Ma siete proprio sicuri che Leonardo fosse un genio?
IBorgia? Mostri viziosi e sanguinari. Leonardo da Vinci? Un genio assoluto, un visionario senza pari. Ma ne siamo davvero certi? Parrebbe, infatti, che la pessima fama di cui goda la casata fiorentina, celebrata da serie-tv e tomi storici di gran pregio, sia tutta da rivedere e confutare. E riguardo all’ingegnoso uomo del Rinascimento, dovremmo saggiamente fermarci a riflettere. Parola di Salaì (da Saladino, piccolo diavolo) ovvero Gian Giacomo Caprotti da Oreno di Vimercate, “il ghiotto diavol ac c i o” nonché assistente dello stesso Leonardo da Vinci. Salaì è un personaggio storico realmente esistito cui Monaldi&Sorti han deciso di dar voce, creando un suo prezioso e fittizio corpus epistolario composto da 68 lettere – dirette nientemeno che a sua signoria Niccolò Machiavelli – per irridere la storia ufficiale e sfatare menzogne su cui sono state erette numerose cattedre e carriere altisonanti.
FRANCESCO SORTI e Rita Monaldi fanno coppia anche nella vita vera e dopo i successi con i libri della serie con protagonista Atto Melani (iniziata con Imprimatur sino al recente Dissimulatio), tornano in libreria con I dubbi di Salaì, primo volume di una trilogia già edita dieci anni fa in Olanda e pubblicata in Italia da Baldini& Castoldi (secondo e terzo volume in arrivo nel 2018). Trattasi dichiaratamente di una spassosa e pungente satira storica il cui intento, chiarito dagli autori nella prefazione e nelle note finali, non è solo la confutazione ma una sana presa in giro di alcune manipolazione della storia talmente sfacciate da lasciar di sasso. Un esempio di come si diffonde la calunnia? “Abbiamo scoperto – affermano gli autori che vivono a Vienna – che un famoso cronista del 1500 ha attribuito a papa Borgia un episodio osceno; ma in realtà è tratto di peso da una novella di Boccaccio. Eppure, di questo plagio svergognato nessuno storico si era mai accorto”.
Complotto o ignoranza, il dubbio resta e nella Roma del 1501, Monaldi&Sorti hanno messo da parte i loro intrecci storici e sanguinari, sposando le sorti del buffone Salaì, “un monellaccio mangione e illetterato, ma dal cervello fino” che “parla e scrive come un vaccha signora spagniola adottata a Venetia”. Salaì passa il tempo a scrivere lettere, ironizzando alle spalle del patrigno Leonardo, ridicolizzandone le invenzioni.
POSSIBILE? “La retorica nazionale – afferma Sorti – ha imposto un’aura profetica sulla figura di Leonardo ma abbiamo scoperto che era spesso in ritardo con le consegne, pigro e distratto”. Che fine ha fatto il genio celebrato in pompa magna? In un “Roma grossa et uno ci si perde come in mezo a li campi”, scopriremo che Leonardo era stato convocato da Cesare Borgia in missione spionistica, al fine di scovare pettegolezzi circa la vita dissennata di Papa Alessandro VI. E a sua volta, il terribile Sala, era al suo fianco per sorvegliarne le mosse. Dimenticate il Leonardo ascetico, abbracciate questa versione vanesia, dedita alle tinture per i capelli, ai riccioli della barba mentre Alessandro VI, capovolgendo la prospettiva, da pontefice dissennato, viene adesso dipinto come una povera vittima di soprusi e raggiri in una Roma tentacolare, oscura e viziosa come non mai.