Da Lenin a Civati, per una sinistra atea e razionalista ma umanista
Il festival agnostico di Senigallia con vari parlamentari e le assonanze con il Rapporto Ilitchev del 1963
Esiste una sinistra atea che non guardi a papa Bergoglio come riferimento ideale per le sue battaglie? Sì, esiste. È piccola, una minoranza della minoranza, ma grazie al Cielo è viva e lotta con noi.
È la sinistra che si ritroverà dal 6 all’8 ottobre a Senigallia, nelle Marche, per il primo Festival Laico Umanista organizzato dall’Uaar, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti per celebrare i trent’anni dell’associazione. Non a caso il titolo del raduno è: “Trent’anni... da non credere”. Nel suo bilancio l’Uaar rivendica varie campagne: per lo sbattezzo e per l’ora alternativa, per i diritti delle persone Lgbtq e per il fine vita. Così a Senigallia arriveranno Monica Cirinnà e Sergio Lo Giudice del Pd, Pippo Civati di Possibile, Mina Welby e Beppino Englaro e finanche Laura Balbo, già ministra del centrosinistra alla fine dello scorso millennio e oggi tra i presidenti onorari dell’Uaar.
IL PROGRAMMA è vasto e prevede laboratori didattici per bambini, pratiche umaniste e cerimonie laiche per gli eventi della vita. Viene in mente il famoso Rapporto Ilitchev del 1963, dal nome del presidente della Commis- sione Ideologica dell’allora Pcus, il partito-Stato dell’Unione Sovietica.
Per ristabilire l’incom patibi lità tra i principi del leninismo e quelli della religione, il Rapporto Ilitchev impartiva un nuovo umanesimo comunista: “Un vero propagandista dell’ateismo non può e non deve rimanere l’uomo che parla soltanto dei torti della religione; è un combattente che tende a liquidare le cause delle disposizioni religiose; deve essere un uomo che porta alla gente il calore del suo grande cuore: un umanista che lotta per le anime”. Ovviamente, la “mobilitazione generale” ha un “obiettivo pregiudiziale: i bambini”. L’educazione atea del bimbo è “il punto più delicato” perché “la scuola gli inculca la concezione scientifica” ma a casa può subire le credenze superstiziose e fanatiche dei genitori e dei nonni.
E nel quadro di un nuovo umanesimo, dice infine il Rapporto, ci deve essere spazio “per un tono più solenne alle nostre feste, in particolare alle nostre cerimonie laiche che si riferiscono agli avvenimenti importanti della vita personale dell’uomo”.