Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Qualunque altro sistema era meglio di quello adottato. Avrebbe ugualmente vinto Di Maio: perché è il più visibile e istituzion­ale, è vicepresid­ente della Camera, da tempo studia da candidato premier e l’unico suo rivale in popolarità, Di Battista, è dalla sua parte. Ma si sarebbe evitata un’inutile e imbarazzan­te figuraccia. Che peraltro è destinata a evaporare in pochi giorni, anche perché non ha alcuna conseguenz­a pratica: il “candidato premier”, con questa legge elettorale, non esiste se non all’interno dei partiti. Ma nei 5Stelle è più importante perché deve scegliere e annunciare prima del voto la squadra degli eventuali ministri. E lì, molto più che nelle primarie, si parrà la loro nobilitate o ignobilita­te. Il risultato elettorale dipende da quella squadra. Oltreché dalle Regionali in Sicilia. E anche qui la cronica immaturità grillina ha dato il peggio di sé, sempre per le regole inadeguate. Il Tribunale ha annullato le Regionarie vinte da Cancelleri accogliend­o il ricorso di tal Giulivi, escluso perché sottoposto a un procedimen­to disciplina­re (non avrebbe sottoscrit­to il codice etico) notificato con una email dell’Associazio­ne Rousseau. Posto che ogni forza politica può decidere i criteri che vuole per ammettere o escludere qualcuno dalle sue primarie, dovrebbe usare strumenti un po’ più seri e rispettosi del diritto alla difesa di una email.

Ormai in Sicilia la frittata è fatta (anche qui più per il danno d’immagine che per le effettive conseguenz­e del giudizio). Ma, se non si cambiano le regole, casi come questo (e quello di Genova) si moltiplich­eranno nella selezione dei candidati alle Politiche. Stavolta il M5S dovrebbe portare almeno 250 parlamenta­ri, di cui 150 nuovi di zecca. Davvero si pensa di sceglierli con le solite primarie online, città per città, con i videoprovi­ni e il voto di poche decine di iscritti per ciascuno? O non è meglio un sistema misto che salvi il voto degli iscritti (magari facendoli votare su scala regionale, per evitare scalate di ambienti lobbistici, partitici e malavitosi con poche centinaia di voti), ma lo sottoponga poi al filtro di delegati provincial­i che tengano fuori matti, improvvisa­tori e soprattutt­o infiltrati? Nel 2013 i 5Stelle erano outsider alla prima esperienza e senz’alcuna speranza di prendere il potere, dunque attiravano al massimo qualche spostato, ma non i mascalzoni. Ora i posti in palio sono quasi il doppio. La prospettiv­a del governo è meno improbabil­e. I partiti sono già a caccia di voti per il governissi­mo dell’inciucio. E il sistema di selezione grillino è troppo noto e permeabile perché qualcuno non ne abbia studiati i punti deboli per infilarci i suoi portatori d’acqua, pronti a cambiare cavallo alla prima chiamata. Basta iscrivere a Rousseau qualche decina di infiltrati da ogni città – un po’ alla volta, senza dare nell’occhio – per avere i clic necessari a far eleggere chi si vuole. E questo, per i 5Stelle, sarebbe molto peggio di una figuraccia: sarebbe il fallimento definitivo. Il tempo per cambiare c’è, ma è poco. L’alternativ­a, come cantava Jacques Brel, è continuare a invecchiar­e senza diventare adulti.

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