Vatileaks III impallina Becciu, il papa italiano
■Il segnale sono le dichiarazioni dell’ex revisore dei conti Milone. In Vaticano temono che il potere crescente dell’arcivescovo ministro degli Interni abbia scatenato un’altra rivolta in Curia
Col sottofondo di veleni e livori, messaggi in codice e dichiarazioni fragorose (leggi Libero Milone, l’ex Revisore generale dei Conti), Vatileaks III ha una conformazione nebulosa, ma pure un protagonista già in scena, un grosso bersaglio: l’arcivescovo Becciu, che può vantare finanche il titolo di commendatore della Legion d’onore.
Oggi il papa d’Italia è monsignor Angelo Becciu, sardo di Pattada con accento marcato, il Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. Fu nominato nel maggio del 2011 da Joseph Ratzinger, su indicazione di Tarcisio Bertone. Un’epoca fa. Becciu ha resistito all’avvento del pontefice argentino, è sopravvissuto con abilità alla stagione ripudiata di Bertone e col tempo s’è guadagnato la protezione assoluta di papa Francesco. Dopo Jorge Mario Bergoglio, c’è il cardinale Pietro Parolin, il nunzio a cui Francesco ha affidato la Segreteria di Stato e con un taglio più diplomatico e globale del passato. Dopo Parolin, c’è Becciu. Per la politica italiana, c’è soltanto Becciu. Per sorvegliare la Curia, c’è soltanto Becciu. Per sedare le polemiche, c’è soltanto Becciu. Anche per commissariare l’Ordine militare di Malta, quest’anno, Francesco ha delegato l’onnipresente Sostituto. Per incontrare papa Francesco, il premier Paolo Gentiloni va a casa di Becciu e, sempre con Becciu, Palazzo Chigi si confronta sui temi che interessano il Vaticano.
PER PARADOSSO,
la squadra di Francesco – gli innesti in Curia del pontificato – s’è scontrata parecchio con Becciu. E ha perso. Non esiste più. Il cardinale Georg Pell – il ministro dell’Economia travolto da Vatileaks II e allontanato per l’imputazione di pedofilia in Australia – era in pessimi rapporti con il Sostituto per gli Affari Generali. E il controllore di Pell, il laico Milone, ha accusato senza perifrasi Becciu: “Mi disse di lasciare l’incarico. Volevano arrestarmi (c’è una sconosciuta inchiesta vaticana su di lui, ndr)”. Il monsignore ha replicato svelando un dettaglio clamoroso: “Spiava me e altri superiori”.
Il duello tra Becciu e Milone, un manager di caratura internazionale con una carriera di spessore, non è l’epilogo di un sodalizio interrotto con i soliti dissapori, ma il prologo di
un’ennesima stagione di tensioni vaticane: “Spero che escano tutte le carte che mi riguardano. Quando e se si saprà la verità, sarà chiaro che sono innocente al mille per cento. Anzi, non voglio neanche dire innocente, perché non mi devo discolpare. Si vedrà che ho fatto solo il mio lavoro”.
QUANDO
fu accolto, il Vaticano scomodò le fanfare per Milone: “Sarà libero di verificare ogni settore e risponderà solo al Papa”. Con l’addio a Milone e l’arrivederci a Pell, la Santa Sede ha sancito il fallimento dell’opera di bonifica e di trasparenza dei bilanci e Francesco deve ricominciare daccapo. Per il Vaticano le esternazioni di Milone sono il tentativo di screditare Becciu e indebolire Francesco su spinta di una regia esterna alla Santa Sede. Viceversa, l’ex presidente di Deloitte in Italia si difende rovesciando la versione vaticana e rivendica gli sforzi per purificare il sistema finanziario, soprattutto con un codice per gli appalti. Cos’è che lega Vatileaks II a Vatileaks III? I soldi, la gestione e il controllo del denaro, la matrice che ha ispirato la Cosea, la Pontificia commissione sulla struttura economica e amministrativa. Monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, processati per Vatileaks II assieme ai libri di Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, erano segretario e componente di Cosea. Il sostituto Becciu, in un’intensa riunione sull’argomento, spinse per la linea dura: portare Balda&C. in tribunale. Perché il papa d’Italia non perdona.
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