Il Fatto Quotidiano

“Tra le macerie dell’Aquila le mie famiglie della via Paal”

L’INTERVISTA Il regista a febbraio su Rai1 con la fiction sul terremoto: “Volevo capire cosa provoca il sisma a livello di sentimenti”

- » FABRIZIO CORALLO

olevo riflettere su cosa può provocare a livello intimo un terremoto, un evento che da un momento all’altro ti toglie ogni certezza. Volevo capire cosa accade nei sentimenti di chi dopo un simile trauma mette in discussion­e la propria vita”. Marco Risi spiega cosa lo ha spinto a dirigere L’Aquila - Grandi Speranze, una serie coprodotta da Idea Cinema e Raifiction in onda a febbraio su Rai1 in sei serate, ambientata nel capoluogo abruzzese a fine 2010, un anno e mezzo dopo il sisma del 6 aprile che provocò oltre 300 morti e danni per 10 miliardi di euro.

“Proprio nel 2010 ero a L’Aquila a presentare il mio film Fortapàsc. Ho fatto un giro attraverso la città off-limits deserta, sentivo solo il rumore dei miei passi. Pensai a quanto sarebbe stato interessan­te ambientarv­i una storia, ma non riuscivo a trovare l’idea, fino a quando non ho letto il soggetto di Stefano Grasso da lui poi sceneggiat­o con Doriana Leondeff e Angelo Carbone”. Che cosa succede in scena?

Intrecciam­o diverse storie di famiglie impegnate nella gestione del dopo terremoto, quando i riflettori si spengono e vanno rimessi insieme i pezzi della città e i pezzi delle certezze che si sono frantumate. Ci sono due livelli: gli adulti che si sono dovuti allontanar­e e temono di doverlo fare per sempre e guardano al futuro con diffidenza. Gli adolescent­i invece non perdono la voglia di scoprire la vita: li rappresen- tiamo attraverso due bande rivali che si affrontano, come ne La guerra dei bottoni, I ragazzi della via PaaleStand by me. Aggirando i controlli dell’Esercito entrano nella ‘zona rossa’, stabilisco­no il loro accampamen­to nel palazzo del governo e se ne contendono l’occupazion­e. Avere a che fare con i giovani interpreti è stata la cosa più emozionant­e, alcuni si sono ritrovati a girare nella loro scuola distrutta e hanno riscoperto in aula i propri vecchi quaderni.

E gli adulti?

Seguiremo le vicende dello psichiatra Giorgio Marchesi e di sua moglie Donatella Finocchiar­o che quella notte hanno perso la loro piccola figlia e sperano sempre di ritrovarla; quelle di Giorgio Tirabassi, direttore del Museo cittadino che si batte perchè la città sia ricostruit­a esattament­e com’era e dov’era, e di sua moglie Valentina Lodovini, una sorta di Madame Bovary locale. Luca Barbaresch­i è invece un costruttor­e venuto da Roma con l’intenzione di ricostruir­e la città in una valle vicina. Carlotta Natoli è la sorella di Donatella Finocchiar­o; Massimo Foschi, l’anziano e ruvido padre di Marchesi; il belga Arne de Tremerie è un bandito francese rifugiato in una casa abbandonat­a dopo una rapina, mentre altri ruoli importanti sono quelli di Francesca Inaudi, Enrico Ianniello e Lucia Rossi.

Che rapporti avete avuto con la comunità locale? Ottimi. Sia l’ex sindaco Cialente che la nuova amministra­zione ci hanno assicurato la massima collaboraz­ione. È stato molto importante ascoltare le storie dei sopravviss­uti. Per esempio quella di una signora di Onna di 84 anni la cui casa di 400 metri quadri è andata distrutta, che oggi si ritrova a vivere in una casa di 37 metri quadri. ‘Ho visto una parete della mia camera da letto sfogliarsi come la pagina di un libro. Sono rimasta 8 ore sotto le macerie con le gambe spezzate. Io e la morte siamo diventate amiche’, mi ha confessato con gli occhi che brillavano, ancora pieni di vita.

La magistratu­ra prosegue il suo lavoro sugli scandali legati al dopo terremoto, ma come procede la ricostruzi­one?

Sono attivi circa 1800 cantieri, sono stati sbloccati i fondi e da un paio di anni i lavori sono ripresi. C’è chi ha deci- so di andarsene perché le scosse continuano. Altri vogliono restare ma chissà quanto dovranno aspettare per tornare nelle loro case. Con queste sei serate, praticamen­te un film di 10 ore, prosegue con mezzi diversi il suo impegno nel cinema civile?

Potrei cavarmela con una battuta e dire che a me piacerebbe anche un cinema incivile, purché sia cinema... Quello che posso dire però è che non abbiamo puntato a un racconto ‘di denuncia’, cerchiamo di mostrare vari risvolti della realtà senza tesi preconcett­e. Il tema è sempre più attuale, dopo quello dell’Aquila ci sono stati altri terremoti e le scosse continuano ovunque, ma non credo negli instant movie perché l’attualità e i tg arrivano continuame­nte a cambiare le carte in tavola... Sarebbe stato facile mostrare solo conflitti tra buoni e cattivi. Abbiamo invece messo a confronto vari punti di vista: il nostro costruttor­e ad esempio non è soltanto il solito affarista ambiguo e senza scrupoli....

Ormai le serie tv affiancano e in parte sostituisc­ono il cinema...

Alcune sono migliori di tanti film hollywoodi­ani perché contano su attori, registi e sceneggiat­ori di grande prestigio e affrontano i temi più diversi in maniera nuova. Ma anche in Italia l’aria sta cambiando, non c’è più snobismo da parte degli autori e degli attori verso la tv, le fiction cominciano a osare e non servono più solo a consolare il pubblico... anzi.

Sul set “Avere a che fare con i giovani interpreti è stata la cosa più emozionant­e, alcuni hanno girato nella loro scuola distrutta e hanno riscoperto in aula i propri quaderni”

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Il regista Marco Risi a L’Aquila per il ciak
A. Servello Oltre la zona rossa Il regista Marco Risi a L’Aquila per il ciak

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