dal sesso di chi la esercita”.
COMUNQUE la si pensi, di fronte al 22% di analfabetismo di ritorno e nell’era della post-veritàe della bullizzazione, rimane una sola certezza: 2.560 pagine di Lingua italiana sono l’up- to-date contro lo
showdown.