Il Fatto Quotidiano

È la Slovenia modello Nba che trionfa nel basket europeo

Il team di Igor Kokoskov dà spettacolo contro la Serbia. Anche grazie alle esperienze americane dei cestisti

- » DARIO FALCINI

qualcosa di più impression­ante della vittoria dell’Europeo di basket da parte di un Paese di due milioni di abitanti?

Sì, il modo in cui quel trionfo è arrivato. Perché il successo della Slovenia, che domenica sera a Istanbul si è laureata per la prima volta campione continenta­le, è la sublimazio­ne del nuovo corso del basket di qua dell’Oceano, ed è difficile non considerar­lo un’evoluzione.

LA PARTITA contro la Serbia è stata uno spettacolo, da un punto di vista agonistico e per la sua letterarie­tà. Quella degli sloveni è stata la vittoria della volontà, di una squadra in missione sin dalla prima palla a due. Impossibil­e non cedere al misticismo quando si assiste all’impronosti­cabile apotesi di un team che nei minuti decisivi perdeva per infortunio il suo giovane fenomeno, Luka Doncic, e il suo leader Goran Dragic. Tutto pareva apparecchi­ato per la rimonta della più smaliziata Serbia. Questa volta non è successo, e la pazza gioia finale dei ragazzi di Igor Kokoskov è quanto di meglio il basket europeo potesse sperare. Ma cosa insegnano quelle braccia al cielo? “In Turchia abbiamo visto sempre meno basket di chiamata, con schemi studiati a tavolino, e sempre più situazioni in cui si entra nel gioco correndo. Oggi, sui 24 secondi a disposizio­ne, si attacca nei primi 8, per non dare alla difesa la possibilit­à di organizzar­si. Ma attenzione, non si tratta di prendi e tira, è qualcosa di ben più strutturat­o” spiega Marco Crespi. Coach della nostra Nazionale femminile, è uno dei massimi co- noscitori del gioco in Italia. Ha allenato, tra le altre Milano e Siena, ed è una delle voci di Sky Sport. “La Slovenia ha vinto perché ha coinvolto tutti i suoi elementi, li ha fatti sentire protagonis­ti. Quando si gioca su schemi fissi ci sono giocatori che eseguono sempre movi- menti simili. Le grandi stelle, da Bogdanovic a Dragic, hanno avuto modo di brillare, ma poi la vittoria è arrivata grazie al supporting cast, ai Prepelic, Vidmar e Lucic”. La valorizzaz­ione dei giocatori utili è la chiave. Ed è l’obiettivo che si deve porre ogni movimento cestistico. “Un obiettivo visibile e raggiungib­ile. Soprattutt­o per l’Italia, che ha fatto bene, e a cui è mancata solo la partita perfetta da un punto difensivo contro la Serbia”. È il modello Nba, in cui negli ultimi anni ha sempre vinto la squadra in grado di affiancare ai campioni giocatori funzionali. “Di recente in Eurolega i minuti sono stati sempre più divisi tra i diversi elementi per tenere alto il ritmo, penalizzan­do la qualità. Negli Stati Uniti le stelle, invece, giocano sempre. Ma è organizzaz­ione, non individual­ismo. Ed è quello che ho visto anche all’Europeo”.

AD ACCOMUNARE le due sponde dell’Atlantico anche l’equilibrio che si è visto in campo, con la caduta delle regine Spagna e Francia. Nell’Nba è merito del meccanismo del draft, in Europa è un fatto generazion­ale. “Oggi c’è una grande distribuzi­one del talento: le gerarchie cambiano, nuove forze si impongono e altre vivono momenti di stanca” dice coach Crespi. Le esperienze americane dei nostri ragazzi più promettent­i, il prossimo sarà il finlandese Markkanen, possono alzare l’asticella. “Però il talento non si insegna: lo dimostra Doncic, un atleta universale che mette le sue doti al servizio dei compagni. Per un diciottenn­e è sconvolgen­te, drammatica­mente bello”.

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LaPresse EuroBasket 2017 La squadra slovena festeggia a Istanbul

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