Dalla Prima
Qualunque altro sistema era meglio di quello adottato. Avrebbe ugualmente vinto Di Maio: perché è il più visibile e istituzionale, è vicepresidente della Camera, da tempo studia da candidato premier e l’unico suo rivale in popolarità, Di Battista, è dalla sua parte. Ma si sarebbe evitata un’inutile e imbarazzante figuraccia. Che peraltro è destinata a evaporare in pochi giorni, anche perché non ha alcuna conseguenza pratica: il “candidato premier”, con questa legge elettorale, non esiste se non all’interno dei partiti. Ma nei 5Stelle è più importante perché deve scegliere e annunciare prima del voto la squadra degli eventuali ministri. E lì, molto più che nelle primarie, si parrà la loro nobilitate o ignobilitate. Il risultato elettorale dipende da quella squadra. Oltreché dalle Regionali in Sicilia. E anche qui la cronica immaturità grillina ha dato il peggio di sé, sempre per le regole inadeguate. Il Tribunale ha annullato le Regionarie vinte da Cancelleri accogliendo il ricorso di tal Giulivi, escluso perché sottoposto a un procedimento disciplinare (non avrebbe sottoscritto il codice etico) notificato con una email dell’Associazione Rousseau. Posto che ogni forza politica può decidere i criteri che vuole per ammettere o escludere qualcuno dalle sue primarie, dovrebbe usare strumenti un po’ più seri e rispettosi del diritto alla difesa di una email.
Ormai in Sicilia la frittata è fatta (anche qui più per il danno d’immagine che per le effettive conseguenze del giudizio). Ma, se non si cambiano le regole, casi come questo (e quello di Genova) si moltiplicheranno nella selezione dei candidati alle Politiche. Stavolta il M5S dovrebbe portare almeno 250 parlamentari, di cui 150 nuovi di zecca. Davvero si pensa di sceglierli con le solite primarie online, città per città, con i videoprovini e il voto di poche decine di iscritti per ciascuno? O non è meglio un sistema misto che salvi il voto degli iscritti (magari facendoli votare su scala regionale, per evitare scalate di ambienti lobbistici, partitici e malavitosi con poche centinaia di voti), ma lo sottoponga poi al filtro di delegati provinciali che tengano fuori matti, improvvisatori e soprattutto infiltrati? Nel 2013 i 5Stelle erano outsider alla prima esperienza e senz’alcuna speranza di prendere il potere, dunque attiravano al massimo qualche spostato, ma non i mascalzoni. Ora i posti in palio sono quasi il doppio. La prospettiva del governo è meno improbabile. I partiti sono già a caccia di voti per il governissimo dell’inciucio. E il sistema di selezione grillino è troppo noto e permeabile perché qualcuno non ne abbia studiati i punti deboli per infilarci i suoi portatori d’acqua, pronti a cambiare cavallo alla prima chiamata. Basta iscrivere a Rousseau qualche decina di infiltrati da ogni città – un po’ alla volta, senza dare nell’occhio – per avere i clic necessari a far eleggere chi si vuole. E questo, per i 5Stelle, sarebbe molto peggio di una figuraccia: sarebbe il fallimento definitivo. Il tempo per cambiare c’è, ma è poco. L’alternativa, come cantava Jacques Brel, è continuare a invecchiare senza diventare adulti.